Economia

Intesa Sanpaolo – Ubi Banca, il matrimonio alla prova dei piccoli azionisti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-23

Intesa per ora si è detta non disponibile a trattare sul prezzo, mentre ha in programma la creazione di quattro nuove direzioni regionali con sede negli uffici storici delle banche che hanno dato vita al gruppo Ubi

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L’offerta pubblica di scambio di Intesa Sanpaolo nei confronti di Ubi Banca non ha riscosso il favore dei grandi azionisti ma, fa sapere oggi Il Sole 24 Ore, nel 15% in mano ai risparmiatori c’è un altro ago della bilancia. Ovvero i fondi e i piccoli soci.  Nella conta tra gli azionisti di Ubi chiamati a esprimersi sull’offerta di Intesa Sanpaolo ora si guarda anche a loro.

Tra i fondi c’è lo storico compagno di viaggio dell’ex popolare Silchester International, oggi in cima alla classifica delle quote con il 5,1% e capofila di una nutrita schiera di investitori istituzionali che comprende tutti i maggiori player globali: dal loro fronte, a caldo, è stata colta una reazione positiva all’offerta targata Intesa Sanpaolo, guidata anzitutto dal premio del 28% rispetto ai prezzi di fine settimana scorsa, precedenti al piano presentato da Massiah che già aveva destato una prima corsa agli acquisti nella giornata di lunedì. Di qui all’estate, quando si aprirà la finestra per la consegna delle azioni, è facile prevedere un fiori di pareri sulla congruità dell’offerta formulata da Carlo Messina.

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Intesa Sanpaolo – Ubi Banca: il riassetto (Il Sole 24 Ore, 23 febbraio 2020)

Poi c’è il mondo dei privati. Quelli grandi, per lo più le famiglie bergamasche e bresciane, sono raggruppati nei patti. Il Car – sceso al 17,7% dopo che il 18 febbraio alcune società riconducibili alla famiglia Bosatelli hanno ceduto 1,1 milioni di azioni secondo quanto comunicato ieri – si è già espresso, i patti di Brescia (8,4%) e Bergamo (1,6%), si riuniranno domani. Un rifiuto in blocco a Ca’ de Sass porterebbe vicino al 30% circa il fronte degli oppositori, costringendo dunque Intesa a dover raccogliere almeno il 60% circa del capitale in Ops da poter far valere all’assemblea straordinaria di fusione. Diversamente, il “sì” all’Ops renderebbe più agevole per Intesa ottene re i due terzi dei voti in assemblea, voti che renderebbero quindi automatica la fusione

Intesa per ora si è detta non disponibile a trattare sul prezzo, mentre ha in programma la creazione di quattro nuove direzioni regionali con sede negli uffici storici delle banche che hanno dato vita al gruppo Ubi.

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