Il grande ritorno dell’immunità per ILVA

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-03

La norma prevede un salvacondotto ai nuovi proprietari dell’acciaeria per scelte fatte nel passato e dà loro anche uno scudo mentre attueranno i lavori di ambientalizzazione che si dovrebbero concludere nel 2023

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L’immunità per ILVA, uscita dalla porta del governo qualche giorno fa, rischia di rientrare a brevissimo dalla finestra. ArcelorMittal ha annunciato per il 6 settembre la chiusura del sito di Taranto perché sostiene di non poter gestire l’acciaieria senza l’immunità penale e, fa sapere oggi Giuliano Foschini su Repubblica,  il governo Conte ha pronta una strada per far rientrare la vertenza Ilva.

Il grande ritorno dell’immunità per ILVA

Il Mise fino a qualche tempo fa stava semplicemente valutando la possibilità di richiedere un parere all’Avvocatura dello Stato per tranquillizzare i manager sui margini di operatività alla luce della nuova norma che comunque, ormai, passerà inalterata nel Dl crescita. Su tutto però pende l’incognita della sentenza della Corte costituzionale attesa in autunno. C’è un precedente in Francia, dove Arcelor Mittal chiuse un impianto un anno e mezzo dopo averlo comprato. Ma, spiega Marco Palombi sul Fatto, non c’è solo l’immunità a muovere i fili delle decisioni di AM:  la più grande acciaieria d’Europa attualmente perde un milione al giorno e sarà redditizia solo se potrà tornare a produrre 8-10 milioni di tonnellate l’anno contro le meno di cinque attuali (a questo proposito, risparmiare 8 milioni di stipendio con la Cig per 1.400 persone è almeno non rilevante).

In queste ore i tecnici del Mise sono al lavoro per scrivere una nuova norma che sia politicamente sostenibile per i 5 Stelle, eviti la censura della Corte Costituzionale e allo stesso tempo offra garanzie ad ArcelorMittal. La norma prevede un salvacondotto ai nuovi proprietari dell’acciaeria per scelte fatte nel passato e dà loro anche uno scudo mentre attueranno i lavori di ambientalizzazione che si dovrebbero concludere nel 2023.

Purché però rispettino alla lettera le prescrizioni previste dall’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale. E, soprattutto, che si impegnino a utilizzare le “best pratice” così come previsto dalla legge. ArcelorMittal non sarebbe invece garantita in caso di ritardi sulle opere. E su eventuali ribassi sulle tecnologie da utilizzare.

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Dal video “sei cose che questo governo avrebbe potuto fare su Ilva e non ha fatto” dell’associazione Giustizia per Taranto [via Facebook.com]
La proposta dovrebbe essere presentata dal Mise all’azienda nell’incontro in calendario il 9 luglio prossimo. Al Mise, nel frattempo, pensano comunque a un piano B. Se non dovesse andare in porto l’accordo hanno cominciato a sondare gli altri indiani che parteciparono all’asta, Jindal, ora in Italia dopo aver rilevato lo stabilimento di Piombino. In Toscana però stanno avendo non pochi problemi e l’operazione sarebbe in salita.

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