ILVA, il piano B del governo: scudo penale e cassa integrazione

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-06

Spunta pure l’idea di affidare la gestione ad un «supercommissario» come fu Enrico Bondi, che rimetta a posto i conti, completi il risanamento ambientale e nel frattempo cerchi una cordata disposta a rilevare l’azienda di qui a un anno

article-post

Il governo vuole ancora ArcelorMittal alla guida dell’ex ILVA ed è pronto a offrire lo scudo penale e la cassa integrazione per far cambiare idea alla multinazionale dell’acciaio indiana. Questa mattina alle 11, alla presenza dei ministri dello Sviluppo economico e del Sud Stefano Patuanelli, M5S, e Giuseppe Provenzano, Pd, Giuseppe Conte offrirà a Laksshmi Mittal e Aditya Mittal questa soluzione ma, come sappiamo, il tutto potrebbe non bastare. Spiega La Stampa:

Semplicemente perché lo scudo penale, evaporato lo scorso 23 ottobre dal decreto Salva imprese per volontà di una pattuglia di 5 Stelle irriducibili, non era previsto nel contratto sull’acciaieria ex Ilva. Ma a quel tavolo, oggi, se davvero una trattativa ci sarà, entrambi le parti dovranno essere disponibili a cedere qualcosa. E Conte avrà in mano una doppia offerta: la reintroduzione in forma più temperata e temporanea di una tutela legale, e la possibilità di condividere i costi di un mercato in affanno aiutando l’azienda sul lato dell’occupazione con una possibile cassa integrazione.

Strumento al quale si riferisce implicitamente Patuanelli quando dice che «i cicli produttivi in flessione possono essere accompagnati con mezzi di sostegno, non licenziando le persone». Questi i paletti oltre i quali il divorzio con Arcelor sarà certo e doloroso.

ilva piano b governo
L’ex ILVA in cifre (La Stampa, 6 novembre 2019)

Ma se, come molti nel governo temono, la storia con i franco-indiani è ormai avviata sul viale del tramonto, l’Ilva tornerà nelle mani dello Stato. E nel Pd, dove l’angoscia di trovare una soluzione è al massimo grado, spunta pure l’idea di affidare la gestione ad un «supercommissario» come fu Enrico Bondi, che rimetta a posto i conti, completi il risanamento ambientale e nel frattempo cerchi una cordata disposta a rilevare l’azienda di qui a un anno.

È uno sbocco, ipotizzato da uno dei ministri Dem che stanno gestendo la partita, e non escluso da chi, come il governatore pugliese Michele Emiliano, non vedrebbe male un ritorno alla gestione diretta dello Stato. Fonti del Mise però parlano di un’amministrazione straordinaria affidata, come previsto dalla legge, a tre commissari.

Questo affanno alla ricerca di un piano B è sintomatico di un clima di passione in cui si sta vivendo alla vigilia dell’incontro clou.

Leggi anche: ILVA, cosa c’è dietro lo stop di ArcelorMittal

Potrebbe interessarti anche