ILVA, il decreto sullo scudo penale per ArcelorMittal

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-11-20

Il governo vuole spingere gli indiani a restare in cambio di alcune concessioni. La prima è un decreto per ripristinare lo scudo penale. Ma loro rilanciano con una bad company a partecipazione pubblica

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ArcelorMittal aveva deciso la chiusura dello stabilimento ILVA di Taranto da sei mesi. E aveva posto in atto una serie di decisioni economiche, dal rallentamento degli acquisti alle mancate manutenzioni, per liberarsi dell’area industriale prima dell’abolizione dello scudo penale che ha offerto agli indiani la possibilità di muoversi contestando il contratto di acquisto. Questo emerge dalle prime indagini   del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dei pm Stefano Civardi e Mauro Clerici, dove si ipotizzano reati di false comunicazioni sociali, distrazione dei beni fallimentari e omissione dei redditi.

ILVA, il governo prova a dialogare con ArcelorMittal

Scrive oggi Repubblica che nell’inchiesta sono però ipotizzati anche una serie di possibili reati societari e fiscali: è un fatto che Mittal comprasse materie prime da una società del gruppo, con sede in Olanda, probabilmente per assicurarsi vantaggi di natura fiscale. Ma sono da valutare anche le politiche dei prezzi, perché il sospetto — esplicitato anche dal Governo, con un’intervista del ministro Francesco Boccia — è che siano superiori a quelli del mercato. Mentre a prezzi più bassi sarebbe stato venduto il prodotto finito, anche in questo caso attraverso una società del gruppo con sede in Lussemburgo. Se il meccanismo fosse provato dagli atti sequestrati, si capirebbe il motivo per cui Ilva perde due milioni al giorno.

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ILVA, le prove di dialogo tra governo e ArcelorMittal (La Repubblica, 20 novembre 2019)

Ma mentre la magistratura è al lavoro, anche il governo sta cercando di trovare un punto d’incontro con ArcelorMittal. Ovvero vuole spingere gli indiani a restare in cambio di alcune concessioni. La prima è un decreto per ripristinare lo scudo penale, tenendo ben presente che l’esecutivo troverebbe poi molti problemi a convertirlo in legge vista l’opposizione del MoVimento 5 Stelle e ben sapendo che un voto “bipartizan” come quello sulla TAV che escludesse il M5S e comprendesse invece il centrodestra con la Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia metterebbe in evidente pericolo la stabilità del Conte BIS.

ILVA, un decreto per lo scudo penale se ArcelorMittal resta

Repubblica scrive oggi in un articolo a firma di Tommaso Ciriaco e Marco Patucchi che tra azienda e governo non c’è intesa su chi deve fare la prima mossa:

Ma tra tre giorni, a palazzo Chigi, per riaprire la partita dell’Ilva servirà un patto iniziale: lo scudo penale reintrodotto dal governo in cambio della revoca del recesso dal contratto da parte della multinazionale indoeuropea. Il dilemma da risolvere nelle prossime ore è su chi dovrà fare il primo passo. Informalmente Conte ha già comunicato ai Mittal che spetterebbe a loro: «Appena vi rivolgerete al Tribunale per annullare la procedura, noi convocheremo il Consiglio dei ministri per approvare il decreto sullo scudo».

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I numeri dell’acciaio (La Repubblica, 18 novembre 2019)

Posizione diametralmente opposta a quella di ArcelorMittal, scettica peraltro per le inevitabili fibrillazioni che lo scudo scatenerà nel M5S. Il gioco del cerino potrebbe andare avanti fino al 27 di novembre, ultima data utile per la retromarcia, ma se l’azienda si convincesse prima di giovedì, l’esecutivo potrebbe muoversi nel Consiglio già convocato per la sera. Ancora più praticabile una mossa quasi “contestuale” nell’appuntamento del giorno successivo.

Ma quello dello scudo penale potrebbe essere soltanto un primo passo. Perché secondo il Sole 24 Ore in due colloqui con Patuanelli e Gualtieri  la multinazionale avrebbe posto come punto fondamentale del negoziato la partecipazione pubblica (di minoranza, come quota di “presidio”) in una newco dalla quale separare una parte dei lavoratori, che nella proposta dell’azienda dovrebbe passare sotto la gestione dell’amministrazione straordinaria. Una sorta di “bad company”.

Non a caso al vaglio del ministero del Lavoro c’è un emendamento alla legge di bilancio per l’istituzione di un Fondo per i lavoratori Ilva che sono già oggi in amministrazione straordinaria. Un veicolo che potrebbe in futuro evitare esuberi strutturali. L’ipotesi newco prospettata da ArcelorMittal parte da un coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti, che però richiederebbe tempi particolarmente lunghi per la due diligence necessaria a deliberare l’ingresso. Più rapido sarebbe un investimento diretto da parte del ministero dell’Economia, modello gruppo Psa in Francia, senza necessariamente passare da un nuovo veicolo. Lo schema non è ancora definito e dovrebbe comunque passare il complicato vaglio europeo sugli aiuti di Stato, ma è indubbio un maggiore protagonismo di Gualtieri sul dossier, sempre in coordinamento con Palazzo Chigi.

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