Il terzo uomo tra M5S, Lega e PD

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-04-10

La carta nascosta del Quirinale per superare lo stallo messicano. O la proposta di mediazione che non si può rifiutare. Oppure la figura istituzionale già votata trasversalmente. I nomi e le ipotesi per superare il dualismo Salvini-Di Maio

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I nomi sono quelli di Raffaele Cantone, Giovanni Maria Flick, Giancarlo Giorgetti. Oppure Elisabetta Alberta Casellati e Roberto Fico. Più su, fino ad Antonio TajaniMario Draghi. Circolano sui giornali più che nelle classiche segrete stanze, e sono le personalità che potrebbero diventare presidente del Consiglio se la fase di stallo messicano tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio dovesse risolversi in un nulla di fatto.

Il terzo uomo tra Salvini e Di Maio

I nomi dei presidenti delle camere sono quelli classici che escono in una situazione del genere; Casellati e Fico hanno anche il vantaggio di essere stati già votati da una maggioranza trasversale composta da centrodestra (con alcune defezioni) e MoVimento 5 Stelle: la stessa maggioranza che oggi il M5S ha disconosciuto per la formazione del nuovo governo, però, e non si capisce come si possa superare un veto del genere se non chiamando in causa il nome di Fico, che però dovrebbe essere disponibile per un’operazione del genere.

roberto fico maria elisabetta casellati

Altrimenti si parla di Giovanni Maria Flick, chiamato ripetutamente in causa dai retroscena dei giornali nei giorni scorsi e oggi in un articolo di Goffredo De Marchis su Repubblica: l’ex guardasigilli del governo Prodi poi presidente della Corte Costituzionale si è avvicinato molto ai 5 Stelle ultimamente e per questo potrebbe essere un nome potabile per un’eventuale maggioranza che vada dal M5S al Partito Democratico. Ma nei suoi confronti dovrebbe comunque cadere la pregiudiziale di Di Maio, che in molte interviste ha sottolineato che a Palazzo Chigi dovrebbe andare “un uomo votato dal popolo” (qualunque cosa ciò voglia dire).

La partita del Quirinale

Un altro nome spendibile potrebbe essere quello di Giancarlo Giorgetti, già uscito nei giorni scorsi come il personaggio di mediazione che poteva mettere d’accordo Lega e MoVimento 5 Stelle. Lo stesso Giorgetti ha rivelato da Lucia Annunziata domenica di essere stato delegato da Matteo Salvini a comparire nelle occasioni pubbliche per parlare a nome della Lega. Potrebbe anche essere l’uomo giusto per una mediazione con il PD, che però è stato fuori dal discorso delle alleanze proprio da Salvini.

giancarlo giorgetti
Giancarlo Giorgetti

E allora la caccia all’uomo potrebbe spostarsi dalle parti dell’Autorità Anticorruzione: Raffaele Cantone è un altro di quei nomi che non sarebbe sgradito al MoVimento 5 Stelle e potrebbe costituire l’uomo su cui costruire la mediazione che porterebbe al governissimo del Quirinale, che sarebbe un’ipotesi non sgradita anche per Matteo Renzi. Anche qui però mancherebbe la legittimazione democratica e dovrebbe cadere per lo meno il veto del M5S per poter andare avanti su questa strada.

Le ipotesi “europee”

Infine ci sono le ipotesi europee in campo e sono le più fantasiose. Antonio Tajani, candidato con insuccesso negli ultimi giorni di campagna elettorale da Forza Italia a Palazzo Chigi, rappresenterebbe una vittoria personale per Silvio Berlusconi e una sconfitta per Matteo Salvini, che già durante la corsa alle urne lo aveva bollato come un uomo di Bruxelles a cui la Lega non guardava certo con favore. Anzi, lo aveva utilizzato come spauracchio proprio per convincere l’elettorato a votare Lega invece di Forza Italia.

super mario draghi

Super Mario Draghi invece  è stato già molto evocato. Ieri a rilanciarlo è stato l’ex parlamentare e consigliere di amministrazione della Rai Giancarlo Mazzuca sul Giornale. Il capo della BCE sarebbe il garante dei nostri conti sui mercati nel momento in cui la situazione finisse nel mirino della speculazione. Ma proprio perché il suo incarico a Francoforte non si è ancora concluso e per la somiglianza con l’operazione Monti varata a suo tempo da Napolitano pare davvero difficile che possa avverarsi oggi l’ipotesi di un approdo a Palazzo Chigi per il banchiere centrale del bazooka. Anche perché ad oggi non ci sono le condizioni (che dovrebbero essere drammatiche) affinché la politica opti per un passo indietro. Oggi no. Domani, chissà.

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