Il Covid al tempo di Fred Flintstone

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2020-05-18

In questi tempi di pandemia uno si chiede come reagivano ai contagi le popolazioni della caverne. Poi uno ci pensa bene e capisce che i cavernicoli erano (quasi) sani come pesci. I  nostri antenati sicuramente avranno avuto parassiti, come pulci e vermi. Le punture di insetti, i morsi di animali, la lavorazione e il consumo …

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In questi tempi di pandemia uno si chiede come reagivano ai contagi le popolazioni della caverne. Poi uno ci pensa bene e capisce che i cavernicoli erano (quasi) sani come pesci. I  nostri antenati sicuramente avranno avuto parassiti, come pulci e vermi. Le punture di insetti, i morsi di animali, la lavorazione e il consumo di cibo contaminato sono stati all’origine di malattie come tubercolosi, leptospirosi, e tetano. Gli ominidi cacciatori-raccoglitori, erò, vivevano in gruppi piccoli, isolati e in continuo movimento e ciò non consentiva a virus come lo sono il morbillo o il vaiolo, di
diventare parassiti stabili. E’ stato dimostrato con modelli matematici che per i virus, esiste una soglia numerica di popolazione, che è sempre dell’ordine di alcune migliaia di individui, al di sotto della quale l’agente infettivo stermina tutti gli ospiti prima che alcuni riescano a reagire immunologicamente, sopravvivendo. Di conseguenza non riesce a diffondersi e, quindi, si estingue. Orbene, le bande di cacciatori raccoglitori non superavano i 100-150 individui. Per quanto riguarda i virus, quindi i nostri antenati cacciatori-raccoglitori potevano ospitare solo virus che avessero dato luogo a infezioni croniche, in grado di persistere, dando luogo a malattie clinicamente lievi, o rimanere inerti per decenni.

regioni rischiano di chiudere
La sorveglianza integrata di COVID-19 (Corriere della Sera, 17 maggio 2020)

Fino a 6-5 mila anni A.C. la prateria umida e fredda dell’Eurasia ospitava mandrie di mammut e rinoceronti vellosi, cavalli, bisonti e renne. Poi, a causa di repentini cambiamenti climatici, i grossi pachidermi scomparirono. Lla salute delle popolazioni umane, con il cambiamento climatico, peggiorò, Nel corso del Mesolitico, l’homo sapiens, proprio per adattarsi alle nuove situazioni climatiche, divenne agricoltore. La transizione all’agricoltura e l’addomesticamento e allevamento degli animali esposero l’uomo a nuovi agenti infettivi. Infatti gli insediamenti umani costituirono una nuova nicchia ecologica per i virud. Il rapido aumento delle dimensioni e della densità delle popolazioni, il carattere sedentario delle attività produttive, la domesticazione degli animali, l’impatto della coltivazione sugli ecosistemi e l’affermarsi delle disuguaglianze sociali ed economiche incrementarono i rischi sanitari dovuti alle malattie infettive. Inizialmente, l’agricoltura di sussistenza peggiorò le condizioni sanitarie. I primi coltivatori si nutrirono in modo meno sano e furono più esposti alle malattie infettive rispetto ai cacciatori-raccoglitori. I primi insediamenti umani erano circondati da rifiuti ed escrementi, con roditori e insetti che mettevano continuamente in circolazione gli agenti infettivi. Inoltre, decine di malattie passano dagli animali domestici alle popolazioni europee a partire dal 6000 a.C. Con la divisione del lavoro fanno la loro comparsa le malattie professionali, come la silicosi nei minatori e tagliatori di pietre o il saturnismo dei vasai. Perfino le carie sembrano siano nate con il passaggio dalla caccia all’agricoltura. I nostri lontani antenati cavernicoli erano molto più sani degli antenati agricoltori e forse anche di noi. Durante il Paleolitico l’uomo inoltre era più alto e possente di oggi, le dimensioni corporee si sono via via ridotte alla fine dell’era glaciale. Lo testimoniano i resti fossili, le armi e gli utensili. L’uomo di Cro-Magnon era più alto di 190 centimetri. Le ossa delle braccia di questi ominidi erano molto sviluppate con una diversa strutturazione delle scapole, in grado di conferirgli una enorme potenza muscolare. Gli uomini di Neanderthal erano individui dalla corporatura grossa e incredibilmente forti soprattutto nella parte superiore del corpo. Alcuni resti di Homo Heidelbergenses, indicano che questi ominidi avevano un’altezza media sueriore a due metri. Secondo alcuni studi le ridotte dimensioni dell’uomo moderno e le epidemie sarebbero tutte dovute al passaggio dalla caccia all’agricoltura. Cioè, nonostante quello che pensino i vegani, l’organismo umano è decisamente più predisposto alla caccia che all’agricoltura.

Da quando è stata introdotta l’agricoltura, l’uomo ha dovuro convivere con le pestilenze: la peste di Atene, la peste nera descritta dal Boccaccio, la peste descritta da Manzoni. Adesso le cose stano cambiando. La globalizzazione ha fortemente velocizzato la diffusione di un contagio ma l”umanità sta iniziando ad adottare strategie non solo passive come il distanziamento sociale e la quarantena. Ad esempio nel 1969 ci fu la pandemia della spaziale. Partì nel 1968 in Cina e raggiunse l’Italia dopo un anno e mezzo. La reazione fu solo quella di evitare assembramenti e di portare mascherine. Adesso il Covid19 è nato a Dicembre 2019 in Cina. E’ arrivato in Italia a Marzo 2020. L’abbiamo combattuto anche evitando assembramenti e portando mascherine ma siamo stati capaci di individuare velocemente percorsi farmacologici efficienti e studiare vaccini che dovrebbero essere commercializzati a fine 2020. Non siamo riusciti ad evitare nuove pandemie ma anche la reazione umana sta diventando sempre più pronta. Non è fantascientifico prevedere che fra pochi secoli l’uomo moderno avrà debellato completamente le malattie infettive. Sull’Enterprise, il Comandante Kirk non solo non avrà mai un’influenza ma non saprà neanche cosa siano le carie ai denti o un raffreddore. L’uono, dopo una parentesi lunga circa 10 mila anni, riguadegnerà , finalmente, la salute di ferro del suo trisavolo cavernicolo.

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