I dipendenti dell’IKEA che rubavano i mobili

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-02-13

Trenta coworker sono stati sospesi con l’accusa di aver cambiato i cartellini dei prezzi della merce prima di passare alle casse automatiche

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Trenta dipendenti del punto vendita IKEA di Corsico, alle porte di Milano, sono stati sospesi dal servizio e allontanati dallo store dopo aver ricevuto negli ultimi tre giorni una lettera di avvio di procedimento disciplinare per colpa grave.  I dipendenti sospesi hanno 5 giorni di tempo per rispondere alle contestazioni disciplinari.  Sono accusati di aver fatto sparire della merce o di averla fatta uscire dal negozio dopo aver sostituito il cartellino del prezzo.

I dipendenti dell’IKEA che rubavano i mobili

Lo store di Corsico di IKEA ha poco più di 350 dipendenti tra magazzinieri, cassieri e addetti alle vendite. È finito sui giornali negli anni scorsi per il licenziamento di Marica Ricutti, madre lavoratrice, che scatenò nei confronti del gigante svedese una protesta social di ampie proporzioni, anche se alla fine il giudice del lavoro diede ragione a IKEA.

I dipendenti sono stati immediatamente sospesi dal servizio e subito allontanati dallo store dopo aver recuperato i loro effetti personali. E che ora hanno cinque giorni di tempo per rispondere alle contestazioni disciplinari. Per il momento Ikea si affida auna nota di poche righe che conferma le trenta sospensioni: «Un’indagine interna ha svelato il grave comportamento di alcuni coworker dello store di Corsico volto a danneggiare le risorse aziendali. Ikea sta prendendo i provvedimenti necessari per proteggere i propri co-worker e il proprio brand».

I sindacati, per il momento, mantengono una linea discreta e silenziosa. Segno, così si dice tra i lavoratori, che le accuse sarebbero note e precise. Spiega oggi il Corriere della Sera:

Gli «investigatori» interni hanno incrociato filmati delle telecamere, dati sui prodotti in stock e la documentazione fiscale delle vendite. In particolare delle casse self-service dove spesso erano gli stessi dipendenti a«passare» gli oggetti prima di portarli all’esterno ad amici o parenti.

Non è chiaro il giro d ’affari della presunta «truffa», ma sarebbero stati documentati ammanchi considerevoli. Una «banda», quindi, con compiti precisi e ben organizzata. Anche se non a tutti i dipendenti è stata contestata la stessa gravità di condotta.

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