Come il licenziamento di Marica Ricutti si sta ritorcendo contro IKEA

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-11-28

L’azienda ha cacciato una madre con un figlio disabile perché non poteva adeguarsi ai turni di lavoro. E la pagina fan si riempie di commenti che urlano vergogna

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Ikea licenzia in tronco una lavoratrice, madre separata con due figli di cui uno disabile, perché non può cominciare a lavorare alle 7 del mattino. In solidarietà con la donna, Marica Ricutti, 39 anni, i colleghi di Corsico hanno scioperato oggi per due ore e hanno deciso per il 5 dicembre un presidio davanti al luogo di lavoro. La donna aveva accettato il cambiamento di reparto nel punto vendita alle porte di Milano, chiedendo che il gruppo svedese le andasse incontro per gli orari.

Marica Ricutti: la madre licenziata da IKEA

All’inizio Ikea avrebbe dato l’assenso ma poi l’atteggiamento sarebbe cambiato. A Marica è stato contestato l’orario che faceva prima (con inizio alle 9 di mattina) e che aveva adottato nel nuovo reparto. La settimana scorsa è arrivato il licenziamento in tronco essendo venuto meno il rapporto di fiducia con la lavoratrice (che ha l’articolo 18) in due occasioni nelle quali la donna si è presentata al lavoro in orari diversi da quello previsto. “Ikea dà un segnale a tutti: se non rispetti gli orari, te ne vai” sintetizza il segretario milanese della Filcams Cgil, Marco Beretta.
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“In merito alla situazione di Marica Ricutti, Ikea Italia comunica che sta svolgendo tutti gli approfondimenti utili a chiarire compiutamente gli sviluppi della vicenda”, afferma l’azienda in una nota. Ikea “vuole valutare al meglio tutti i particolari e le dinamiche relative alla lavoratrice oggetto della vicenda. Solo dopo aver completato questa analisi” l’azienda “commenterà le decisioni prese e le ragioni che ne sono alla base”, conclude il comunicato di Ikea Italia. La vicenda riguarda il licenziamento di una dipendente, madre anche di un bambino disabile, per non aver rispettato i turni dei nuovi reparti ai quali era stata assegnata.

Il licenziamento e le ritorsioni

La vicenda ha portato all’unanime solidarietà del mondo politico: a criticare la decisione di IKEA sono state la viceministra allo Sviluppo Economico Teresa Bellanova e la segretaria della CISL Anna Maria Furlan: “E’ una vicenda che mortifica tutte le donne madri. Ikea deve tornare sui propri passi e rispettare le norme che tutelano le lavoratrici madri. Con la contrattazione si possono affrontare le questioni che riguardano la tutela della maternità, ma occorre buon senso e corrette relazioni sindacali. Il rispetto per le donne passa anche attraverso il riconoscimento del lavoro di cura e di assistenza ai propri familiari, soprattutto quando si tratta di persone deboli e non autosufficienti”.
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Ma sono le centinaia di commenti negativi nei post della pagina fan di IKEA che dovrebbero preoccupare di più l’azienda: “Se non riassumete la mamma che avete licenziato a Corsico IO NON COMPRERO’ PIÙ NULLA A IKEA !! fate tanti i moralisti e gli ” impegnati ” e poi licenziate una mamma di un disabile perché non può venire al lavoro alle 7 ????”, scrive Alessandro; “possibile che in un’azienda del genere non si possa trovare un accordo con una madre che lavora per vivere e che sicuramente ha già abbastanza problemi senza che glieli crei di nuovi il datore di lavoro?”, aggiunge Massimo; “Vergogna per la lavoratrice di Corsico che avete licenziato perché doveva sottoporre suo figlio di 5 anni ad una terapia e non poteva rispettare i nuovi turni”, dice Enzo. E intanto la moderazione della pagina risponde soltanto a chi chiede chiarimenti sui prodotti e sulle promozioni. L’imbarazzo è palpabile.

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