Politica
Ignazio Marino, Mafia Capitale e il PD in agonia mortale
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-07-21
L’ex sindaco cacciato via notaio parla della sentenza, del Partito Democratico e di Renzi: “Ha letto il mio libro? Perché, legge?”
Sulla Stampa di oggi Ignazio Marino, intervistato da Giuseppe Salvaggiulo, parla della sentenza su Mafia Capitale e della sua ormai famigerata defenestrazione via notaio su decisione del Partito Democratico, che ha portato il PD al disastro elettorale del 2016. Marino inizia sfottendo il senatore Stefano Esposito, dimenticabile assessore ai trasporti della sua Giunta:
Gotor, molto vicino a Bersani, ha detto che Mafia Capitale servì a Renzi per liquidare Marino. Il renziano Esposito gli ha risposto che non è vero.
«Non ho sufficiente intelligenza per commentare le parole di un senatore, per di più con curriculum studiorum come quello di Esposito».
Esposito possiede un diploma all’istituto magistrale. Poi Marino passa a ricordare cosa successe dopo la prima ordinanza di Mafia Capitale:
Eppure dopo i primi arresti la sua posizione si era rafforzata.
«Sembrava che il Pd volesse affidarmi la rigenerazione del partito. Poi Renzi si rivolse a Orfini, che gli garantiva totale asservimento». Perché, secondo lei? «Il mio bisturi sarebbe stato incisivo».
Che cosa hanno in comune Renzi e Orfini?
«Sono due professionisti della politica, nel senso deteriore».
Che cosa è successo dopo?
«Nemmeno una riga del rapporto Barca, secondo cui 27 circoli del Pd romano su 108 sono “dannosi” e da chiudere, è stato realizzato. Gli attuali dirigenti del Pd hanno voluto impadronirsi del partito piuttosto che riqualificarlo. A costo di consegnare la Capitale alla destra trasfigurata all’ombra dei Cinquestelle».
E in effetti in occasione della vittoria di Andrea Casu nella corsa a segretario del PD Roma il circolo PD Borghesana Finocchio, che nella relazione Barca veniva messo tra quelli del tipo “Potere per il potere” ovvero quei circoli dove “gli interessi particolari prevalgono, sovrastano o annullano gli interessi generali dei cittadini del territorio di responsabilità”, che era “il partito è dannoso perché blocca il confronto sui contenuti, premia la fedeltà di filiera, emargina gli innovatori”, non solo è aperto ma ha anche dato la maggior parte dei voti alla mozione Casu e alle due liste “Eccoci!” e “Avanti!” (appoggiate da Orfini e Renzi).
Infine, Marino fa a pezzi Renzi e Gentiloni e si dichiara vicino a Pisapia e Bersani:
Prodi pare aver portato le sue tende fuori dal Pd. Le sue dove sono piantate?
«Nella sinistra e nella democrazia, dunque lontanissime dal Pd di Renzi. Soffro per l’agonia a cui è sottoposto il partito che ho contribuito a fondare. Oggi mi sembra difficile dire che il Pd renziano esista ancora».
Che pensa di quello che si muove fuori dal Pd?
«Comprendo e apprezzo gli sforzi di Pisapia, Speranza, Bersani e D’Alema, come gli interventi di Prodi e Letta».
Lei ci sarà?
«C’e’ un tempo per ogni cosa, se sarà richiesto il mio contributo ci penserò».
E Renzi? Leggerà il suo libro?
«Perché, Renzi legge?».
Non intendevo questo. Lei leggerà il libro di Renzi?
«Per restare a Firenze, preferisco Dante».
Che pensa del fatto che Gentiloni, da lei sconfitto alle primarie romane, oggi sia premier?
«Nel Pd renziano arrivare terzi conviene».