«Ho preso il virus sulla Metro B»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-08-24

L’autista della rimessa di Portonaccio scopertosi positivo e ricoverato dice che non è andato in vacanza nei giorni precedenti il test ma di aver preso gli autobus e guidato la metropolitana lungo la direttrice Tiburtina, dove le distanze di sicurezza, negli orari di punta, visto la frequenza ridotta delle corse sulla linea B, difficilmente vengono rispettate

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Un autista dell’Atac in servizio alla rimessa di Portonaccio è risultato positivo ed è attualmente ricoverato da quattro giorni al Covid-hospital di Casalpalocco. Ha iniziato le terapie, piano piano inizia a respirare meglio ma dovrà affrontare un lungo periodo di cure e isolamento.

«Ho preso il virus sulla Metro B»

Nel frattempo 47 addetti dell’azienda dei trasporti pubblici di Roma sono finiti in quarantena in attesa dei risultati del test del tampone. L’alert era scattato venerdì, quando il direttore del Personale, Cristiano Ceresatto, ha firmato una direttiva spedita a tutti i depositi. La circolare contiene «misure urgenti di contenimento e gestione dell’emergenza Covid-19» e chiede ai lavoratori di rientro dalle vacanze in Grecia, Spagna, Croazia e Malta di non tornare in servizio prima di avere ricevuto il risultato del tampone. «È fatto assoluto divieto di presentarsi sul posto di lavoro», si legge nel documento. Solo dopo avere trasmesso «evidenza del tampone effettuato, con esito negativo, sarà il medico competente aziendale ad autorizzare la ripresa del servizio».

L’autista però, nel frattempo raggiunto dal Messaggero che ne parla in un articolo a firma di Alessia Marani, ha risposto alle domande degli operatori del Servizio di igiene pubblica della sua Asl di residenza, quella competente per Roma Sud-Est, incaricata dell’indagine epidemiologica e del contact tracing, ricostruendo i suoi movimenti nei giorni dell’incubazione. Dai quali si evince che l’uomo non ha tenuto comportamenti a rischio e non è stato in vacanza.

«Nessuna vacanza, non frequento locali, né feste», ha assicurato l’autista che, anzi, ha raccontato di avere portato gli autobus fino a tutto il turno della mattina di Ferragosto e di essersi cominciato a sentire male poco dopo il rientro a casa. «No,non sono andato al Billionaire», ha avuto la forza di ironizzare con amici e sanitari. Che cosa è successo allora? Il conducente, nella sua relazione dei fatti, è stato chiaro: «Negli ultimi giorni ho lavorato, non ero in ferie e quando tornavo dal servizio andavo in campagna, all’orto, da solo. Non saprei». E ha ricostruito anche i suoi spostamenti, casa-lavoro-campagna, prima di ammalarsi, anche quelli in metropolitana per andare e tornare dal deposito del Portonaccio dove, all’indomani del suo caso, sono stati messi in quarantena 47 lavoratori in attesa dell’esito dei tamponi.

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Coronavirus: come ci si ammala (La Repubblica, 4 marzo 2020)

Gli spostamenti avvenivano spesso «in vagoni affollatissimi della Metro B». Insomma, il driver della municipalizzata capitolina per i trasporti potrebbe essere rimasto contagiato dal virus che ha circolato sui bus da lui condotti o sui convogli della metro, lungo la direttrice Tiburtina, dove le distanze di sicurezza, negli orari di punta, visto la frequenza ridotta delle corse sulla linea B, difficilmente vengono rispettate.

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I laboratori COVID-19 nel Lazio in tilt

Intanto ieri nel Lazio si sono registrati 184 contagiati e un decesso. Dei nuovi casi il 60% è collegato a rientri dalle vacanze, diminuiscono (35%) quelli con link dalla Sardegna. Rispetto al giorno  precedente (215 i positivi) c’è stata, dunque, una diminuzione, fatto che fa tirare un sospiro di sollievo soprattutto visto il numero record di tamponi effettuati nelle 24 ore. Nella Asl Roma 1 sono 25 i nuovi casi, 18 sono di rientro con link da Sardegna. Sei i casi individuati con link familiari. Nella Asl Roma 2 sono 75 i nuovi positivi, di cui 36 sono di rientro, 6 con link da Sardegna, 4 da Spagna, 1 da Puglia, 1 da Ucraina e 1 da Romania. Per altri 23casi di rientro c’è l’indagine epidemiologica in corso. Sei i casi individuati dai medici di medicina generale. Nella Asl Roma 3 sono 14 i casi e tra questi 13 sono di rientro con link da Sardegna e una donna dalla Grecia. Nella Asl Roma 4 sono 11 i casi, di cui 1 di rientro da Romania e 10 sono contatti di positivi già noti e isolati. Nella Asl Roma 5 sono 12 i nuovi malati, 2 di rientro, 1 caso con link da Sardegna e 1 da Toscana. Cinque i casi contatti di casi già noti e isolati. Nella Asl Roma 6 sono 12 i nuovi casi, di cui 8 di rientro, 7 con link da Sardegna e uno da Corfù (Grecia). Due i casi contatti di casi già noti e isolati e un caso individuato in fase di pre-ospedalizzazione. Nelle province si registrano 35 casi e zero decessi.

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Coronavirus Lazio: i numeri del 23 agosto (Il Messaggero, 24 agosto 2020)

Ma intanto il Messaggero racconta che i risultati dei tamponi faticano ad arrivare proprio a causa dell’ingolfamento dei test:

C’è chi dopo quattro giorni senza il referto del tampone, è tornato al drive in. Violando la quarantena, di prepotenza. E se l’è presa coi medici che lavorano anche di notte, ore e ore di turno senza nemmeno il tempo di bere un bicchiere d’acqua o di prendere un caffè. «Un comportamento pericoloso, perché chi torna e non sa ancora se è positivo o negativo, rischia di esporre tutti gli altri al rischio contagio», avverte Enrico Di Rosa, il direttore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) della Asl Roma 1, dopo l’ennesima domenica passata al drive-in del Santa Maria della Pietà, il parco dell’ex manicomio trasformato in piazzola sanitaria per i vacanzieri di ritorno da Grecia, Spagna, Malta e Croazia. E Sardegna.

Chi non fa il tampone rapido in aeroporto (quasi il 40% dei passeggeri, secondo i dati dell’Uscar, l’unità speciale dei test) o evita di sottoporsi alle analisi al porto di Civitavecchia dopo aver lasciato il traghetto (solo in 600 su 3mila sbarcati si sono messi in coda il primo giorno), deve presentarsi entro 48 ore in uno dei 19 drive-in allestiti dalla  Regione, 8 solo a Roma città. Tocca pazientare in coda, come avviene ai caselli autostradali durante esodi e contro-esodi estivi. Tempo qualche ora, si arriva davanti all’infermiere e si procede col tampone naso-faringeo. Poi bisogna aspettare i risultati.

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