L’innocente confusione di Greta Thunberg si può perdonare, quella degli adulti no

di Elio Truzzolillo

Pubblicato il 2019-03-18

A quanto pare ci siamo tutti trovati a parlare di Greta Thunberg, l’eroina ecologista svedese che salta la scuola per attirare l’attenzione del mondo sul riscaldamento globale. Greta è stata capace di suscitare entusiasmo e ispirare manifestazioni di milioni di giovani e meno giovani in migliaia di città ai quattro angoli del pianeta. Una premessa: …

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A quanto pare ci siamo tutti trovati a parlare di Greta Thunberg, l’eroina ecologista svedese che salta la scuola per attirare l’attenzione del mondo sul riscaldamento globale. Greta è stata capace di suscitare entusiasmo e ispirare manifestazioni di milioni di giovani e meno giovani in migliaia di città ai quattro angoli del pianeta.

Una premessa: le ricostruzioni complottiste all’Alberto Bagnai su chi ci sia dietro non mi interessano (non cambia molto se collaborano con lei una, dieci o cento associazioni ecologiste). Allo stesso modo non m’interessa commentare le sciocche dichiarazioni di Rita Pavone o della giornalista Maria Giovanna Maglie che vorrebbe investirla in auto. Ci sono persone che credono che per apparire intelligenti sia necessario fare provocazioni “forti”, ma che alla resa dei conti sono solo capaci di provocazioni stupide. Lasciamo anche stare gli haters pronti a cogliere in fallo la giovane Greta se solo tocca un pezzo di plastica o i “credenti” che la vedono come una novella Giovanna d’Arco che salverà il mondo per mandato divino. Tutto questo lo relegherei a rumore di fondo, inevitabile quando un tema diventa virale.

rita pavone greta thunberg asperger - 10

Parliamo di cose serie o almeno proviamoci. Se una persona (una ragazza in questo caso) diventa estremamente popolare, quello che dice e che pensa deve essere necessariamente oggetto di riflessioni, non basta avere un obiettivo finale nobile e condivisibile. È una forma di rispetto nei suoi confronti. A maggior ragione quello dice e che pensa deve essere oggetto di riflessioni se un certo messaggio è sposato acriticamente dagli adulti, ai quali l’indulgenza che si è naturalmente portati ad avere con i giovanissimi non può essere applicata. Anzi, pare proprio che Greta, nella sua innocenza, abbia mutuato un certo ambientalismo un po’ cialtrone da alcuni adulti. Certo, Greta è facile da amare, suscita tenerezza, non ci informa, non ci mette davanti a scelte dolorose e costose, chiede solo un’adesione generica a un paio di slogan vuoti e ci culla nella consolante illusione che la colpa sia “degli altri” (governi, multinazionali, petrolieri senza cuore, neo liberismo avido, ecc.) e non, prima di tutto, del semplice fatto che siamo 7,5 miliardi di persone in crescita. Signori, lo vogliamo dire che il surriscaldamento globale è essenzialmente un problema demografico e non di avidità? Toglie troppo romanticismo alla questione non avere dei nemici brutti e cattivi? Il problema non è Greta (che fa simpatia anche a uno “stronzo” senza cuore come me) ma di quelli che la invitano nei consessi internazionali per farla parlare come se fosse un relatore e poi si sperticano le mani dagli applausi trattandola da guru, caricandola di un ruolo più grande di lei. Greta, purtroppo, diventa uno stratagemma psicologico che usiamo per sentirci più buoni e dare la colpa a qualcun altro. Il classico stratagemma del populismo che tanto spesso condanniamo. Si potrà obiettare che il fare le pulci a ciò che dice è sciocco, in fondo il suo compito è solo quello di smuovere le coscienze e creare un po’ di entusiasmo. Su questa legittima obiezione vorrei tornare alla fine. Per adesso vediamo alcuni punti del suo messaggio a partire da alcune sue dichiarazioni e dal manifesto “Friday for future” da lei redatto, un mix di banalità talmente generiche da non poter non essere condivise e molta confusione.

1) Riprendendo una sciocca semplificazione che va tanto di moda tra gli adulti, per Greta siamo di fronte ad una sacra battaglia tra popolo buono vs governi e multinazionali cattivi, che per pura avidità di profitto si divertono a inquinare il mondo. Non può esserci nulla di più sbagliato. Come fa notare Francesco Costa in questo ottimo articolo, a volte le tanto odiate élite sono più avanti del popolo. A volte il popolo, al di là di vuoti proclami, non è (cosa comprensibile) disposto a pagare un prezzo in termini di tenore di vita. Le recenti proteste in Francia per l’aumento del prezzo dei carburanti ne sono una prova. Premesso che non ho alcuna simpatia per i gilet gialli, abbiamo visto persone che hanno messo a ferro e fuoco Parigi perché non volevano pagare un prezzo “ingiusto” all’ambientalismo, persone che hanno poi chiesto un aumento del salario minimo, volevano più soldi non di meno. Il problema non è di poco conto. Greta, inoltre, non può sapere che le multinazionali e i grandi stabilimenti sono il modo più efficiente che abbiamo per produrre inquinando il meno possibile. Si chiamano economie di scala e sono un modo per avere da una data quantità di input produttivi (materie prime, elettricità, altre fonti di energia, lavoro umano, ecc.) il massimo dell’output. In parole povere inquinano di più un milione di artigiani che producono una scarpa al giorno di un mega stabilimento che produce un milione di scarpe nella stessa unità di tempo. Inoltre questi famigerati profitti che sarebbero frutto dell’inquinamento non vanno a finire in una cassaforte sul pianeta Marte, diventano poi investimenti che danno lavoro, stipendi, dividendi agli azionisti che compreranno a loro volta prodotti e servizi da altre persone. Le multinazionali mettono a disposizione dei consumatori prodotti e servizi economici proprio perché sono efficienti. Non esiste un inquinamento che va a vantaggio di pochi privilegiati. Cerchiamo di essere seri, mi rivolgo agli adulti più che ai ragazzi. Tutti siamo interessati a voli aerei a basso prezzo, elettrodomestici dal costo accessibile, complesse macchine diagnostiche prodotte in serie e abbastanza abbordabili per i servizi sanitari nazionali, cellulari e pc economici, ecc. Un milionario, aereo privato a parte, non consuma nelle sue attività quotidiane molto più energia elettrica più di noi. Cerchiamo di uscire dalla vulgata che ci sono pochi privilegiati che si avvantaggiano delle attività inquinanti. Vogliamo triplicare le tasse ad alcune attività industriali? A me va benissimo, ma almeno fatevi spiegare che pagherete di più i relativi prodotti, che qualcuno perderà momentaneamente il lavoro e che tutto l’indotto ne soffrirà per un certo periodo. Basta saperlo e ci si può mettere d’accordo su provvedimenti ben calibrati che diano il massimo dei vantaggi ambientali e il minimo dei disagi. Ma non pensate di non pagare un prezzo. Ve l’hanno mai spiegato i politici? Non dobbiamo urlare di fare qualcosa (è facile) ma dobbiamo discutere su cosa fare. Siamo sicuri che destinare risorse così ingenti per incentivare l’auto elettrica sia l’idea migliore? O forse sarebbe meglio che il settore si sviluppi in modo autonomo destinando quelle stesse risorse per sostituire e manutenere tutti gli impianti di riscaldamento obsoleti? Io non lo so ma non esiste tra gli addetti ai lavori quell’unanimità che sembra esistere sui giornali e sui media.

greta thunberg

2) Un’altra concezione errata di Greta è che ci sia un mondo ricco che inquina sfruttando un mondo povero che non inquina. Tutto l’inquinamento del mondo sarebbe quindi a vantaggio di un miliardo di privilegiati (i paesi occidentali). Peccato che il primo stato produttore di CO2 sia di gran lunga la Cina che ha promesso di arrestare la crescita di emissioni di C02 solo dal 2030. Mentre l’Occidente è riuscito sostanzialmente a stabilizzare/diminuire le emissioni. I paesi emergenti costituiranno il grande problema degli anni a venire. Cina, India e Indonesia danno conto da sole di 3 miliardi di persone che stanno conoscendo o conosceranno presto un rapido sviluppo economico. Impedirgli di svilupparsi è impossibile (oltre ad essere ingiusto), pretendere che implementino le nostre migliori tecnologie e le nostre norme ambientali è difficilissimo. Questo è un dilemma davvero difficile da gestire. Anche in questo caso, quanto siamo disposti a pagare?

3) Un’altra retorica abbastanza fastidiosa nel messaggio di Greta (o in chi quel messaggio glielo ha suggerito), è la contrapposizione tra giovani coscienti e informati vs adulti egoisti e disinformati. Il diktat conseguente è che gli adulti devono decidersi ad ascoltare i giovani (altro slogan vacuo ma che fa una certa presa). Certo, i giovani sono innocenti per definizione. Ma se nell’era dell’informazione accessibile a tutti non cercano di capire la complessità delle cose, non saranno certamente adulti migliori di noi. Innanzitutto da “vecchietto” direi che i giovani occidentali dovrebbero almeno ringraziare i loro padri, nonni e bisnonni, per essere cresciuti in un’epoca in cui cibo, cure mediche e istruzione sono accessibili sostanzialmente a tutti. Dovrebbero ringraziare per essere cresciuti in mondo senza guerre e dove i diritti civili sono cresciuti di pari passo con il benessere economico. Non erano cose così scontate in un passato non tanto remoto. Una volta che ci siamo tolti questo sassolino generazionale dalle scarpe, possiamo dire che è naturale e positivo che i giovani protestino, anche se un po’ confusamente. Tuttavia mi fanno un po’ specie gli adulti che invece di guardarli con una certa tolleranza e benevolenza, si esaltano più di loro e godono di essere considerati inetti e assassini dai propri figli. Che diamine! Un minimo di scontro generazionale conserviamolo, in fondo è positivo. Un minimo di dialettica aiuta gli adulti ma anche i giovani a crescere. È così sbagliato fargli qualche osservazione? Abbiamo paura di fargli perdere auto stima? O abbiamo le idee più confuse di loro?

4) C’è sempre un implicito messaggio pauperista e anti modernista negli appelli di Greta. Greta non fa visite ai laboratori e ai centri di ricerca di tutto il mondo per porre l’attenzione sul ruolo centrale della tecnologia. Però (la cosa conta visto che è un simbolo) ci tiene a farci sapere che pur di non prendere l’aereo si sottopone a estenuanti viaggi in treno. Padronissima di farlo ovviamente, ma non è questa la risposta a cui ispirarsi. Come si diceva il problema non è tanto il nostro modello di sviluppo ma la demografia. Se avessimo le tecnologie di metà ‘800 e la popolazione attuale, semplicemente avremmo disboscato ogni singolo angolo del pianeta per produrre cibo, vestiti e altri beni di prima necessità per tutti (si pensi solo alle rese agricole). Tornare indietro non è la soluzione, a meno che non si decida di estrarre a sorte qualche miliardo di persone a cui levare cibo, vestiti, scuole, trasporti, medicinali, ospedali e macchine diagnostiche, piccoli elettrodomestici, libri, cellulari, cinema, teatri, ecc.. La verità è che siamo impegnati in una sorta di gara tra crescita demografica e tecnologie sempre più efficienti e sempre meno inquinanti. La lentezza con cui scopriamo e implementiamo queste nuove tecnologie può farci affermare con sicurezza che siamo troppo poco moderni non troppo moderni. Qualsiasi suggestione pauperista non solo non sarà accettata dalla maggior parte della popolazione, ma non funzionerà. I piccoli comportamenti e le piccole attenzioni quotidiane, invece, semplicemente non saranno sufficienti, anche se è giusto sollecitarle. Abbiamo bisogno di aerei che inquinino la metà (o un quarto o un decimo) di quelli attuali, non di obbligare le persone ad andare in treno anche quando la cosa è palesemente anti economica. Sostanzialmente la nostra unica speranza è più tecnologia: magari ricaveremo cibo da colonie di batteri, troveremo una tecnologia per ottenere idrogeno a buon mercato, produrremo accumulatori elettrici sempre più efficienti per sfruttare meglio l’energia solare ed eolica, inventeremo nuovi materiali che sostituiranno le plastiche, i metalli, la carta, le fibre vegetali e che saranno biodegradabili, riciclabili al 100% e prodotti con pochissimi input energetici. Come si faccia a stimolare la scoperta di nuove tecnologie è discorso complesso che non è il caso di affrontare in questa sede. Tuttavia mi preme davvero sottolineare che tutta la vuota retorica che condanna la “crescita senza fine” è appunto questo, pura retorica da quattro soldi. La crescita è senza fine perché è legata alla tecnologia che non ha dei limiti teorici.

5) Greta confonde anche il problema del surriscaldamento climatico con altre tipologie d’inquinamento per rinforzare il suo appello. Nei suoi interventi e nel suo manifesto fa spesso riferimento all’aria inquinata (non certo dalla CO2):

“…gas di scarico passano attraverso i polmoni delle donne incinte e si accumulano nella placenta. Il rischio di parti prematuri, scarso peso alla nascita e disfunzioni cognitive che questi materiali causano è una catastrofe di sanità pubblica”

“Eh la Madonna!” Direbbe Renato Pozzetto. Il disastro di sanità pubblica è quello che abbiamo avuto con la peste nel XIV e nel XVI secolo. Non siamo di fronte a nessuna catastrofe di sanità pubblica per quel che riguarda l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo o il cibo che mangiamo. L’aria delle nostre città (almeno in Occidente) è molto più pulita oggi che qualche decennio fa quando non esistevano le centraline di rilevazione e la sanità pubblica non teneva statistiche epidemiologiche accurate. Per esempio, un episodio di smog che fa impallidire qualsiasi problema odierno, si verificò a Londra nel 1952. Una particolare situazione metereologica si sommò a tecnologie antiquate (i cari vecchi fuochi domestici, gli stabilimenti produttivi a carbone, ecc.), provocando in pochi giorni migliaia di morti. Le particelle in sospensione erano talmente fitte da bloccare persino gli spostamenti in auto o con altri mezzi per la scarsa visibilità. E sapete perché la situazione oggi è migliorata? Perché abbiamo nuove tecnologie, sempre lì si torna: abbiamo auto con motori di un ordine di grandezza meno inquinanti, impianti a gas o addirittura a induzione per cucinare, impianti di riscaldamento moderni, un ridotto uso del carbone, nuovi procedimenti produttivi, filtri efficaci nelle fabbriche, sistemi di monitoraggio, ecc.. Per non parlare dell’aria che si respirava in molte metropoli europee dell’800, mentre ci si baloccava tra un’epidemia di colera e l’altra. Ovviamente possiamo e dobbiamo fare di più, ma il terrorismo gratuito non mi pare una buona idea.

Anche i richiami al tema della disuguaglianza buttati un po’ a casaccio sono sintomatici di una certa confusione. In realtà, come detto, è paradossalmente la diminuzione della disuguaglianza tra paesi ricchi e paesi poveri che ha accelerato il problema.

6) Prima di concludere è bene spendere due parole sulle conseguenze del surriscaldamento globale. Non voglio infondere un ingiustificato ottimismo, ma non sarà la fine del pianeta e della civiltà umana. Abbiamo la ragionevole certezza che il clima si stia surriscaldando per cause in gran parte antropiche. Possiamo azzardare qualche previsione sui tempi e l’intensità con cui questo avverrà (lo stesso IPCC fornisce forbici abbastanza ampie). Se non saremo bravi a invertire la tendenza avremo problemi più o meno gravi a seconda dei vari scenari che si possono ipotizzare. Ma non stiamo per essere colpiti da un asteroide gigante. È possibile che la tecnologia (sempre la benedetta tecnologia) potrà aiutarci a contenere i costi sociali ed economici. Forse, invece, questi costi saranno alti come alcuni temono, non sono così sciocco da fare previsioni, ma, ripeto, non sta arrivando un asteroide gigante da un giorno all’altro. Intanto nel mondo, nonostante i grandi successi ottenuti, ci sono ancora 800 milioni di persone che soffrono la fame e che aspettano un minimo di sviluppo, a proposito di catastrofi…

Torniamo ora al punto iniziale. Perché tanta pignoleria verso una ragazzina idealista e in buona fede? Per tre motivi:

-In primo luogo, come già accennato, perché è stata eletta donna dell’anno in Svezia, perché alcuni parlamentari l’hanno proposta per il Nobel per la pace, perché in pochi mesi è diventata un riferimento mondiale per milioni di persone. Il minimo che si merita è di essere presa sul serio. Il minimo che mi aspetto è che senta un senso di responsabilità per il suo ruolo e si preoccupi di essere il più rigorosa possibile.

-In secondo luogo il mio obiettivo primario sono gli adulti non lei. Sono loro che la usano come un feticcio per far vedere di essere buoni e comprare consenso a poco prezzo. Sono loro che hanno una confusione meno giustificabile. Tra i tanti politici opportunisti, giusto per non prendermela sempre con i gialloverdi, potrei citare il nuovo segretario del PD Nicola Zingaretti, che ha dedicato la sua vittoria alle primarie proprio a Greta Thunberg (populismo portami via). Lo avrà fatto perché il suo programma in tema ambientale è confuso e generico quanto quello della ragazzina svedese?

-Infine, vorrei evitare di ritrovarmi tra qualche anno con un’altra generazione di ambientalisti da operetta. Ce ne sono già troppi oggi di adulti che fanno battaglie inutili o deleterie. Gente che rifiuta i farmaci perché tutto quello che ci serve ce lo da la natura, che si rifugia nel biologico perché terrorizzata dal cibo convenzionale, che osteggia gli OGM, che blatera di nuovi sistemi economici in cui la crescita non sarà più importante, che boicotta l’olio di palma convinta di salvare il mondo, che vaneggia di un ritorno al socialismo reale, che è convinta che il km zero e le piccole produzioni artigianali siano il futuro dell’umanità. Mi piacerebbe che i giovani di oggi siano domani degli adulti un po’ più svegli di noi.

Leggi sull’argomento: «Greta Thunberg rettiliana»

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