Come il governo si sta rimangiando la revoca di Autostrade

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-12-22

Il ministero prende tempo dopo i proclami. I giuristi interpellati: non ci sono i presupposti. La Lega si mette di traverso. E gli esperti di Toninelli dicono che ci vorranno altri atti prima dell’ufficialità

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Dopo la tragedia del Ponte Morandi l’avvocato (?) del Popolo (???) Giuseppe Conte era stato chiarissimo: «Non possiamo attendere i tempi della giustizia», aveva sostenuto con l’aria di chi sta dando fuoco a tutti i libri su cui ha studiato per dare retta a Casalino. Anche i due vicepremier Salvini e Di Maio dicevano che la revoca delle concessioni sarebbe arrivata presto e Autostrade non avrebbe più gestito la rete italiana.

Come il governo si sta rimangiando la revoca di Autostrade

Quattro mesi e mezzo dopo si lavora alla programmazione della demolizione del Ponte Morandi, ma della revoca non c’è ancora traccia. In compenso, raccontano oggi Matteo Indice e Giuseppe Salvaggiulo su La Stampa, l’esecutivo ha scoperto che la revoca delle concessioni non si può fare con un semplice atto del ministero da far firmare a Toninelli e che la procedura è impantanata:

Quello che qualificate fonti hanno spiegato a «La Stampa» è confermato da quanto accaduto l’altro ieri. Il ministero ha inviato un’ulteriore richiesta di delucidazioni all’azienda, in particolare sui sistemi di controllo usati prima del disastro. Si tratta in teoria d’un passo nell’ambito della «procedura di caducazione per gravi inadempienze» avviata a con una contestazione cui Autostrade aveva risposto a fine settembre.

Erano seguiti tre mesi di silenzio, nei quali il dicastero dei Trasporti ha raccolto pareri sia dentro (il capo di gabinetto Gino Scaccia e il capo dell’ufficio legislativo Alfredo Storto sono due fini giuristi) sia fuori, sondando avvocati di fiducia. Danilo Toninelli e i suoi hanno realizzato che estromettere Aspi dalla gestione della rete è allo stato impossibile, in tutte le forme fin qui profilate dai grillini: da quella amministrativa a quella legislativa della nazionalizzazione.

Il Decreto Genova sembrava all’inizio lo strumento più utile per revocare le concessioni di Autostrade ma alla fine dalla Lega, che con Salvini aveva aperto alla revoca nonostante la grande vicinanza tra i Benetton e la Lega in Veneto, era arrivato uno stop. Ora Autostrade ha una nuova lettera di Toninelli a cui rispondere, in un tempo che dovrebbe superare i quattro mesi, quindi scavalcando anche le elezioni europee.

La legge e il grillismo

Dal ministero fanno sapere che per la procedura di revoca della concessione «occorre ancora qualche passaggio propedeutico», mentre il MIT ha chiesto ad Autostrade una propria valutazione sulle cause del crollo. In più c’è la questione della ricostruzione. Il governo ha escluso Autostrade che ha presentato un ricorso al TAR lamentando la violazione di leggi italiane e regole europee, ma senza chiedere sospensive per fermare i lavori di demolizione e ricostruzione.

revoca autostrade

Questo perché ovviamente Autostrade non vuole apparire di fronte all’opinione pubblica come un ostacolo alla ricostruzione. Ma l’intenzione è quella di chiedere i danni all’esecutivo Conte. Cioè, al governo italiano. Se vinceranno, pagheranno gli italiani.

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