«Il M5S ha tradito il suo programma»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-06-17

Giovanni Dosi, ordinario di economia a Pisa,  fa sapere in un’intervista rilasciata a Vittorio Malagutti su l’Espresso che si sente vittima di un voltafaccia a 5 Stelle dopo il contratto di governo con la Lega

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Giovanni Dosi era l’economista più ascoltato dal MoVimento 5 Stelle fino a un mese fa. Nel maggio 2017 era stato intervistato da Stefano Feltri sul Fatto prima di un convegno del M5S mentre il suo allievo Andrea Roventini era stato scelto da Di Maio per fare il ministro dell’Economia all’epoca in cui le liste dei ministri si spedivano via mail al Quirinale. Oggi il professore di politica economica alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa fa sapere in un’intervista rilasciata a Vittorio Malagutti su l’Espresso che si sente vittima di un voltafaccia a 5 Stelle dopo il contratto di governo con la Lega.

Il M5S e il programma tradito

Dosi ha consigliato all’epoca in cui era ascoltato un programma prettamente keynesiano e di sinistra: più tasse ai ricchi, maggiore intervento pubblico in economia, investimenti supplementari nei servizi pubblici a carattere universale, come sanità, trasporti, scuola. Adesso il professore nota che tutto questo è scomparso dal contratto di governo Lega-M5S.

«Sono molto preoccupato perché i risultati sul fronte economico, semmai ci saranno, potranno essere raggiunti solo in un arco di tempo molto lungo, si parla di anni. La Lega invece punta ad allargare la propria area di consenso con misure propagandistiche attuabili in fretta e di fatto a costo zero».

Può fare qualche esempio?
«La politica dell’immigrazione è nelle mani di Salvini, che dalla poltrona di ministro dell’Interno è ora in grado di influenzare l’opinione pubblica ancora più pesantemente rispetto al passato. Penso per esempio alla campagna sui rimpatri forzati, i nuovi centri di detenzione per richiedenti asilo o la chiusura dei porti alle navi delle Ong. Una serie di annunci eclatanti seguiti da pochi provvedimenti finiscono per oscurare eventuali successi di politica economica, che arriveranno chissà quando.

Intanto anche sul fronte delle riforme economiche II vecchio cavallo di battaglia leghista, la Flat tax ora trasformata in Dual tax, sembra diventata di gran lunga l’argomento centrale del dibattito, non le pare?
«La Flat tax è un errore madornale sotto tutti i punti di vista. Il solo fatto che possa essere presa in considerazione in un programma di governo serio mi sembra una totale follia».

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Andrea Roventini

La flat tax non è di sinistra

Dosi critica anche la flat tax e trova sorprendete che la proposta sia stata confermata da chi lavorava a un aumento dell’imposizione sui redditi più elevati ed a tassazioni supplementari sui grandi patrimoni finanziari. E si dice stupito anche della marcia indietro sul Jobs Act: «Non riesco a spiegarmela, se non come un’ulteriore concessione alla Lega. La mia posizione, che a suo tempo avevo espresso anche ai Cinque stelle, è che l’aumento della flessibilità del lavoro, causato anche dal Jobs Act, contribuisce a ridurre la produttività delle aziende, che possono reclutare manodopera precaria, pagarla poco e mandarla via con facilità. Invece le aziende dovrebbero essere costrette a rinnovarsi, a investire in tecnologia oppure a chiudere se non sono più competitive».

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Giovanni Dosi

Infine parla di un rischio politico intorno al tema dell’euro: «Se non si fa nulla, per cambiare le regole del gioco, qualcuno, anche dentro al governo, potrebbe approfittare delle crescenti tensioni con l’Europa per tentare di rovesciare il tavolo. In altre parole per imporre a furor di popolo l’uscita dall’euro. I sovranisti avrebbero così partita vinta con costi enormi per il Paese. Se a questo sommiamo l’impronta oggettivamente razzista e xenofoba che Salvini sta dando a questo governo, la mia preoccupazione aumenta di molto».

Leggi sull’argomento: Il M5S non ha ricevuto soldi da Parnasi. Davvero?

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