Gioele Mondello e Viviana Parisi: l’ipotesi è omicidio-suicidio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-08-20

“Cinque ore di lavoro di un volontario rispetto a 15 giorni di 70 uomini esperti mi fanno sorgere dei dubbi oggettivi sui metodi adottati per le ricerche. La mia non vuole essere una polemica, ma la semplice considerazione di un marito e padre distrutto per la perdita della propria famiglia”, ha scritto ieri Daniele Mondello su Facebook. Difficile dargli torto

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A 16 giorni dalla sua scomparsa i resti di Gioele Mondello, orrendamente mutilati dagli animali selvatici, erano tra i rovi, a poche centinaia dimetri dal luogo in cui era stato visto per l’ultima volta insieme alla madre, Viviana Parisi, trovata morta l’8 agosto, non molto distante, ai piedi di un traliccio dell’alta tensione, tra i boschi di Caronia. Tutto si è consumato in poche centinaia di metri. L’incidente stradale che ha coinvolto l’auto della donna, la sua misteriosa fuga col figlio tra la vegetazione, la morte.

Gioele Mondello e Viviana Parisi: l’ipotesi è omicidio-suicidio

Rimane il mistero su cosa sia successo in attesa che i risultati dell’autopsia diano la certezza che i resti sono di Gioele, anche se nel frattempo la famiglia ha riconosciuto indumenti e scarpe trovati in quella zona. E mentre ci si chiede come sia stato possibile che l’ex carabiniere Giuseppe Di Bello abbia trovato quello che la polizia ha cercato per quindici giorni, gli inquirenti puntano sull’omicidio-suicidio. Viviana Parisi era molto depressa ed era ricorsa alle cure dei mediche. Nell’auto abbandonata lungo l’autostrada Messina-Palermo è stato trovato un certificato medico sulle sue condizioni che parla di paranoia e crisi mistiche. Spiega oggi Il Messaggero:

Per gli investigatori la donna, sconvolta dopo l’incidente, si sarebbe allontanata tra i boschi e potrebbe aver ucciso Gioele per poi suicidarsi. Non è escluso che sia salita sul traliccio della luce con in braccio il bambino e con lui si sia lanciata nel vuoto. La paura che qualcuno potesse toglierglielo non ritenendola una buona madre, specie dopo l’incidente stradale di cui era responsabile, potrebbe averla spinta al gesto estremo. L’autopsia eseguita sul corpo della donna parla di morte causata dalle fratture provocate da una caduta dall’alto. Forse dal traliccio. Ma cosa ne è stato di Gioele? È improbabile che sia stato ammazzato nel luogo in cui è stato trovato, a circa 700 metri dal pilone. Probabilmente è morto insieme alla madre, o poco prima, e gli animali selvatici ne hanno trascinato via il corpo.

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I luoghi di Viviana Parisi e Gioele Mondello (La Repubblica, 20 agosto 2020)

Il quotidiano però spiega anche che quello che lascia perplessi, però, è che sia Viviana che il figlio fossero a pochissima distanza, in linea d’aria, dall’autostrada e dalla piazzola in cui erano stati visti vivi per l’ultima volta. «Le zone vanno esaminate a vari livelli, ci sono livelli in cui si cerca una persona viva, ci sono livelli in cui si cerca qualcosa di più. E ce ne sono altri ancora in cui si cercano parti introvabili e si procede con un’altra intensità», ha tentato di spiegare Ambrogio Ponterio, vice dirigente del comando provinciale dei vigili fuoco, che dal primo giorno ha coordinato le ricerche del piccolo Gioele.

Perché ora il caso rischia di restare irrisolto

La Stampa invece spiega che la catena di ritardi e sviste nell’indagine rischia di lasciare il caso irrisolto. Per esempio, dopo aver parlato per giorni di un piccolo incidente occorso a Viviana e a Gioele, soltanto il 7 agosto il procuratore titolare dell’inchiesta, Angelo Cavallo, chiarisce la dinamica di quanto avvenuto: un tentativo di sorpasso di Viviana, la sua fiancata destra contro il furgone, lo stop dell’auto 50 metri più in là. Ci vorranno ancora tre giorni per sapere che la macchina, dopo l’incidente, fa un giro su se stessa, si schianta contro il muro della galleria, rompe un finestrino, subisce lo scoppio di due gomme. Una dinamica che fa ipotizzare che il piccolo Gioele possa essere morto, o gravemente ferito nello scontro. Ma questo è il minimo, visto che anche se non lo hanno comunicato all’opinione pubblica gli inquirenti sapevano. Nel conto degli errori c’è anche altro:

«Dal punto della scomparsa è difficilissimo muoversi in qualsiasi direzione. C’è una rete alta un metro e mezzo e un canalone profondo due metri», lo dicono i vigili del fuoco, lo ripete il  procuratore. «Ci sono stato personalmente», dichiara. Al ritrovamento del corpo di Viviana, l’8 agosto, si scopre che in realtà l’accesso alla zona boschiva è tutt’altro che difficile. Basta passare in un varco che c’è tra una rete e un cancello.

La carreggiata dell’autostrada percorsa in macchina dalla donna è quella che da Messina porta a Palermo, parallela alla costa tirrenica. Chi guida si trova sulla destra la campagna che porta verso il mare e sulla sinistra le montagne dei Nebrodi. La donna scende dalla macchina e non può che dirigersi verso il mare, a meno di non attraversare due carreggiate dell’autostrada. Ma nonostante questo le ricerche per giorni vanno avanti nella zona a monte.

Venerdì 7 agosto il procuratore Cavallo dichiara che le probabilità di trovare Viviana morta sono dell’1 per cento «per quanto e come l’abbiamo cercata». Si privilegia l’ipotesi che sia salita a bordo di un’altra macchina, si setacciano gli elenchi dei passeggeri di treni, aerei, navi. Emerge pianpiano che la donna non è solo depressa, come trapela all’inizio, ma ha seri problemi psichici, con  manie di persecuzione che sfociano nella paranoia. Vede nemici ovunque. Difficile che possa architettare un piano di fuga. Il pomeriggio dell’8 agosto viene trovata morta a 400 metri dal punto di scomparsa.

“Cinque ore di lavoro di un volontario rispetto a 15 giorni di 70 uomini esperti mi fanno sorgere dei dubbi oggettivi sui metodi adottati per le ricerche. La mia non vuole essere una polemica, ma la semplice considerazione di un marito e padre distrutto per la perdita della propria famiglia”, ha scritto ieri Daniele Mondello su Facebook. Difficile dargli torto.

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