Come Solinas prova a scaricare sul governo la responsabilità dei contagi COVID-19 in Sardegna

di Maria Teresa Mura

Pubblicato il 2020-08-20

Ora che la Sardegna ha un’impennata di contagi da Coronavirus Christian Solinas prova a difendere il suo operato contestando al governo di avergli impedito di mettere in pratica la sua ideona del patentino di immunità per i turisti. Ma le cose stanno davvero così?

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Ora che la Sardegna ha un’impennata di contagi di coronavirus Christian Solinas prova a difendere il suo operato contestando al governo di avergli impedito di mettere in pratica la sua ideona del patentino di immunità per i turisti. Ma le cose stanno davvero così?

Come Solinas prova a scaricare sul governo la responsabilità dei contagi COVID-19 in Sardegna

In un’intervista al Corriere della Sera il governatore si affretta a dire che l’isola è sicura e che si tratta di casi di importazione. Solinas aggiunge anche che la situazione è sotto controllo e che in altre regioni i dati sono peggiori. Poi dà la colpa al governo che non gli ha permesso di fare come aveva proposto con i turisti in arrivo:

E allora di chi è la colpa?
«Se il governo avesse accolto il modello che avevo proposto già mesi fa per accompagnare l’ingresso sull’isola di ciascun passeggero con un certificato che attestasse l’esito negativo del tampone, oggi non ci sarebbe la recrudescenza del virus. Ma allora tutti mi vennero contro, contestando l’incostituzionalità, l’impossibilità o la scarsa attendibilità della mia proposta, salvo poi riproporla oggi con colpevole ritardo per tutta l’Italia

Ma le cose stanno davvero così? Il governatore era partito con l’idea di un patentino di immunità per chi fosse arrivato in Sardegna: i turisti, prima di sbarcare sull’isola, avrebbero fatto un tampone e dopo la presentazione della ricevuta che ne attestava la negatività avrebbero ricevuto il famoso patentino. Ma come è facilmente intuibile, una persona può effettuare un test del tampone per il Coronavirus con risultato negativo e, successivamente (magari, ironia della sorte, proprio sul traghetto che lo porta in Sardegna), può venire contagiato da SARS-COV-2 ed essere malato di COVID-19.

All’epoca a contestare la sua ideona iniziale del certificato non era stato il governo ma gli albergatori sardi  che spiegavano quanto fosse praticabile: “Se il turista deve fare il test tre giorni prima di arrivare in Sardegna, quando dovrebbe prenotare la vacanza? All’ultimo minuto? E cosa succederebbe a chi acquista pacchetti scontati non rimborsabili, se il test rivelasse una positività al virus? In queste condizioni, gli alberghi non potranno aprire”. Solinas poi ha ripiegato sull’autocertificazione che non era una soluzione attuabile oltre che ridicola, come raccontava Francesco Agus, capogruppo dei Progressisti alla Regione Sardegna: “Due giorni fa l’altisonante passaporto sanitario per venire in Sardegna, è diventato una più modesta ‘attestazione di negatività’. Ieri il colpo di scena: spunta l’autocertificazione. Un applauso agli sceneggiatori e al regista, mai avari di colpi di scena. In pratica, finirà cosi’: se hai fatto il test è meglio, altrimenti in alternativa ti misuri la febbre e dichiari che tu e la tua famiglia state bene. Siamo all’apoteosi. Anche perché, ai sensi del dpr 445 del 2000, non è possibile autocertificare una condizione di salute”.

 

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Infine il presidente leghista della Sardegna con una grande giravolta è tornato a parlare di test sierologici: “Se vuole venire in vacanza in Sardegna lei fa la prenotazione e poi c’è un elenco di laboratori già convenzionati al momento per fare un test sierologico. Lei lo può far certificare dal suo medico di famiglia ed arrivare serenamente”. Ma se oggi si fanno i tamponi di rientro è proprio perché i test non sono affidabili come spiegavamo tempo fa: forse a chi governa regioni e amministra ministeri non è chiaro che non si potrà fare un test con una goccia di sangue in cinque minutiricevere il proprio tesserino di sano come un pesce e finirla lì: «Il nuovo coronavirus prima di stimolare la risposta immunitaria ci mette qualche giorno. Nel caso di SARS-CoV-2 la prima risposta sulle IgM si ha dopo almeno 7-9 giorni. Questo significa che se mi infetto e faccio il test prima di quel tempo, il test è negativo. Se, invece, ho solo le IgM sono sicuramente ancora infettivo. Quindi la procedura minima dovrebbe essere quella di fare il test e poi ripeterlo dopo dieci giorni. Non solo: uno studio pubblicato su Nature ci dice che tutti gli infetti hanno una risposta immunitaria, quindi adesso sappiamo che tutti producono le IgG, che si formano dopo quindici giorni. Ma un test positivo non mi dice se il soggetto si è infettato 15 giorni fa o 60 giorni fa. Quindi dopo le IgG dovrei fare i tamponi di controllo. La risposta immunologica non ha niente a che vedere con la contagiosità. Mi meraviglio che nessuno di chi propone un “salvacondotto” immunologico abbia valutato questo aspetto», ci ha spiegato Giuseppe Cardillo, chimico e con dottorato di ricerca in scienze biotecnologiche conseguito all’università Federico II di Napoli.

REGOLA DUE METRI DISCOTECA SARDEGNA

Insomma Solinas ha annunciato provvedimenti che o non erano praticabili o non erano efficaci. Quello che ha fatto però, pochi giorni prima che arrivasse l’ordinanza per la chiusura delle discoteche, è stato ordinare che tutti ballassero a due metri di distanza. Indovinate come è andata a finire?

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