Cosa ha deciso la Corte Costituzionale della Germania su BCE e PEPP

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-05-05

Cosa succede al programma di acquisto titoli meno sicuri annunciato da Francoforte dopo la decisione della Corte di Karlsruhe e perché la sentenza della BVerfG può diventare «Una bomba piazzata sotto l’ordinamento europeo»

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Stamattina, come previsto, la Corte Costituzionale della Germania (BVerfG) ha confermato che il programma di acquisto di titoli pubblici della Bce, ovvero il Qe, rispetta le leggi federali della Germania, una decisione che consente alla Bundesbank di continuare a prendervi parte attivamente. Ma la Corte ha anche detto che la Bce ha tre mesi di tempo per dimostrare che “gli obiettivi di politica monetaria perseguiti dal programma di acquisto di titoli pubblici non sono sproporzionati rispetto agli effetti di politica fiscale ed economica derivanti dal programma”.

Cosa ha deciso la Corte Costituzionale della Germania su BCE e PEPP

Per questo, secondo quanto deciso dalla Corte, “dopo un periodo di transizione di non più di tre mesi, per permettere il necessario coordinamento con l’Eurosistema, la Bundesbank non può più di conseguenza partecipare all’implementazione ed esecuzione delle decisioni in questione della Bce (il QE, ndr) a meno che il consiglio direttivo della Bce adotti una nuova decisione che dimostri appunto la proporzionalità del suo programma”. In sostanza, la Corte ha accolto in parte i ricorsi contro il Quantitative Easing della BCE presentati tra gli altri dall’ex esponente della Csu, il partito conservatore bavarese, e dall’economista e fondatore di AFD poi uscito dal partito Bernd Luecke. Il verdetto è stato emesso con 7 voti a 1. Non è stato dato seguito invece alla contestazione che il Qe sarebbe stato un finanziamento di Stato per via valutaria. Inoltre la Corte costituzionale ritiene “arbitrario” il verdetto della Corte europea del dicembre 2018 e dunque non vincolante per la Germania.

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La crescita dello spread Italia-Germania dopo la decisione della Corte di Karlsruhe (foto da: Twitter)

La diffusione della notizia ha subito avuto le prime conseguenze. Gli indici europei, che salivano di quasi due punti, hanno rapidamente preso la via del ribasso, col Ftse Mib che ha quasi dimezzato i guadagni per poi rapidamente recuperare. Lo spread tra il rendimento del Btp e del Bund è salito a 237 punti mentre il rendimento dei BTP è arrivato all’1,850%. “Sono molto contento del fatto che la Corte costituzionale abbia dato sostanzialmente ragione ai nostri ricorso”, ha detto Lucke. “È un buon segnale, che mostra come l’ordinamento del diritto e il controllo giudiziario in Germania e in Europa funzionino ancora”, ha aggiunto. L’ex vicepresidente della Bce Vitor Constancio su Twitter ha lanciato il suo allarme: “Questo è il grande rischio (che l’impatto della decisione arrivi sul PEPP). In Germania arriveranno immediatamente nuovi ricorsi giudiziari contro il Pepp (Pandemic Emergency Purchase Programme). La Corte insiste nella ridicola distinzione tra politica monetaria e politica economica e vuole la proporzionalità nei suoi effetti. Un economista tedesco può spiegare cosa significa?”. Per l’ex presidente della Bce dalla decisione ambigua della corte di Karlsruhe potrebbe scaturire una richiesta alla Bundesbank di vendere i bond detenuti. “Si’ – scrive Constancio su twitter – vogliono un piano per la Bundesbank per vendere le obbligazioni acquistate. Può essere in ‘cooperazione con l’Eurosistema’ e a ‘lungo termine’. Lo Statuto della Bce (nel Trattato) permette operazioni di mercato con obbligazioni sovrane senza menzionare limiti o ingiunzioni di vendita”. “In base a quale legge le dimensioni del bilancio come strumento di politica monetaria sono vietate dal tribunale tedesco?” si chiede l’ex vicepresidente Bce “o, per dirla in modo diverso: quali leggi devono essere cambiate per porre fine a queste visioni monetarie/economiche senza senso di questi avvocati?”.

Cos’è il  il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme)

Il Pepp (Pandemic Emergency Purchase Programme) è il piano di acquisto titoli annunciato da Francoforte come modifica di quello in vigore dal 2012 per farci entrare anche i titoli valutati junk da parte delle agenzie di rating. Il 23 aprile scorso il Consiglio direttivo ha annunciato che fino a settembre del 2021 la Bce acquisterà anche i titoli meno sicuri. La rosa degli asset comprende titoli di Stato, bond bancari e societari, cartolarizzazioni e prestiti a Pmi. Il livello degli haircut, lo sconto del prezzo in base al merito di credito, sarà adeguato ai declassamenti. Anche emissioni future, se colpite da declassamento, potranno godere di questo allentamento. Spiegava all’epoca Il Sole 24 Ore:

Questa decisione riduce il rischio che le banche, a corto di collaterale dopo il declassamento a rating sub-investment grade degli assets, chiedano meno liquidità alla Bce, e dunque prestino meno a famiglie e imprese a tassi bassissimi, riducendo così l’efficacia della politica monetaria che deve essere estremamente accomodante in tempi pandemici. Le ratintg action sono pro-cicliche e la banca centrale intende così evitare che abbiano impatto sulla politica monetaria. La Bce si è tuttavia lasciata ieri la porta aperta a misure aggiuntive, «se e quando necessario per mitigare ulteriormente gli impatti negativi dei declassamenti, sul funzionamento della politica monetaria».

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Intanto è arrivata la risposta dell’istituto di Francoforte e della Corte di giustizia europea. “La Bce sta analizzando la sentenza e la commenterà nei tempi adeguati”, e oggi alle 18 un si terrà il Consiglio direttivo per discutere e valutare le informazioni e non per prendere decisioni. “Riaffermiamo la primazia del diritto Ue e il fatto che le sentenze della Corte di Giustizia dell’Ue sono vincolanti per tutte le corti nazionali”, ha detto invece il portavoce della Commissione Eric Mamer. “La Commissione ha sempre rispettato l’indipendenza della Bce nell’implementazione della sua politica monetaria”, ha ricordato il portavoce.

«Una bomba piazzata sotto l’ordinamento europeo»

Secondo Martin Sandbu, che ha commentato la notizia sul Financial Times, la decisione della Corte di Karlsruhe è una bomba piazzata sotto l’ordinamento europeo perché, respingendo il ragionamento della Corte di Giustizia (lo ha giudicato arbitrario) si è assunta il ruolo di interpretare la legislazione UE, ma soprattutto per i tre mesi di preavviso che ha dato alla BCE: il punto principale dei giudici tedeschi è che la BCE, come tutte le istituzioni dell’UE, è limitata dal principio di “proporzionalità” nel Trattato: può esercitare i poteri che le sono concessi nella misura necessaria per raggiungere i suoi obiettivi obbligatori. Questa è la logica che ha spinto la Corte a dare l’ok al QE nel 2018. Ma oggi si è spinta più in là affermando che Francoforte deve “bilanciare” il proprio mandato e le proprie decisioni in base alle esigenze dei governi ma anche a quelle dei cittadini. In questo senso, abbassando i tassi di interesse il QE aiuta i governi ma fa male ai risparmiatori e agli assicurati e consente alle società economicamente non redditizie di rimanere sul mercato, danneggiando così la concorrenza.

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Per questo la Corte chiede alla BCE di farle sapere come ha bilanciato gli interessi dei cittadini con quelli dei governi e così Francoforte dovrà rispondere nel merito. E qui, conclude il Financial Times, sta il paradosso: i trattati impongono alla Banca Centrale di sostenere le politiche economiche europee (ovvero la crescita, l’occupazione, la coesione economica) ma come mandato secondario rispetto alla stabilità dei prezzi.

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La logica conseguenza del ragionamento del tribunale, conclude il FT, è invece che la BCE dovrebbe sottoporre la propria indipendenza di politica monetaria agli obiettivi fiscali ed economici dell’UE. Questo ragionamento non è solo sbagliato, ma, venendo da un tribunale tedesco, profondamente ironico (visto che la Germania ha sempre affermato il contrario). L’economista Lorenzo Codogno invece dice all’agenzia di stampa AGI che la Corte Costituzionale voglia solo mettere dei paletti, senza ostacolare davvero la BCE. “Vuole solo delimitarne l’azione”, evidenzia il professore della London School of Economics, “tuttavia ci sono tanti punti che non sono chiari. Ad esempio può la Bce ignorare la richiesta di chiarimenti della Corte stessa? La Banca centrale può rivolgersi alla Corte di Giustizia europea chiedendone un parere e in questo modo bypassare il problema. Non è nemmeno chiaro se la Bce sia obbligata a chiedere un parere della Corte di Giustizia europea”. La Bundesbank intanto fa sapere che sosterrà’ la Banca Centrale Europea (Bce) nella sua risposta alla sentenza della corte costituzionale tedesca che chiede giustificazioni sul Qe. “La Bce ha un periodo di tre mesi per presentare le sue considerazioni sulla proporzionalita’ del programma di acquisto di obbligazioni”, ha detto il capo della Bundesbank Jens Weidmann. “Sosterrò l’adempimento di questo compito, nel rispetto dell’indipendenza del consiglio direttivo della Bce”, ha aggiunto Weidmann, in passato dichiaratosi contrario al QE.

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