Generazione Zeta

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2019-06-19

È iniziato l’esame di Maturità. Mia figlia è fra le studentesse impegnate in questo rito d’iniziazione che dà accesso alla maggiore età. Non ho ancora realizzato nel profondo e, quasi, sono sorpreso che quel batuffolino sorridente di carne con cui giocavo tanti anni fa sia potuta diventare una persona adulta. Forse ciò è colpa del …

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È iniziato l’esame di Maturità. Mia figlia è fra le studentesse impegnate in questo rito d’iniziazione che dà accesso alla maggiore età. Non ho ancora realizzato nel profondo e, quasi, sono sorpreso che quel batuffolino sorridente di carne con cui giocavo tanti anni fa sia potuta diventare una persona adulta. Forse ciò è colpa del fatto che sono stato troppe volte fuori casa per lavoro per potermi accorgere del cambiamento in corso o forse è sempre stato così, fin dalla notte dei tempi: per i genitori i figli saranno sempre delle piccole creature indifese.

Mia figlia adesso è molto simile agli studenti a cui insegno all’Università. La generazione a cavallo del Millennio è stata chiamata generazione Zeta. È una generazione molto diversa dalla mia che era stata definita del riflusso. La generazione prima della mia è stata quella del 68 caratterizzata da tantissimi ingenui sognatori, ma anche da tantissimi arraffatori che approfittarono dello sconvolgimento determinato dalla rivoluzione studentesca per occupare posizioni di potere aldilà dei loro meriti. La nostra generazione fu segnata da questa rivoluzione fallita: non abbiamo mai creduto in ideali rivoluzionari e abbiamo invece combattuto tutta la vita con tanti imbecilli e ladri immeritatamente al potere. La generazione di mia figlia è invece caratterizzata dalla crisi economica e dal cosmopolitismo.

Mia figlia (e non è una eccezione) ha viaggiato tantissimo. Ha una mentalità aperta, ha conosciuto culture diverse e non crede a verità rilevate. Rispetto a noi, i giovani di oggi sono o caldi o mentre noi eravamo tiepidi. Credevamo quasi tutti o nel partito o nella Chiesa (o in entrambi… i famosi catto-comunisti) ma in modo tiepido. Adesso i giovani di adesso (o almeno gli amici di mia figlia) o credono fermamente o non ci credono per nulla. Nessuna via di mezzo è concesso. D’altra parte la gioventù è proprio la stagione dei sentimenti netti: la via di mezzo scelta dalla mia generazione rifletteva la disillusione di una rivoluzione sostanzialmente fallita: servita praticamente solo a piazzare i “furbetti del quartierino” in posizione di comando. Il fallimento del 68 ci ha resi “vecchi”, capaci di essere solo tiepidi, esattamente quelli che, secondo la Lettera ai Laodicesi, Dio vomiterà alla fine dei giorni, perché non siamo stati capaci di scegliere se essere caldi o freddi, ma siamo rimasti “tiepidi”, né carne né pesce.

I Giovani Z sono stati resi forti e vaccinati dalla crisi economica e da una classe politica corrotta e capace di pensare solo ai propri interessi. Sanno di dover contare solo su loro stessi. Sembrano cinici, in realtà questo sentimento nasce dalla constatazione che non avranno alcun aiuto. La Società, la Chiesa, i Partiti, i Sindacati hanno altri obiettivi: ciò è provato che non hanno destinato alcuna risorsa a loro, ai giovani ormai da decenni. Pensano solo a fare atti “scenografici” in modo da apparire sui mass media per guadagnare consenso. Questo è ormai ben chiaro alla Generazione Z: perciò non può credere ai giornalisti, ai politici e ai religiosi. Ossia a tutti coloro che a parole sono con loro, ma nei fatti hanno perseguito solo i loro interessi. Oltre che in loro stessi, credono in movimenti che nascono spontanei e che non sono eterodiretti dalle generazioni “vecchie”. Di conseguenza, coltivano interessi vari, si impegnano molto, sono molto determinati. Riassumendo, queste sono le loro caratteristiche:

– non sono manipolabili perché non credono in grandi verità,
– credono solo in piccole-grandi battaglie che possono toccare con mano
– sono seri e si impegnano, perché sanno che nulla gli è dovuto e nessuno gli regalerà nulla.

Per questa ragione, ho la fondata speranza che la generazione Z sarà quella capace di rimediare ai gravi danni fatti dalle generazioni predatorie precedenti che gli hanno rubato un futuro “tranquillo”.

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