Economia
Gender Pay Gap: in Italia una donna su due non lavora
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2019-10-15
La chiave per migliorare la situazione è la formazione: tra gli under 30 il gender pay gap medio si attesta intorno all’8% e il divario è del 9,4 fra i non laureati e del 5,9 tra i laureati. La laurea è un fattore importante e la quota di donne laureate oggi supera quella dei maschi
Una donna su due non lavora: il dato dell’occupazione femminile in Italia è allarmante. Dietro di noi, in Europa, solamente la Grecia. Secondo uno studio OD&M Consulting, società di Gi Group (dati secondo trimestre 2019), lo scoglio maggiore resta la maternità. Scrive oggi Il Corriere della Sera:
«Il ruolo della donna è ancora legato alla cura di figli e familiari anziani, diversamente da altri Paesi europei dove ci sono più richieste di congedi parentali per gli uomini — commenta Miriam Quarti, responsabile area Reward&Performance di OD&M Consulting —. I motivi? Un tasso ancora troppo basso di servizi per la prima infanzia e servizi di supporto alla famiglia. In più, per il post maternità non ci sono programmi per il rientro della donna nel mondo del lavoro». In Europa le donne guadagnano il 16% in meno rispetto agli uomini. In Italia il differenziale si attesta al 7,8%.
La chiave per migliorare la situazione è la formazione: tra gli under 30 il gender pay gap medio si attesta intorno all’8% e il divario è del 9,4 fra i non laureati e del 5,9 tra i laureati. La laurea è un fattore importante e la quota di donne laureate oggi supera quella dei maschi.
EDIT: I numeri ISTAT sull’occupazione delle donne nell’audizione sulla Nadef dell’8 ottobre scorso:
Ancora oggi in Italia “solo il 56,2% delle donne partecipa al mercato del lavoro e il tasso di occupazione non supera il 50%. Si tratta dei valori tra i piu’ bassi, insieme a quelli della Grecia, tra i paesi dell’Ue dove il tasso di attivita’ e’ pari al 68,3% e quello di occupazione al 63,4%”. Lo ha detto il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, nel corso dell’audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio del Senato. “Il ruolo ricoperto in famiglia, in assenza di un adeguato sistema di sostegno, appare come uno dei fattori discriminanti”. Inoltre, si legge nella relazione depositata a Palazzo Madama, l’Istat affronta il tema dell’evasione “fiscale e contributiva” che persiste a “livelli elevati”, aspetti critici per il rafforzamento della capacita’ competitiva e di crescita del nostro Paese e per l’efficacia e l’equita’ delle politiche pubbliche”. Infatti, il tax gap e’ stimato a 109,7 miliardi. Infine, l’Istituto di statistica sottolinea che “le imprese piu’ orientate alla sostenibilita'” mostrano “la presenza di un premio in termini di produttivita’ che puo’ arrivare anche al 15%”.
“Le maggiori vulnerabilità presenti sul mercato del lavoro italiano sembrano riguardare prevalentemente le donne, i giovani e il Mezzogiorno. In dieci anni la quota di donne tra gli occupati è passata dal 40,1 al 42,1%. Le donne occupate sono aumentate di circa mezzo milione (+5,4%), valore che sintetizza una dinamica stagnante negli anni della crisi (6 mila; +0,1% tra il 2008 e il 2013) e un deciso aumento tra il 2013 e il 2018 (492 mila; +5,3%). Ciononostante, nel nostro Paese ancora solo il 56,2% delle donne partecipa al mercato del lavoro e il tasso di occupazione non supera il 50%. Si tratta dei valori tra i più bassi, insieme a quelli della Grecia, tra i paesi dell’Unione europea dove il tasso di attività è pari al 68,3% e quello di occupazione al 63,4%”, afferma l’Istat. “Il ruolo ricoperto in famiglia, in assenza di un adeguato sistema di sostegno, appare come uno dei fattori discriminante (insieme alla regione di residenza e al titolo di studio). Il rapporto tra il tasso di occupazione delle donne tra i 25 e i 49 senza figli e quello delle donne nella stessa fascia di età con figli non supera il 74%, valore tra l’altro in discesa negli ultimi 3 anni dopo il picco di quasi il 78% raggiunto nel 2015. Inoltre, tra il 2013 e il 2018 per le donne con figli tra 0 e 2 anni si è stimato un sostanziale arretramento nel tasso di occupazione (-5,1 punti per le donne in un nucleo monogenitore e -1,3 per le madri in coppia)”, si aggiunge.
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