La gaffe di Giuseppe Conte «presidente della Repubblica»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-02-11

Il presidente del Consiglio si autoproclama inquilino del Colle parlando dell’autonomia di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna

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Oggi Giuseppe Conte durante un punto stampa con i giornalisti a Potenza si è evidentemente confuso sul suo attuale ruolo. Al minuto 2.21 Conte ha detto: “Io sono quale presidente della Repubblica sono garante della coesione nazionale, quindi noi non andremo a sottrarre nulla al Sud, andremo a riconoscere alcune specifiche competenze ad alcune Regioni del Nord».

In realtà Giuseppe Conte è il presidente del Consiglio e secondo l’articolo 87 della Costituzione «Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale». La parte interessante della vicenda è che Conte sta rispondendo a una domanda sull’Autonomia di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, ovvero la cosiddetta “secessione dei ricchi” che attraverso la cessione di competenze finora esclusive dello Stato: secondo i progetti del governo il passaggio di competenze dallo Stato alle Regioni, consentito dalla Costituzione (Veneto e Lombardia ne chiedono 23, l’Emilia Romagna 15) può avvenire semplicemente trasformando spese dello Stato in spese regionali, senza pagare un euro in più.

In realtà le cose non sono così semplici. Quello che i governatori leghisti hanno per ora promesso di ottenere dopo referendum inutili costati milioni di euro alle casse delle loro Regioni (bastava una raccomandata: così ha fatto l’Emilia Romagna e infatti è seduta al tavolo con Lombardia e Veneto) prevede infatti che «dopo il primo anno (ed entro i successivi cinque) i fabbisogni di spesa per le nuove competenze regionali vengano legati al gettito fiscale. E quindi saranno tanto più alti quanto più elevato è il gettito di quella regione. In altre parole, il principio che sta per passare è questo: se sei un cittadino abbiente e quindi paghi più tasse, hai diritto a più spesa pubblica. Da finanziare come? Non con un aumento fiscale a carico della Regione, ma con una maggiore “compartecipazione al gettito di uno o più tributi erariali”. Ossia si consente a quella Regione di ritagliarsi una fetta più grande della torta complessiva. A scapito quindi del resto del Paese».

Leggi sull’argomento: Come l’autonomia delle regioni del Nord porterà via da Roma soldi e competenze

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