Fact checking
La storia di Diego Fusaro candidato con il M5S a Firenze
Giovanni Drogo 02/01/2019
Fantasiosi retroscena danno il turbofilosofo sovranista in lista con il MoVimento 5 Stelle per strappare la città al PD. Ma mentre da parte del filosofo si registra una disponibilità allargata a tutte le forze sovraniste sul versante pentastellato la candidatura del teorico del plusgodimento acefalo non esiste
Una ferale notizia ha scosso le reti sociali all’indomani dei titillevoli pranzi e cenoni del periodo natalizio. Il turbofilosofo Diego Fusaro sarebbe pronto a scendere in campo e a candidarsi a sindaco di Firenze per il MoVimento 5 Stelle. Non si sa bene chi all’interno del partito di Grillo e Casaleggio avrebbe deciso di puntare sull’Andrea Diprè della filosofia italiana per scalzare Dario Nardella da Palazzo Vecchio e segnare così il punto della vittoria nella partita contro il renzismo. Peccato però che le cose non stiano così.
Perché Diego Fusaro non può candidarsi con il M5S a Firenze
Il motivo principale per cui Fusaro non sarà il candidato del M5S a Firenze è che il MoVimento 5 Stelle fino ad ora ha sempre scelto (con clamorose eccezioni come quella di Genova) i suoi candidati tramite una consultazione online tra gli iscritti locali chiamata “comunarie“. Le cliccarie però non si sono ancora celebrate e il Viminale non ha ancora deciso la data delle amministrative 2019 (ma il voto dovrebbe avvenire in concomitanza con le europee quindi a fine maggio). Detto questo c’è un altro elemento ostativo alla candidatura del turbosovranista: Fusaro infatti non risulta essere iscritto al MoVimento 5 Stelle. Un piccolissimo dettaglio che però fa cadere tutte le teorie dei retroscenisti. A dirla tutta poi oggi il filosofo è Presidente Onorario di un altro partito: quello dei Calabresi in Movimento e pur non essendosi mai candidato alle elezioni contro il M5S già di per sé costituisce un motivo di incompatibilità.
Per quanto apprezzato dall’ala sovranista del partito, ma non si sa quanto invece dagli iscritti fiorentini, Fusaro non è nemmeno di Firenze, visto che è di Torino. Fusaro scrisse ad aprile sul suo blog sul Fatto Quotidiano che la decisione dell’anagrafe torinese di registrare il figlio di due mamme – definito dalla Appendino “un pezzo di storia” – era «un pezzo della storia della distruzione della famiglia e del trionfo della nuova ingegneria del capitalismo integrale». Al più Fusaro può aspirare a diventare l’intellettuale di riferimento del M5S, ruolo che fu in passato di un altro filosofo altrettanto noto per la sua vis polemica: il professor Paolo Becchi.
Diego Fusaro candidato dell’area sovranista a Firenze
Ma da dove salta fuori la “notizia” di Fusaro candidato sindaco per il MoVimento 5 Stelle? Da un’intervista telefonica rilasciata dal nemico del plusgodimento turbosorosiano il 14 novembre scorso a La Zanzara di Radio 24. In quell’occasione Giuseppe Cruciani chiese al filosofo di confermare una sua possibile candidatura a Firenze “in quota sovranista”. La risposta di Fusaro è abbastanza chiara, nonostante i soliti arzigogoli: «dunque dico a mio disdoro che non ne sapevo nulla fino a due secondi fa, proposta che comunque accoglierei con sommo piacere perché è importantissimo debellare i germi di questo nichilismo di cui certa sinistra traditrice di Marx e di Gramsci e portatrice».
Insomma Fusaro già all’epoca faceva sapere di essere stato candidato “a sua insaputa” ma di essere in ogni caso pronto a scendere campo in virtù del «legame strettissimo con la città patria del Machiavelli e del padre Dante». Fusaro aveva già in mente una bozza di programma: «ripartire dalla cultura della Firenze ficiniana
[quella del filosofo Marsilio Ficino NdR]e medicea». Proprio come uno Sgarbi qualsiasi (o un qualsiasi politicante senza contezza della realtà locale) Fusaro predicava di ripartire dalla cultura per fermare la decadenza della città che «sta decadendo ad un bazar privo di cultura e post-identitario». Chissà se quando pensa alla Firenze medicea pensa anche alla Firenze dei banchieri che prestavano soldi a mezza Europa e a quella dinastia proprietaria della banca più grande del XV secolo. La disponibilità c’è, perché Fusaro dà la sua disponibilità a tutte le forze culturali che partano dalla cultura come baluardo resistenziale al nichilismo veicolato dai turbo-Parenzo».
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