Flat tax, le partite IVA guadagnano più dei dipendenti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-11-02

Redditi superiori fino al 30% e rischi di “scambio” tra lavoro dipendente e professionisti inventati

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Chi sceglie di lavorare aprendo una partita Iva potrà contare a fine mese su uno “stipendio” maggiore rispetto a un dipendente fino a oltre il 30% grazie alla flat tax per le partite IVA introdotta dal governo Conte. Il dato emerge da una serie di simulazioni messe a punto da Eutekne.info, il Centro studi fiscali guidato dall’ex vice ministro dell’Economia Enrico Zanetti, citate da Il Messaggero. E fornisce i numeri che spiegano come la manovra appena depositata in Parlamento che ha ampliato il regime della «tassa piatta» al 15% per i lavoratori autonomi, a decorrere dal 2019, a coloro che dichiarano un reddito annuo fino a 65 mila euro, rende conveniente lo scambio tra lavoro dipendente e partita IVA, generando così nuovo precariato proprio mentre non c’è nessuna riduzione del precariato nei primi mesi del Decreto Dignità.

Prendiamo un esempio. Il caso di un lavoratore con una retribuzione lorda annua di 45 mila euro. Se fosse un lavoratore dipendente (a tempo determinato o indeterminato), il costo a carico del datore di lavoro per quel contratto, compresi gli oneri contributivi, sarebbe di 59.346 euro. Il netto in busta paga del lavoratore, dopo aver versato Irpef, contributi a proprio carico e addizionali, sarebbe di 28.453 euro: 2.188 euro per tredici mensilità.

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Flat tax per le partite IVA e lavoro dipendente a confronto (Il Messaggero, 2 novembre 2018)

Se invece quello stesso lavoratore accettasse di prestare la sua opera in forma “autonoma”, aprendo una partita Iva, il suo reddito netto, una volta pagati i contributi Inps alla gestione separata (con un’aliquota del 25,72%) e dopo aver versato la flat tax del 15%, sarebbe di 38.925 euro, 2.994 euro al mese (sempre diviso per tredici mensilità), 10.471 euro di maggior reddito in un anno rispetto a un lavoratore dipendente, il 36,8% in più a parità di costo per il datore di lavoro.

I vantaggi per gli autonomi sono praticamente ad ogni livello di reddito tra i 15mila e i 100mila euro. A 20mila euro, un autonomo prenderebbe il 9,75% in più di un dipendente. A 30 mila il vantaggio già sarebbe del 19,35%; a 50 mila passerebbe al 26,46%, per poi salire al 30,44% a 60 mila euro e al 33% per un autonomo con un giro d’affari annuo di 70 mila euro, e così via.

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