«I fascisti a Rocca di Papa? Li abbiamo scambiati per un comitato di benvenuto»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-08-30

Il mediatore culturale che si occupa dei naufraghi della Diciotti a Rocca di Papa ieri ha raccontato a In Onda su La7 che “quando i ragazzi hanno visto le persone che protestavano fuori pensavano fossero lì per dargli il benvenuto”

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Il mediatore culturale che si occupa dei naufraghi della Diciotti a Rocca di Papa ieri ha raccontato a In Onda su La7 che “quando i ragazzi hanno visto le persone che protestavano fuori pensavano fossero lì per dargli il benvenuto”. L’intervento viene dopo quello di Ivano Ciccarelli, che ieri ha dominato l’internet grazie all’intervento in cui dice che i migranti dopo il naufragio e il sequestro dovevano sopportare anche la rottura di coglioni dei fascisti. Non appena il nucleo importante dei patridioti via internet ha scoperto che Rocca di Papa si trova in Italia e non in qualche isolotto del Pacifico di proprietà del Vaticano, è infatti partita una lunga contestazione nei confronti della Chiesa, perché – ognuno ha i suoi tempi – nessuno di loro ha capito che se i naufraghi della Diciotti sono lì bisogna ringraziare soprattutto Salvini.

rocca di papa

Intanto l’ordine di bloccare i 177 migranti per dieci giorni sulla nave Diciotti ha fatto scattare altri due reati nel fascicolo che da sabato vede indagati il responsabile del Viminale e il suo capo di gabinetto. Non solo sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio. Al vaglio della magistratura c’è anche il «sequestro di persona a scopo di coazione»: l’articolo 289 ter del codice penale cita chi vuole «costringere un terzo, sia questi uno Stato, un’organizzazione (…) a compiere un atto». E’ punito «con la reclusione da 25 e 30 anni», invece dei 10 del sequestro “semplice”. Nella ricostruzione della procura, Salvini ha tenuto in ostaggio 177 persone per costringere l’Unione Europea alla redistribuzione dei migranti contro la convenzione di Dublino. E poi c’è «l’omissione d’atti d’ufficio», articolo 328, per la mancata risposta alla Guardia Costiera, che chiedeva il “Pos” (Place of Safety), il porto di sbarco dopo l’operazione di salvataggio. Catania era solo uno scalo tecnico.

Leggi sull’argomento: Quanto ci è costata la raffinata strategia di Salvini sulla Diciotti

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