Fact checking
«+Europa: la lista di Emma Bonino correrà senza il PD»
Alessandro D'Amato 02/01/2018
Puntuale come l’indigestione dopo le feste, arriva la minaccia degli ex radicali. Ma tra i renziani c’è la sensazione che i rappresentanti di +Europa in queste ore facciano tattica per avere più collegi. D’altro canto la polemica sulle firme ha sempre fatto parte delle campagne elettorali dei radicali
Il tranquillo Capodanno vigilia delle elezioni politiche è stato ieri sconquassato da un annuncio di un certo clamore: la lista +Europa, che si rifà al nome di Emma Bonino, correrà da sola alle urne senza alleanza con il centrosinistra guidato dal Partito Democratico. Il palcoscenico dell’alleanza, già turbato da altri annunci inquietanti – tipo che la Lorenzin invece correrà e lo farà anche la lista di un onorevole free-vax – finisce così sulla graticola per una questione di firme che impedisce di presentare il simbolo in collegamento con quello dei democratici. Ma i renziani fanno sapere che anche l’annuncio della lista Bonino fa parte della solita ammuina da campagna elettorale che scatenano i radicali di consueto: si tratta di una tattica per avere più collegi, rispondono i renziani.
«+Europa: la lista di Emma Bonino correrà senza il PD»
Scrive infatti Tommaso Ciriaco su Repubblica che il segretario del Pd è convinto che la partita non sia chiusa: nel suo ristretto entourage c’è la sensazione che i rappresentanti di +Europa in queste ore facciano tattica per avere più collegi. «Perché 400 firme per circoscrizione – ragiona un renziano doc citato nel pezzo di Repubblica – si trovano, volendo e con un po, di buona volontà, in una mattinata». Maurizio Martina, vicesegretario del Pd, offre il contributo dei dem per raggiungere quest’obiettivo ma non rinuncia a una stoccata: «Il punto vero è volere lavorare insieme…».
Qual è il problema? Rilevano Bonino, Della Vedova e Magi, “il problema in cui siamo intrappolati non riguarda solo il numero delle firme, ma la disciplina di presentazione delle liste e delle candidature. Questa norma è stata interpretata dal Viminale nel senso di intendere per ‘dichiarazione di presentazione’ anche i moduli su cui le liste raccolgono le firme e non solo le dichiarazioni con cui le liste depositano le firme raccolte presso gli uffici elettorali circoscrizionali (tra il 35 e il 34 giorno antecedente la data del voto). Questo vuol dire che oggi +Europa, in caso di apparentamento con il centro-sinistra, dovrebbe scrivere sui moduli i nomi dei candidati nei collegi uninominali concordati tra diverse forze politiche, che non esistono, né possono esistere, visto che giuridicamente il collegamento tra le liste non matura prima del 42 giorno precedente il voto (cioé il 21 gennaio) e le altre forze politiche, che sono esonerate dall’obbligo di raccolta firme, possono stabilire i candidati comuni nell’imminenza del deposito delle candidature, il 34 giorno prima del voto (cioè il 29 gennaio)”.
Il problema delle firme e il libero mercato
Ora, appare quantomeno curioso che Bonino & Co. si lamentino per una norma che prevede, per loro stessa ammissione, che “l numero di firme ora richiesto è simile a quello del 2012, quando a raccogliere non senza difficoltà furono M5S (quanto protestò Grillo per quell’obbligo…), Scelta Civica, Fermare il declino e la lista di Ingroia”. Se non altro perché la lista è composta da così tanti alfieri del libero mercato che sembra quantomeno inopportuno, per loro, continuare a chiedere l’aiutino di Stato al Viminale come hanno fatto in questo periodo.
Di certo è molto più onorevole per Bonino & Co. raccogliere le firme rispetto a far sapere come è andata la trattativa con il Partito Democratico che si è offerto di raccogliere le firme per loro certificando in questo modo l’aleatorietà di una lista che se non è in grado di fare questo, come può essere in grado di partecipare alle elezioni con il necessario radicamento elettorale? D’altro canto la minaccia della corsa in solitaria per la difficoltà nella raccolta delle firme non è l’ultimo dei metodi utilizzati storicamente dai radicali per attirare l’attenzione su di sé durante la campagna elettorale: una strategia che di solito ha portato al successo di far stringere intorno a sé un gran numero di militanti pronto a raccogliere firme per evitare l’ingiustizia. I risultati nel mondo reale invece sono sotto gli occhi di tutti.