Politica

La via delle elezioni se cade il governo Lega-M5S

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-04-27

Il Corriere racconta di rotture insanabili nella maggioranza. Ma in caso di caduta di Conte l’idea di Mattarella…

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Francesco Verderami sul Corriere della Sera oggi racconta uno scenario politico che vede Lega e MoVimento 5 Stelle a un bivio: affrontare la complicata finanziaria che dovrà sterilizzare aumenti dell’IVA per 24 miliardi oppure mollare il governo sempre più litigioso per fare spazio all’uomo della salvezza prossimo venturo (cioè, Mario Draghi come del resto qualcuno già scriveva il 7 marzo 2018).

Il sospetto della congiura è un’accusa che si scambiano reciprocamente gli stessi partiti di maggioranza, convinti di scorgere l’ombra del pugnale persino nella mano dell’alleato. I cinquestelle additano i leghisti d’intendenza col nemico berlusconiano. I leghisti segnalano la contiguità dei cinquestelle con pezzi della magistratura. E insieme vedono fantasmi dappertutto, disegnano allarmati scenari sul «ritorno di Draghi in Italia a fine anno» e sull’avvento di«un uomo nuovo alla guida di un nuovo schieramento».

Il rovescio, spiega Verderami, non arriverebbe per una sconfitta politica visto che i sondaggi danno M5S e Lega con il vento in poppa alle elezioni europee.

Perché il vero scoglio sarà un altro: la Finanziaria. Che dovrà tenere in equilibrio i conti pubblici disastrati, le difficili condizioni economiche del Paese e le aspettative dei mercati a cui si richiedono i soldi per la copertura del debito. «Non ci sono le premesse per affrontare una simile prova», confessa un autorevole esponente dei Cinquestelle, assai vicino a Di Maio. Ed è la stessa ammissione offerta da un dirigente leghista di primo piano, stretto di Salvini, che sospira in preda al panico mentre parla della legge di Stabilità.

Ma c’è un però. E quel però si chiama Sergio Mattarella. Il quale, secondo il retroscena, non ha nessuna intenzione di riprovarci con il governo tecnico dopo essersi scottato con Cottarelli. Quindi in caso di crisi il Quirinale indicherebbe la via delle elezioni, anche se scoppiasse tutto durante i lavori della legge di Bilancio. Tutti al voto, dunque. E muoia Sansone con tutti i piagnistei.

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