La Lega, il M5S e il grande ritorno delle province

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-04-27

L’ultima bozza delle Linee guida per la riforma degli enti locali a cui hanno lavorato Lega e M5S prevede il ritorno all’elezione diretta per l’ente

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L’ultima bozza delle Linee guida per la riforma degli enti locali a cui hanno lavorato Lega e M5S lo prevede esplicitamente: «La Provincia ha un presidente, eletto a suffragio universale dai cittadini dei Comuni che compongono il territorio provinciale, coadiuvato da una giunta da esso nominata». A «coadiuvare» il presidente c’è poi il «Consiglio, avente poteri di indirizzo e controllo, eletto a suffragio universale».

La Lega, il M5S e il grande ritorno delle province

A scoprirlo è oggi Gianni Trovati sul Sole 24 Ore, il quale spiega che se la riforma venisse approvata riaccenderebbero la corsa a circa 2500 posti fra consiglieri, assessori e presidenti. A scriverlo è stato il tavolo tecnico-politico in conferenza Stato-Città istituito dall’ultimo Milleproroghe (articolo 1, comma 2-ter del Dl 91/2018). A guidarlo per la Lega c’è il sottosegretario al Viminale Stefano Candiani; per i Cinque Stelle c’è la viceministra all’Economia Laura Castelli.

Il tavolo tecnico deve fissare punto per punto le Linee guida per la legge delega, che a questo punto sarebbe in buona parte pre-confezionata tagliando i tempi dei decreti attuativi. Il ritorno alle vecchie Province con elezione diretta è il piatto forte della proposta sugli ordinamenti, che per tagliare i costi punta a cancellare ambiti ottimali, enti intermedi e gli altri «organismi comunque denominati» fioriti nel vuoto lasciato dalla debolezza provinciale. Organismi, questi, che gestiscono funzioni e risorse crescenti pur rimanendo del tutto sconosciuti ai cittadini. Dallo stesso cantiere è attesa la riforma di dissesti e pre-dissesti, tema finito al centro della bufera nottura in consiglio dei ministri sul «salva-Roma».

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I dipendenti delle province in soprannumero (Corriere della Sera, 28 agosto 2017)

Con le regole immaginate nella bozza di riforma, il consiglio provinciale non cancellerebbe l’assemblea dei sindaci, cioè l’organo di secondo livello (votato cioè dagli amministratori locali del territorio e non dai cittadini) creato dalla riforma Delrio. E le Province tornerebbero a vivere anche nei territori delle Città metropolitane, affiancate dagli organi della Città che si limiterebbero alle zone davvero metropolitane. Altri posti, altre poltrone. Per una politica affamata.

EDIT:  “Per me le province si tagliano. Punto. Ogni poltronificio per noi deve essere abolito. Efficienza e snellimento, questi devono essere i fari. Questa è la linea del M5S. Per me si tagliano, chiedete alla Lega”, dice Di Maio in una nota. Ma la bozza è seguita anche dalla sottosegretaria all’Economia Laura Castelli.

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