E Brexit sia

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2019-12-14

Boris Johnson ha stravinto e sarà Brexit. La ragione di questa vittoria è che la UE è sentita troppo lontana. E’ avvertita come il mondo della burocrazia, del politically correct, della norme su tutto: dalla dimensione dei cetrioli al fatto che non si può più produrre mozzarelle e formaggio di fossa perché le procedure non …

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Boris Johnson ha stravinto e sarà Brexit. La ragione di questa vittoria è che la UE è sentita troppo lontana. E’ avvertita come il mondo della burocrazia, del politically correct, della norme su tutto: dalla dimensione dei cetrioli al fatto che non si può più produrre mozzarelle e formaggio di fossa perché le procedure non sono asettiche come dovrebbero essere. In ogni caso l’UE senza l’UK non sarà più la stessa. Se vogliamo che l’impalcatura Europea sopravviva (l’Inghilterra, nei prossimi mesi, mostrerà che, almeno nel breve-medio periodo, si vive meglio fuori dall’Europa che dentro), occorre cambiare tutta l’impalcatura Ma è successo questo perché l’idea di Europa è errata? Secondo me no. Perfino il tanto bistrattato Euro è uno strumento fantastico che fa competere fra loro i vari stati europei. Per sopravvivere al globalismo occorre essere competitivi e l’Euro spinge tutti i paesi a rinnovarsi. Ma quali sono i punti forti e i punti deboli della costruzione Europea? Partiamo dai punti deboli:

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– Dovrebbe esserci una regia per evitare che i Paesi rimasti indietro siano eccessivamente penalizzati. L’infame trattamento riservato alla Grecia, di sicuro, non ha aiutato la causa europea.
– Analogamente tutti i Paesi dovrebbero sentirsi uguali. Delle volte sembra ci siano paesi più uguali degli altri (per non fare i nomi, Francia e Germania)
– L’UE è troppo lontana dai bisogni dei cittadini. I politici europei parlano quasi come il Papa: tanti principi enunciati e, quasi sempre, nessuna sostanza sotto. Ora il Papa deve vendere una religione e quindi lo si può capire anche se, visto il fenomeno di de-cattolicizzazione in atto a livello mondiale (sotto la guida di Papa Francesco, il numero di credenti che si dichiarano Cattolici sta collassando), non mi sembra una politica intelligente, astuta ed efficace. I politici europei, infatti, devono capire che devono parlare al cuore della gente. Forse facendo così rischiano di essere un po’ populisti ma è anche l’unico modo per dirigere le masse verso obiettivi a lungo termine. I politici, come i preti, devono vendere sogni. Se vendono piani quinquennali per combattere la CO^2 nell’aria, di sicuro non fanno presa (anche se hanno indicato un obiettivo giusto). Attualmente, per raggiungere degli obiettivi, abbiamo bisogno di testimonials come Greta. E, parafrasando Brecht, beata la terra che non ha bisogno di Grete o di altri eroi-testimonial. Il nocciolo del problema è questo: l’Europa ha smesso di essere un sogno ed è diventata sempre più una fredda burocrazia.

I punti forti sono però molto più importanti:

– Si è creato un’area di pace, di libero scambio, di confronto dove prima c’erano confini e conflitti
– L’Euro ci ha costretto a confrontarci. Senza questo, l’Italia sarebbe stata peggiore. Rispetto a 30 anni fa, si lavora di più e meglio, i servizi pubblici funzionano molto meglio, c’è meno tolleranza ad accettare comportamenti illegali o nepotistici. Perfino i furbetti del quartierino, fino a poco tempo fa osannati in nome dell’Italica furbizia, sono adesso disprezzati. Adesso un ministro ha la carriera infranta se usa la casa di servizio più del dovuto… Il famoso aforisma di Montanelli, che l’unico modo di esseri furbi è il non farlo, incomincia ad attecchire..
– infine il mondo sta diventando globale. Se l’Europa vuole continuare a contare sia economicamente che culturalmente deve avere le dimensioni giuste, altrimenti si rischia di fare la fine delle polis greche o delle città stato rinascimentali conquistate facilmente da grandi imperi Roma e Spagna secoli fa, USA, Cina e Russia adesso)

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Riassumendo la Brexit può essere l’inizio di una lunga agonia, ma potrebbe rappresentare un nuovo inizio. Maggiore solidarietà fra stati, più fatti concreti e meno discorsi buonisti quasi sempre inconcludenti, maggiore attenzione ai bisogni della gente (convincersi che farlo non è populismo di cui vergognarsi), riduzione della burocrazia, incremento della partecipazione politica del singolo cittadino europeo. Insomma, riuscire finalmente a dare un’anima all’ossatura attuale che è troppo finanziaria. Bisogna far sì che i diversi popoli che compongono l’Europa, nel loro intimo, siano orgogliosi a proclamarsi europei!!

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