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Dove sono permessi gli spostamenti tra regioni per le visite ai congiunti
Alessandro D'Amato 15/05/2020
Gli spostamenti tra regioni per le visite ai congiunti saranno permessi in alcune regioni con gli accordi per sconfinare. Nel resto d’Italia saranno quindi ancora proibiti – salvo motivi di necessità, lavoro e salute – almeno fino al 1° giugno
Per adesso le visite ai congiunti fuori regione non sono comprese tra gli spostamenti permessi e non lo saranno nemmeno il 18 maggio, quando il governo si prepara ad allentare ulteriormente le misure della fase 2 dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19. Ma gli spostamenti tra regioni per le visite ai congiunti saranno permessi in alcune regioni, spiega oggi Alessandra Ziniti su Repubblica, con gli accordi per sconfinare: “Famiglie e coppie separate da troppo tempo non possono aspettare il via libera del governo nazionale per passare da una regione all’altra. Il Veneto ha già scelto la strada degli accordi bilaterali. Con Friuli Venezia Giulia e Trentino è già d’accordo: chi abita da una parte e ha congiunti da ritrovare dall’altra può spostarsi serenamente oltre confine”.
Dove sono permessi gli spostamenti tra regioni per le visite ai congiunti
Il Corriere della Sera invece oggi conferma che dal 18 maggio che si torna a circolare liberamente (senza autocertificazione) all’interno della propria Regione. Dopo oltre due mesi,milioni di italiani potranno rivedere gli amici. Ma restano le regole base per scongiurare i contagi: il distanziamento sociale, l’obbligo di usare le mascherine negli ambienti chiusi e quando non è possibile mantenere le distanze e il divieto di uscire di casa in presenza di sintomi da Coronavirus.
Gli spostamenti tra le regioni saranno quindi ancora proibiti – salvo motivi di necessità, lavoro e salute – almeno fino al 1° giugno. Nel decreto in arrivo ci saranno anche le linee guida di Inail e Iss che però potranno essere rimodellate dalle realtà locali. Spiega il Messaggero oggi:
La curva del contagio sta risalendo, non in maniera omogenea ma a macchia di leopardo e ieri sera, durante le conversazioni, più d’uno avrebbe segnalato un nuovo focolaio di rischio nel Molise. Ci sarà quindi un monitoraggio costante che continuerà nelle prossime due settimane, con una scadenza già individuata: giovedì 28 rispetto alle altre riaperture dell’1 giugno, tra le quali i probabili spostamenti tra regioni, attesi da tanti.
Quel giorno il Cts e l’Iss faranno il “tagliando” come dicono, della situazione, con una ricognizione capillare sulle varie aree e zone. Questo significherà che se l’indice R0 dovesse risalire oltre il livello di sicurezza di 0,4-0,5, verrebbero richiuse solo le zone divenute nuovi focolai. Sempre ieri il Cts si sarebbe occupato dei centri estivi, visto che ci sono molte sollecitazioni ma avrebbero escluso di consigliare di riaprirli.
Il pericolo è che l’allentamento del lockdown porti a una seconda ondata dell’epidemia di Coronavirus e che si rischi di tornare indietro rispetto alle misure di apertura nelle regioni.
Lombardia, Liguria, Piemonte e Molise: le quattro regioni a rischio
Il livello di attenzione resta alto soprattutto su Lombardia e Piemonte, ma anche in Liguria che, malgrado un numero di abitanti basso(1,5 milioni), anche ieri ha registrato il numero più elevato di nuovi casi dopo, appunto, le due grandi regioni del nord-ovest. Ma prima di tornare a Lombardia e Piemonte, bisogna valutare un caso che rischia, a sorpresa, di fare scattare qualche campanello d’allarme nella lista dei 21 indicatori: il Molise. Dove un funerale non autorizzato ha innestato un focolaio.
In termini assoluti resta tra i territori con meno casi, 401 (solo la Basilicata con 389 ne ha meno) ma nell’ultima settimana ha mostrato costantemente la percentuale di crescita di casi di coronavirus più alta. Ieri era a più 3,9 per cento, mentre la media italiana è allo 0,4. In questi giorni, dunque, il Molise sta vedendo aumentare i nuovi casi positivi a una velocità dieci volte più alta delle altre regioni. Raccontandola in questo modo, ovviamente, sembra che a Campobasso e Isernia debbano chiudere tutto, però va ricordato che si sta parlando di un focolaio ben conosciuto con 82 casi,sviluppatosi in una comunità ristretta che ha partecipato a un funerale di un cittadino rom; la Regione Molise dovrebbe essere in grado di dimostrare che può rapidamente rintracciare tutti i positivi.
Tra l’altro, su 401 casi totali, solo un paziente è in terapia intensiva e altri 9 negli altri reparti. Il Molise è però l’unica regione italiana che ieri ha visto aumentare il numero degli attualmente positivi, passati da 140 a 231, segnale anche questo che qui l’epidemia s ista accendendo ora, perché in tutti gli altri territori quel dato, che non tiene conto di guariti e deceduti, si sta riducendo. Con questi numeri il Molise rischia di ritrovarsi con un R-T (vale a dire l’indice di trasmissione del virus) alto, attorno a 1, cosa che non avviene ad esempio alla Lombardia, che si trova solo allo 0,53, perché paradossalmente 400 nuovi casi positivi al giorno quando si aggiungono a un totale di 83mila non aggravano quel valore.
La Lombardia però resta in bilico per una crescita costante dei nuovi casi, da sola vale quasi quanto tutto il resto d’Italia e anche perché sui tamponi continua a mostrare ritardi. Segnali negativi dal Piemonte, con altri 169 casi in un solo giorno, ma la Regione almeno sta riducendo costantemente il tasso di ospedalizzazione.