Quello che sappiamo dei “pirati migranti” della El Hiblu 1

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-03-27

Una nave mercantile stava facendo rotta verso la Libia dopo aver soccorso dei migranti in difficoltà nel Mediterraneo. Ad un certo punto il transponder è stato spento e stando a quanto si sa i migranti avrebbero preso il controllo della nave invertendo la rotta

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«C’è in corso un’ipotesi di dirottamento di un mercantile che stava arrivando in Libia dopo aver soccorso migranti e che invece ora sta dirigendosi a nord, verso Malta o Lampedusa».  Così il ministro dell’Interno Matteo Salvini parlando di una vicenda dai contorni ancora poco chiari, quella del mercantile El Hiblu 1, che dopo un intervento di salvataggio in zona Sar libica stava facendo rotta su Tripoli.

Cosa è successo alla El Hiblu 1

Da quel poco che si sa l’imbarcazione aveva soccorso un gruppo di migranti al largo delle coste libiche ieri pomeriggio. «Non siamo più ai soccorsi, sarebbe il primo atto di pirateria in alto mare, con migranti che hanno dirottato il mercantile che era arrivato a 6 miglia dalla costa libica. Sappiano che l’Italia la vedranno col cannocchiale». La El Hiblu è un mercantile di 52 metri battente bandiera di Palau.

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La situazione non è chiara. Ieri la nave era in vista del porto di Tripoli, pare mancassero poche miglia all’approdo. L’ultimo contatto con il transponder satellitare registrato sul sito Marine Traffic risale a 12 ore fa quindi all’incirca alle 4 della mattina di oggi (27 marzo).

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Il tracciato della rotta di ieri, sempre dal sito Marine Traffic mostra che dopo le operazioni di soccorso (secondo Sergio Scandura di Radio Radicale sono stati tratti in salvo circa 100 migranti) il mercantile una volta riaccesi i motori ha prima fatto rotta verso nord e poi ha fermato nuovamente le macchine (verso le 10 di sera di ieri) e ha ripreso la rotta verso la Libia.

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Al momento attuale non è chiaro se ci siano state due distinte operazioni di salvataggio – con la seconda più a Nord – oppure se ad un certo punto l’imbarcazione ha invertito la rotta, magari dopo aver ricevuto l’ordine di dirigersi verso Tripoli (e ricordiamo che la Libia non è da ritenersi un porto sicuro). In quest’ultima ipotesi è possibile che i migranti avendo visto sfumare la speranza di sbarcare in un porto italiano (o maltese) abbiano deciso di prendere il controllo dell’imbarcazione e dopo diverse ore siano riusciti effettivamente a invertire nuovamente la rotta.

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Fino alla comunicazione dell’ultimo segnale satellitare però l’imbarcazione non sembrava stesse rallentando (i motori risultavano accesi e la nave in navigazione), il transponder sarebbe quindi stato spento prima del presunto dirottamento, magari per far perdere le proprie tracce. Non è la prima volta che viene lanciato l’allarme dirottamento di una nave da parte dei migranti. A luglio del 2018 Toninelli ci rendeva edotti delle vicende del rimorchiatore (che il ministro definì incrociatore) battente bandiera italiana Vos Thalassa. Anche in quel caso Salvini “chiuse i porti” ma i migranti sbarcarono lo stesso. E successivamente l’armatore ridimensionò molto la storia del dirottamento. È infine possibile che non ci sia alcun dirottamento in corso ma che sia stato attivato – per ragioni che non sono note – il SSAS, ovvero lo Ship Security Alert System, il sistema di sicurezza antipirateria che segnala tentativi di dirottamento. Si tratta di un allarme silenzioso che invia un segnale satellitare all’armatore e allo stato bandiera che poi provvede ad avvertire le autorità locali per l’invio di soccorsi.

Leggi sull’argomento: L’ipotesi di sequestro di persona per i migranti della Sea Watch 3. Chi potrebbero essere gli indagati?

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