Di Maio superministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-05-21

Luigi Di Maio esce dalla cabina elettorale nei panni di Super Ministro: per lui il MoVimento 5 Stelle chiede il Ministero dello Sviluppo economico con dentro il Ministero del Lavoro. Ce la farà l’eroe del popolo a portare a casa il risultato?

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Manca davvero poco al varo del governo del cambiamento Lega-MoVimento 5 Stelle con tanto di premier non eletto dal popolo d’ordinanza. Visto che il Premier pare sarà Giuseppe Conte tutti si interrogano sul ruolo che avranno Matteo Salvini e Luigi Di Maio in seno alla compagine di governo. Per il leader leghista si parla del Ministero dell’Interno mentre per il Capo Politico del M5S si scomodano i superlativi e la creazione di un superministero.

Luigi Di Maio, il superministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico

L’idea di fondo è che sia il ministero del Lavoro – un ministero chiave per la partita del Reddito di Cittadinanza – che quello dello Sviluppo Economico debbano andare ai 5 Stelle. Ieri Di Maio l’ha detto chiaramente a margine di un comizio a Teramo: «Abbiamo chiesto che il ministero dello Sviluppo economico con dentro quello del Lavoro sia un super ministero per risolvere i problemi degli italiani e che vada al Movimento 5 stelle». E del resto sul tavolo del Ministero che fino ad oggi è quello di Carlo Calenda ci sono importanti vertenze: una su tutte quella dell’Ilva di Taranto che come è noto, il MoVimento 5 Stelle vorrebbe far chiudere, con buona pace dei sindacati che vorrebbero invece salvaguardare gli attuali livelli occupazionali (circa 15mila addetti).

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Libero ha preso bene la notizia di Di Maio ministro del Lavoro

Di Maio ha detto che «il ministero dello Sviluppo, con dentro il Lavoro deve andare ai 5 Stelle». Non due ministeri distinti ma un superministero che li contenga entrambi. Di per sé la possibilità di accorpare due ministeri non è una novità, in fondo il ministero dell’Economia e delle Finanze è il frutto dell’unificazione del Ministero del Tesoro con il Ministero del Bilancio avvenuta nel 1998. Tecnicamente quindi è possibile farlo, così come è possibile che un unico ministro sia alla guida di due ministeri importanti, benché separati.  Anzi qualcuno l’ha già fatto in passato: l’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che dal 1996 ricoprì sia la carica di Ministro del Tesoro che che quello di Ministro del bilancio e della programmazione economica senza però creare il superministero. E con tutto il rispetto per Di Maio e la sua buona volontà Ciampi era un tecnico – e un politico – di tutt’altro spessore.

Come i crea il super ministero di Luigi Di Maio?

Ed è questo l’interrogativo del momento. Luigi Di Maio sarà alla guida di due distinti dicasteri, con due staff e due capi di gabinetto o si procederà all’accorpamento? La prima ipotesi è senza dubbio la più semplice, anche se si tratterebbe in ogni caso di un enorme mole di lavoro che graverebbe sulle spalle di Di Maio che al tempo stesso – in quanto Capo Politico del MoVimento – dovrebbe anche farsi carico delle complicate e sicuramente necessarie operazioni di mediazione con l’alleato leghista. Il tutto senza contare che dal punto di vista tecnico le competenze dei due ministeri sono molto diverse e vengono a coincidere unicamente al tavolo delle trattative sulle crisi industriali (come ad esempio quella dell’ILVA di Taranto). Per il resto il Lavoro si occupa di tutela dei lavoratori e ammortizzatori sociali mentre il MISE di tematiche come gli investimenti strategici, il commercio estero, l’industria 4.0 e così via.

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Per accorpare i due ministeri invece la procedura è più complessa e richiederebbe – aspetto non secondario – un decreto del Consiglio dei Ministri. Ed è interessante che un atto formale così importante non venga menzionato nel Contratto di Governo stipulato tra le parti. Anzi, in un passaggio del Contratto – quello sulla “banca per gli investimenti” è scritto ad esempio che la “banca” verrebbe posta sotto la «supervisione di un organismo di controllo pubblico nel quale siano presenti il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Ministero dello sviluppo economico». Da nessuna parte invece si parla di un eventuale accorpamento, anzi, il MISE viene menzionato non solo per la cabina di regia sulla “banca degli investimenti” ma anche per la sinergia necessaria dopo la creazione del Ministero del Turismo (evidentemente separandolo da quello dei Beni Culturali).

 

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Le pacate reazioni dei renziani

La transizione dallo schema a due ministeri a quello “unificato”  potrebbe essere più lunga del previsto anche in considerazione del peso delle due strutture amministrative e burocratiche e della diversità delle competenze. C’è anche da chiedersi se Di Maio sia poi in grado di gestire i complessi dossier sul tavolo del nuovissimo super ministero. Un compito che già di per sé sarebbe difficile e che non è certo reso facile dal fatto che il governo abbia messo sul tavolo del Ministero del Lavoro tre dossier importanti come il Reddito di Cittadinanza, la riforma della Fornero e l’abolizione del Jobs Act.

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