E Di Maio per ripicca non ricandiderà Di Battista

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-04

Ora nel giro ristretto di Di Maio la sola idea che «Ale» possa essere ricandidato appare lunare. «Luigi è rimasto malissimo —conferma un esponente del governo —. Come si fa a schierarsi con Paragone, che ha definito Di Maio “il nulla”?»

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Lo status su Facebook con cui ieri Alessandro Di Battista ha deciso di farci sapere cosa pensava dell’omicidio di Soleimani ordinato dal suo ex “miglior presidente degli USA di sempre” Donald Trump è la punta dell’iceberg dello scontro aperto ai vertici del MoVimento 5 Stelle, dove dalle parti di Di Maio l’uscita del Dibba è vista malissimo:

Si disse che fossero pronti a tornare in piazza a braccetto, si scrisse che «Alessandro» aveva ottenuto da «Luigi» carta bianca per muoversi in assoluta autonomia. Poi è nato il governo giallorosso. Di Battista (che tifava per la pacificazione con Salvini) è rimasto fuori e l’eterna disfida tra i Dioscuri stellati è ripartita sottotraccia. Finché, due giorni fa, ecco che il «guerriero» delle origini movimentiste sgancia la bomba, dichiara via web il suo appoggio incondizionato all’espulso Gianluigi Paragone e riapre il duello con il capo politico.

Alessandro ha evocato la scissione e di fatto si è messo fuori, segno che punta a far saltare il governo — si sfogano i parlamentari vicini a Di Maio — Vuole far male al Movimento». L’ordine del ministro degli Esteri è ignorarlo. Ma per quanto il leader fa sapere che se lo aspettava, il tradimento dell’amico di un tempo brucia, aggiunge caos al caos e rende plasticamente evidente la scomposizione dei 5 Stelle. Chi crede nel capo politico e tifa per il Conte bis, spera che Di Battista si penta e faccia pubblica ammenda. Ma non succederà.

L’ex deputato ha confidato agli amici che continuerà a sostenere Paragone e le sue tesi sovraniste: «Difendo un amico del quale condivido le idee politiche». E anche se sta facendo i bagagli per l’Iran, dove resterà per diverse settimane, non pare intenzionato ad arrendersi ai diktat dei vertici: «Io non abbozzo, anche da fuori continuerò a farmi sentire e a criticare, quando serve».

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Ecco perché, racconta sempre il Corriere, l’intenzione ai piani alti è quella di non ricandidare il Dibba:

In pochi giorni è cambiato tutto. Ora nel giro ristretto di Di Maio la sola idea che «Ale» possa essere ricandidato appare lunare. «Luigi è rimasto malissimo —conferma un esponente del governo —. Come si fa a schierarsi con Paragone, che ha definito Di Maio “il nulla”?».

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