Di Maio: ok alla Festa dell’Unità ma senza Renzi

di dipocheparole

Pubblicato il 2018-07-20

Il ministro avrebbe accettato di presenziare. Ma non vuole il contraddittorio

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L’affaire Di Maio alla Festa dell’Unità si ingrossa. Ieri ne aveva parlato Carlo Bertini sulla Stampa, oggi ancora lui fa sapere che l’ipotesi di invito ha trovato il gradimento del ministro del Lavoro e dello Sviluppo, che però non ha alcuna intenzione di partecipare a dibattiti. Peccato, perché c’è una fila lunga così di gente che non vede l’ora di parlarci faccia a faccia. Soprattutto uno:

Il primo è Matteo Renzi, che già lo chiamò a duello su La7 e che volentieri incrocerebbe le spade, a detta dei suoi, anche sul parterre della Festa. «Di Maio all’ultimo momento rifiutò un confronto televisivo con Matteo Renzi. Ecco, se ora ha cambiato idea, venga a Ravenna per un faccia a faccia con l’ex segretario Pd», lo provoca il capogruppo al Senato Andrea Marcucci.

Con un sottotesto che suona come altolà a Martina, diffidato dall’offrire una passerella al vicepremier o dal concedere un diritto di scelta sullo sparring partner con cui duellare in pubblico. E soprattutto dal trasformare l’iniziativa nell’avvio «di un rapporto di alleanza con il M5S». Peccato che Di Maio non abbia intenzione alcuna di misurarsi con Renzi, «per lui è il passato», dicono i suoi, che invece non escludono affatto un «sì grazie» del vicepremier all’invito del Pd per un confronto pubblico alla festa di partito.

luigi di maio legittima difesa reato da potenziare

Ecco che quindi l’ipotesi più probabile – ovvero che alla fine non se ne faccia nulla – diventa sempre più concreta.

E allora «un bel confronto Di Maio-Calenda sarebbe l’ideale», twitta Luciano Nobili. Sulla sponda opposta all’ex ministro dello Sviluppo, uno che invece al dialogo con i grillini ci tiene è Andrea Orlando, che volentieri salirebbe sul palco a discutere con Di Maio. Anche se non ci spera, perché «non credo accetterà l’invito se non sarà da solo in campo». E via così, nessuno si tirerebbe indietro, in teoria, visto che ogni big ed ex big Pd giocherebbe in casa.

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