Di Maio scopre le virtù del giornalismo (quando non lo riguarda)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-10-25

Il vicepremier pubblica uno spezzone della conferenza stampa di Moscovici in difficoltà e va all’attacco. Vediamo cosa c’è di sbagliato in quello che dice

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Oggi Luigi Di Maio ha improvvisamente scoperto le virtù del giornalismo quando non riguarda lui e sulla sua pagina Facebook ha pubblicato grabbato un video di Askanews in cui si dà conto di un interessante botta e risposta in conferenza stampa al Parlamento Europeo quando il corrispondente da Bruxelles del Corriere della Sera Ivo Caizzi ha ricordato a Pierre Moscovici un’intervista rilasciata nell’aprile 2013 al New York Times: «Lei quando era ministro delle Finanze non rispettò la regola del 3%, criticò i tecnocrati della commissione “per la loro visione dominante neoliberale e ortodossa mentre io sono un socialista, un socialdemocratico, facciamo le elezioni, abbiamo delle scelte politiche e difendiamo la nostra strada”. Sembra di sentir parlare Salvini o Di Maio, come spiega questo cambio di idee in così poco tempo?».

Di Maio scopre le virtù del giornalismo (quando non lo riguarda)

La domanda è ovviamente ben posta e l’attuale commissario UE risponde spiegando che quell’intervista risale alla campagna elettorale (quale? l’articolo è del 29 aprile 2013, le elezioni in Francia si erano tenute nel 2012, le Europee ci sarebbero state l’anno dopo) e  continua: “Allora vorrei dire due cose: la prima è che la Francia ha vissuto per dieci anni in deficit eccessivo. La seconda è che quando sono diventato ministro delle Finanze sono stato quello che ha ridotto più di tutti in quindici anni il deficit, sia nominale che strutturale. E questo perché sono convinto che il debito pubblico sia nemico dell’economia e nemico del popolo”. Anche nell’intervista sul New York Times “incriminata” Moscovici esordiva così: “La Francia ha troppo debito. Dobbiamo ridurre i deficit per mantenere la nostra sovranità e la nostra credibilità”.

Di Maio però contesta il ragionamento del commissario:

Moscovici si dimentica però di dire che con lui alle redini dell’economia francese il loro debito pubblico è aumentato passando da 89,5% sul PIL al 94,8% sul PIL, per arrivare al 97% sul PIL attuale. C’è qualcosa che non torna nel suo ragionamento quando dice che il debito pubblico è il nemico del popolo. L’Italia, con la Manovra del Popolo, rivendica il diritto a fare quello che in passato hanno fatto la Francia e altri Paesi europei.

E qui in primo luogo non si possono che registrare dei passi avanti. Di Maio evita infatti di citare la tabella che ha citato qualche tempo fa per accusare Moscovici di avere il deficit alto perché deve aver finalmente compreso che in realtà lo smentisce e conferma quanto detto dall’ex ministro delle Finanze: con lui al timone il rapporto deficit/PIL della Francia si è abbassato.

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Purtroppo Di Maio utilizza un altro argomento che gli dà torto: è vero che il debito pubblico francese è passato da 89,5% sul PIL al 94,8% sul PIL, per arrivare al 97% sul PIL attuale, ma l’altra faccia di questo ragionamento, che ne completa il quadro logico e che il ministro omette perché sta facendo propaganda e non politica è che  il rapporto debito/pil dei nostri cugini è sotto il 100%, 97% per l’esattezza, mentre il nostro è 131,8% nel 2017. In valori nominali la Francia ha uno stock di debito di circa 1900 miliardi, l’Italia 2341. Il nostro dal 2012 è aumentato più di quello francese: era al 123,4. Minori tassi sul debito e minore stock di debito e si spiega perché loro possono e noi no.

Gli investimenti di Di Maio

Ma la parte più interessante è quella successiva: Di Maio dice che punta sugli investimenti, nella tabella del Sole 24 Ore sono segnalati gli stanziamenti aggiuntivi e le coperture nei nuovi conti della manovra, dove si vede in realtà dove va la gran parte di quei soldi:

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I conti della manovra (Il Sole 24 Ore, 17 ottobre 2018)

Nella Manovra del Popolo ci sono due miliardi di investimenti pubblici nazionali e 1,2 miliardi di investimenti pubblici locali. Ma a leggere bene, Di Maio non parlava solo di quelli. E così ci si accorge che la frase: «Noi vogliamo abbattere il debito puntando sugli investimenti, sulle persone e sulle imprese, non tagliando i diritti delle persone come è stato imposto all’Italia in passato. Questa manovra è stata scritta a Roma, non a Bruxelles» è un bello slogan, che a leggere bene è senza senso.

Leggi sull’argomento: Facciamo come il Mississippi: il reddito di cittadinanza con l’APP

 

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