Da dove arriva la mossa di Di Maio contro Salvini sulla Sea Watch

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-01-05

Luigi Di Maio è diventato più buono? Cosa c’è dietro all’offerta non concordata con il Capitano di accogliere donne e bambini ora infreddoliti sull’imbarcazione in acque maltesi? Molti calcoli elettorali e pochi sentimenti

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La mossa di Luigi Di Maio sullo sbarco dalla SeaWatch 3 e dalla SeaEye di donne e bambini non era concordata con Matteo Salvini. Il vicepresidente del Consiglio si è mosso di concerto con il premier Giuseppe Conte mentre il ministro dell’Interno ieri ha ribadito via Facebook che lui non cambia idea sul punto, qualunque cosa voglia significare.

Di Maio e le donne e i bambini da far sbarcare da SeaWatch

«In Italia non entra nessuno che non abbia diritto: giusto salvare le vite, ma la mia linea non cambia», ha ribadito Salvini a Montesilvano dove partecipava alla campagna elettorale per il governatore dell’Abruzzo. E pazienza se la frase di Salvini è un esempio perfetto di bispensiero: se lui non ha cambiato idea i naufraghi della Seawatch non dovrebbero sbarcare, ma se lui non cambia idea come si salvano le vite? Il colpo di scena nell’ultimo braccio di ferro innescato con le ong, racconta oggi Repubblica, non lo ha affatto digerito. Non intende aprire una crisi di governo per questa vicenda, alla quale dà una lettura politica tutta a tinte 5 Stelle. «Hanno dei problemi al loro interno, è evidente, soprattutto nella tenuta dei senatori» è stato il commento privato con chi lo ha avvicinato in serata. E il riferimento è al dissenso montante sul caso decreto sicurezza e sindaci.

di maio donne bambini seawatch

E che Di Maio abbia agito all’insaputa della Lega lo testimoniano le decine di commenti che sulla sua pagina Facebook contestano la decisione presa ieri, con i soliti argomenti “sovranisti” che lo invitano a farsi una tessera del PD, a prendere per par condicio in carico anche i terremotati, a ricordare che donne e bambini “muoiono dappertutto”, quindi è inutile darsi tanta pena e così via, in un tripudio di avariata umanità che meriterebbe di assaggiare quello che gli altri sono costrett a vivere prima di parlare a vanvera.

Perché Di Maio ha preso donne e bambini dalla SeaWatch

Ma perché Di Maio si è improvvisamente mosso così nei confronti di Malta? Il Messaggero offre una ricostruzione dell’accaduto che dipinge un vicepremier pressato da una base in ebollizione per la vicenda della rivolta dei sindaci sul decreto sicurezza, e che per questo nel pomeriggio di ieri alza il telefono e chiama Giuseppe Conte:

Il presidente del Consiglio attende dai due vice un segnale che gli permetta di rispondere alle richieste dell’Europa e del commissario per l’immigrazione Dimitri Avramopoulos. Di Maio coglie l’occasione al volo: «Prendiamo donne e bambini, ma sbarcano a Malta» è la linea del vicepremier grillino che prende le distanze dall’alleato in Italia affinché in Europa si sappia che M5S e Lega non sono la stessa cosa.

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Una presa di distanza dalla Lega importante. Specie alla vigilia degli incontri che Di Maio avrà nei prossimi giorni a Bruxelles per preparare le alleanze necessarie per la campagna elettorale europea. Sette migranti in tutto da accogliere tra donne e bambini.Poca cosa, ma è la prima volta che Di Maio osa contraddire in pubblico il vicepremier leghista che continua la sua incessante caccia al migrante attaccando a testa bassa i sindaci che mettono in discussione il suo decreto, e ignorando del tutto la disponibilità del presidente del Consiglio ad incontrare il vertice dell’Anci.

In questa partita un ruolo lo avrebbe giocato anche quella parte del MoVimento 5 Stelle che ha contestato il decreto sicurezza e che di fronte alle mosse di De Magistris e Orlando è tornato a trovare forza. Come ad esempio il senatore Matteo Mantero, che ieri è tornato a definire come incostituzionale e stupido il decreto sicurezza di cui non aveva votato la fiducia.

I sindaci M5S contro Di Maio (tranne due)

O come i sindaci di Livorno e Civitavecchia, Nogarin e Cozzolino, che hanno criticato il decreto Salvini ieri con parole inequivocabili. Senza però ricevere sponda dalle due più importanti sindache a 5 Stelle, ovvero Virginia Raggi e Chiara Appendino. A Torino e a Roma nelle scorse settimane i consigli comunali hanno approvato mozioni che impegnavano le prime cittadine a contestare il decreto sicurezza nei suoi aspetti più cruenti, ma il dinamico duo che sta riducendo così la Capitale e il capoluogo del Piemonte si è fatto allegramente gli affaracci suoi, restando in religioso silenzio anche ieri.

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Il motivo è assolutamente comprensibile: visto come stanno amministrando le città e quello che si vede in particolare a Roma tentando di girare per la città senza maschera antigas e teletrasporto, mettersi a contestare chi ti tiene ancora lì nonostante la manifesta incapacità di gestire la situazione non è il caso. Potrebbe andarci di mezzo la poltrona.

Leggi sull’argomento: Seawatch, la generosa offerta di Di Maio a Malta (solo per donne e bambini)

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