La guerra di Di Maio a Conte sulla lotta all’evasione fiscale

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-10-17

Il Capo Politico del M5S vuole colpire soprattutto i grandi evasori, il Presidente del Consiglio punta ad una lotta totale contro l’evasione per far emergere l’economia sommersa. E mentre Di Maio si erge a paladino dei commercianti e dei piccoli artigiani l’ISTAT certifica che il grosso del sommerso viene proprio da lì

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Sulla lotta all’evasione Giuseppe Conte e Luigi Di Maio la pensano diversamente? A quanto pare la risposta è sì perché da alcuni giorni il ministro degli Esteri continua a spiegare con video e dirette su Facebook che il programma di contrasto all’evasione fiscale che il governo Conte Bis intende mettere in campo non c’è l’intenzione di punire commercianti o piccoli artigiani. Per Luigi Di Maio «in Italia bisogna combattere contro la GRANDE EVASIONE, non contro il commerciante. Io non accetto che si criminalizzino certe categorie. Prima della multa sul Pos bisogna abbassare le commissioni delle BANCHE».

Di Maio vuole difendere i piccoli evasori?

Ora è chiaro che da una parte il Capo Politico del M5S vuole rassicurare appunto commercianti e bottegai sul fatto che non solo loro l’obiettivo della lotta all’evasione. Perché – diceva Di Maio un paio di giorni fa – lo Stato «ha sempre fatto il debole con i forti e il forte con i deboli, anche sull’evasione fiscale» e che «è troppo facile accanirsi su un commerciante o su un piccolo artigiano che si spezzano la schiena per la propria famiglia e i propri figli». E sulla lotta ai “grandi evasori” Di Maio può contare senza dubbio sull’appoggio del direttore del Fatto Marco Travaglio.

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Al contrario il Presidente del Consiglio lo stesso giorni aveva parlato di lotta senza quartiere all’evasione fiscale, senza fare alcun distinguo. E soprattutto in un video pubblicato il 15 ottobre Conte ha parlato di  un “patto con gli italiani” per andare «a recuperare e far emergere l’economia sommersa».

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Fonte: ISTAT

Il sommerso e la sotto-dichiarazione sono due fenomeni che secondo l’ISTAT in Italia valgono 192 miliardi di euro. Sotto-dichiarazione e impiego di lavoro irregolare valgono da soli 176 miliardi di euro, a questi vanno aggiunti i proventi delle attività illegali che per ovvi motivi non possono “emergere” ed essere regolarizzate.

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Ed è proprio l’Istituto nazionale di statistica a dire che il 41,7% del sommerso economico si concentra nel settore del Commercio all’ingrosso e al dettaglio, trasporti e magazzinaggio, attività di alloggio e ristorazione, dove si genera il 21,4% del valore aggiunto totale. Non esattamente i grandi evasori che portano all’estero i milioni ma proprio quei commercianti e negozianti che Di Maio dice di voler proteggere dallo Stato. «Lotteremo contro l’evasione fiscale come mai fatto prima. Non posso accettare che gli italiani onesti paghino più tasse per colpa di coloro che non le pagano affatto», aveva detto Conte, e senza dubbio gli incentivi all’utilizzo della moneta elettronica e i pagamenti digitali non servono per colpire i “grandi evasori”.

La battaglia di Conte contro tutta l’evasione fiscale

Nell’intervista pubblicata oggi dal Fatto Quotidiano il premier lo ha detto chiaro: «nessuna forza politica di questo governo intende difendere l’evasione, grande o piccola che sia». Un principio sul quale, dice Conte, anche il MoVimento 5 Stelle è d’accordo. A giudicare da quello che ha detto Di Maio nella sua diretta questa mattina verrebbe da dire: mica tanto. Perché per il ministro degli Esteri la priorità rimane quella di combattere contro la grande evasione, non contro il commerciante.

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Anche se Conte ha esplicitamente detto che «non possiamo penalizzare nessuna categoria di lavoratori, professionisti compresi» per il Capo Politico del M5S la situazione è diversa perché «non possiamo pensare che il simbolo dell’evasione sia l’elettricista, l’idraulico o il tassista, io non ci sto a scatenare la guerra tra i poveri». Secondo Di Maio l’Italia ha miliardi di euro di evasione perché ci sono «soggetti che hanno portato fuori dal Paese milioni di euro» e che poi li hanno fatti rientrare con scudi fiscali. Ma quei capitali “scudati” con i condoni non sono più aggredibili dal Fisco. Ed è senz’altro vero che c’è chi evade di più e chi evade di meno. Ma dal punto di vista del cittadino che paga onestamente le tasse che differenza c’è? Vedrà sempre che c’è qualcuno che evade. Chissà se lo capirà anche Di Maio.

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