Di Maio arrabbiato per il ritorno di Di Battista

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-05-05

Che cosa accadrebbe invece se dopo le Europee il M5S finisse kaputt?

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L’annuncio del ritorno di Alessandro Di Battista, che oggi insidia Luigi Di Maio, non è piaciuto per nulla al vicepremier. Perché arriva proprio mentre il MoVimento 5 Stelle tenta di ricucire i rapporti con la Lega e perché mette in discussione il suo ruolo all’interno del M5S. Proprio nel momento più difficile:

Il vero punto è che la sortita di Dibba rischia di logorare anzitempo la leadership del capo politico, che al tavolo delle Europee ha puntato quasi tutte le sue fiches per restare al timone del Movimento. Il momento è delicato. C’è bisogno di fare squadra. E perciò tra gli uomini vicini al vicepremier grillino, è giocoforza esorcizzare il fantasma del rivale pronto a tornare già da «settembre o ottobre».

«Il governo – assicura il sottosegretario alla Pa del M5s, Mattia Fantinati – durerà altri 4 anni, come ha detto Di Battista. La sua disponibilità a ricandidarsi mi rende felice perché Alessandro è una forza della natura». Blindare il leader per blindare il governo, dunque. «Non c’è nessun derby tra Ale e Luigi – assicura il senatore Gianluigi Paragone – se Dibba ha voglia di rimettere gli scarpini può farlo in ogni momento perché il M5S è casa sua».

Eppure la domanda di fondo resta ancora inevasa. Che cosa accadrebbe invece se dopo le Europee il M5S finisse kaputt?

Dibba resterebbe in panchina anche in quel caso? «Non alimentiamo stupidi dualismi. Un capo politico già ce l’abbiamo – chiude Fantinati – e, soprattutto, siamo l’unico movimento politico dove i leader sono a servizio delle idee, non viceversa. A noi interessano i valori del M5s. Non c’è tempo da perdere nei personalismi». Il punto vero però è che i leader politici sono come gli allenatori di calcio: dipendono dai risultati. E lo sa bene anche Luigi Di Maio.

«Se il 26 maggio dovessimo prendere poco più del 20% ed essere superati dal Pd – ragionano fonti vicine al capo politico–saremmo in presenza di un verdetto politico sulla leadership di Luigi. Che è bravissimo e ha dato tanto, ma sarebbe comunque colui che ci ha portato in pochi mesi dal 40 al20%. Il rimpasto sarebbe inevitabile, il governo diventerebbe a trazione leghista. Impossibile non essere messi in discussione, dopo un risultato del genere».

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