A che gioco sta giocando Di Maio?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-08-27

Chi è che sta bloccando la trattativa con il Partito Democratico? Manca poco alla scadenza dell’ultimatum dato dal PD al M5S e appare sempre con maggiore evidenza che il principale ostacolo ad un Conte bis o ad un governo “giallorosso” è proprio il Capo Politico del M5S

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La trattativa del MoVimento 5 Stelle con il PD è bloccata dopo che è saltato il vertice in programma tra le due delegazioni per questa mattina alle 11. Il Partito Democratico ha dato un ultimatum: entro le 16 il M5S dovrà dare una risposta sulla prosecuzione del confronto. Ma cosa o chi impedisce che si raggiunga un accordo?

Chi blocca l’accordo con il Partito Democratico?

Le maggiori resistenze sembrano essere in questo ore proprio all’interno del M5S che del PD. Ma su cosa? «Il punto non è Conte e già questa mi sembra un’ottima notizia, un grandissimo passo avanti» ha detto ai cronisti il capogruppo M5S alla Camera Francesco D’Uva. Anche il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli ha detto all’inviata de La 7 che «non possono essere i nomi i nodi» segno che il PD avrebbe ormai digerito l’eventualità di un Conte-bis. La questione non sarebbe quindi tanto la casella del Viminale che secondo alcune ricostruzioni Di Maio vorrebbe per sé ma che in una logica di alleanza dovrebbe andare al partito che non esprime il premier (che dovrebbe essere il M5S). Chi sostituirà Salvini?

di maio trattativa pd m5s conte - 2

Mentre Roberta Lombardi scrive che Luigi Di Maio non è tipo da anteporre se stesso all’interesse del Paese Alessandro Di Battista è tornato a picchiare il PD sui soliti temi cari al descamisado: lobby, cemento, autostrade e Benetton. Un’apertura che la Lega ha colto al balzo con una dichiarazione di Massimiliano Romeo: «taglio dei parlamentari, revoca delle concessioni autostradali a chi è inadempiente, riforma dello sport (già approvata) e contrasto a lobby e poteri occulti, da Bibbiano ai banchieri corrotti. La Lega c’era, c’è e ci sarà». Niente di più di quello che ha già detto Salvini in Senato durante lo showdown con Conte. Interessante come nessuno nel M5S invece stia rivendicando un Ministero di peso come quello dell’Economia, evidentemente è comodo avere un ministro “terzo” o “altro” per potersi lagnare che quel cattivone del MEF non dà abbastanza soldi per realizzare tutte le promesse.

I tre fronti su cui è impegnato Di Maio

Mano a mano che passano le ore appare più evidente che l’ostacolo principale ad un governo con il Partito Democratico è Luigi Di Maio. Il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle è impegnato su tre fronti: la trattativa con il PD sui temi (ma anche sulle poltrone), la trattativa con i suoi parlamentari (per tenere assieme quelli che vorrebbero tornare con la Lega, però visti i numeri gli toccherebbe farlo assieme a Giorgia Meloni) e quella molto più sottotraccia con il premier uscente Giuseppe Conte. Di Maio non ha nessuna intenzione di cedere la leadership all’Avvocato del Popolo che soprattutto dopo il discorso al Senato della settimana scorsa lo ha superato nei sondaggi come guida per il partito fondato da Grillo e Casaleggio.

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Secondo quanto emerso da una ricerca condotta da Roberto Baldassari Conte sarebbe un’opzione più che credibile nel dualismo Di Maio-Di Battista. Nel rispondere alla domanda su chi possa essere il leader del Movimento, la vittoria di Conte è schiacciante: l’ex premier raccoglie il 67,4% dei consensi, Luigi Di Maio il 14,3% e Alessandro Di Battista il 13,9%. Nelle orecchie di Luigi Di Maio suonano anche le sirene tentatrici del Carroccio che è arrivato addirittura a proporgli di diventare Presidente del Consiglio. Ma il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle non tiene conto che il tempo stringe. Al di là dell’ultimatum del PD questa sera iniziano le consultazioni al Quirinale. Qualora la trattativa con i Dem non si sbloccasse Di Maio si troverebbe nella non facile posizione di dover spiegare al Presidente della Repubblica che tutto è saltato perché aveva paura di perdere potere all’interno nel suo partito e perché ha continuato a chiedere il Ministero dell’Interno. Fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che negli incontri alla presenza di Conte non è mai stata fatta la richiesta di Di Maio al Viminale, una dichiarazione che dimostra la tensione tra Conte e il Capo Politico del M5S. Di Maio è in un vicolo cieco, e non lo potrà salvare il PD o un voto su Rousseau: dovrà decidere cosa vuole fare da grande, per il bene del Paese. Ce la farà?

Foto copertina via Facebook.com

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