Ma chi sarà mai il “nemico interno” del M5S che ha fatto fuori Di Maio?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-01-23

Ieri ha mollato la carica di Capo Politico del MoVimento 5 Stelle con un drammatico richiamo al “nemico interno”. Senza fare nomi, come nella tradizione cinquantennale di potere della Democrazia Cristiana nella Prima Repubblica, ma con un obiettivo ben preciso:  «c’è chi è stato nelle retrovie e senza prendersi responsabilità è uscito allo scoperto solo per pugnalare alle spalle». Secondo voi con chi ce l’aveva?

article-post

«Abbiamo tanti nemici, qualcuno che resiste e che ci fa la guerra. Ma nessuna forza politica è mai stata sconfitta dall’esterno. I peggiori nemici sono quelli che al nostro interno lavorano non per il gruppo ma per la loro visibilità»: ieri Luigi Di Maio ha mollato la carica di Capo Politico del MoVimento 5 Stelle con un drammatico richiamo al “nemico interno”. Senza fare nomi, come nella tradizione cinquantennale di potere della Democrazia Cristiana nella Prima Repubblica, ma con un obiettivo ben preciso:  «c’è chi è stato nelle retrovie e senza prendersi responsabilità è uscito allo scoperto solo per pugnalare alle spalle».

Il “nemico interno” del M5S che ha fatto fuori Di Maio

E ancora: «Pochi hanno lavorato per se stessi, moltissimi per il Movimento», molte fratture si sono consumate per «dare visibilità all’ego di qualcuno». Affermazione seguita da un’altra frase ben precisa:  «Per me l’Italia è nel patto atlantico, nell’Unione europea, nell’euro. Ho fatto campagna elettorale dicendo queste cose e tutti, eletti e non eletti  erano con me. Perché adesso mi accusano?». La sciarada del Capo Politico sembra proprio avere un obiettivo preciso: uno che lavora per la propria visibilità, non si prende responsabilità, esce allo scoperto per pugnalare alle spalle, quando eletti e non eletti erano con me all’epoca della campagna elettorale. Davvero, con chi potrebbe avercela l’ex capo politico del MoVimento 5 Stelle?

di maio di battista macchina strasburgo quota 41 - 5
via Facebook.com

 

Intanto ieri l’uscita di Di Maio non ha provocato i soliti applausi di Alessandro Di Battista, che sulla sua pagina facebook ha scelto il silenzio visto che sarà immerso come un Sommergibile nelle cose da fare in Iran. Emanuele Buzzi, che in questi anni ha riportato sul Corriere della Sera molte notizie da fonti certe M5S, si azzarda a fare il nome che abbiamo tutti in mente, ma subito dopo si ritrae, pudicamente, quasi a non voler esagerare:

«I peggiori nemici sono quelli che uno non immagina mai di avere e che contraddicono i valori per i quali si è lottato insieme — attacca —. Sono le persone che al nostro interno lavorano non per il gruppo e per gli obbiettivi comuni, ma per la loro visibilità». E nella mente del leader scorrono diversi volti. Tanti lo hanno criticato a viso aperto: da Roberta Lombardi a Mario Giarrusso. Non cita mai nessuno direttamente, ma alcuni riferimenti (c’è chi ci vede il rapporto altalenante con Alessandro Di Battista, ma anche l’ex deputato così come Di Maio è orientato per un M5S che sia «terza via») sono quasi espliciti. Come quelli a Gianluigi Paragone o a Lello Ciampolillo. «È assurdo che in questi giorni sia sotto attacco il nostro collegio dei probiviri, perché qualcuno che non ha votato la fiducia al governo che si era impegnato a sostenere firmando un atto di impegno, o qualcun altro che non si è tagliato lo stipendio, sta facendo il martire».

Di Maio, il nemico interno e la voglia di ricandidarsi

Insomma, è evidente che senza fare nomi l’ex Capo Politico che ha portato il MoVimento 5 Stelle al suo miglior risultato di sempre (alle elezioni politiche 2018) e ai suoi peggiori di sempre, esattamente come era successo al segretario del Partito Democratico Matteo Renzi (alle elezioni europee 2014 e poi alle politiche 2018), ce l’abbia con Alessandro Di Battista. Forse non sono con lui, visto che tra i suoi richiami riecheggiano anche gli identikit di Lorenzo Fioramonti e Gianluigi Paragone. Ma l’uno e l’altro ormai sono fuori dal M5S, quello che è ancora dentro (e che ieri è stato zitto) è proprio Dibba il sommergibile. Ma è nell’ultimo brano dell’articolo di Buzzi che si comincia a intravedere il futuro:

D’altronde il leader uscente lo dice chiaramente: alla kermesse di marzo ci sarà con alcune idee («Non ci penso per nulla a mollare! Si chiude soltanto una fase»). Ora cosa succederà? «Vito Crimi e il team del futuro ci porteranno fino agli Stati generali, dove discuteremo la nuova carta dei valori del Movimento. Discuteremo su progetti e temi. Discuteremo sul cosa. Subito dopo gli Stati generali passeremo al chi». Ma sul chi spuntano già i coltelli dentro al Movimento.E anche una soluzione che suona da compromesso: mantenere il ruolo da capo politico(così da non cambiare lo statuto) affiancato da un direttivo. Che sia la svolta collegiale?

di maio di battista

Un futuro in cui Di Maio pensa di tornare in campo, anche se non più in prima linea. Il passo indietro servirà a tornare in pista. La gestione sarà collegiale, come chiedono quelli che gli hanno fatto la guerra allo scoperto. Poi chissà, magari non funzionerà anche questa. E a quel punto il tesoretto di irriducibili che non ha mollato il M5S per la Lega o per il Partito Democratico sarà da spartirsi al momento del voto.

Leggi anche: Porta a Porta: lo spot per Salvini nell’intervallo di Juventus-Roma

Potrebbe interessarti anche