«Gilet gialli e M5S? Colpa di Dibba»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-03-17

Dopo le immagini del palazzo in fiamme a Parigi tutti all’attacco del povero Alessandro Di Battista, ancora assente ingiustificato

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Ieri durante una manifestazione dei Gilet Gialli a Parigi un palazzo è stato dato alle fiamme: le immagini del salvataggio degli occupanti hanno fatto il giro del web e delle televisioni. E a molti è venuta in mente la gita a Parigi di Di Maio e Di Battista e l’incontro con Chalençon, che ha sancito il tentativo di alleanza con quella realtà:

Eppure l’ombra di quell’appello lanciato poco tempo fa da Luigi Di Maio fatica a diradarsi. Non erano stati già abbastanza violenti quei gilet che il capo politico aveva incitato a non mollare poco più di due mesi fa? «Era solo una proposta di  dialogo politico e non istituzionale, intendevamo rivolgerci a quella parte pacifica dei gilet che volesse condividere con noi istanze democratiche condivise», chiosa Battelli.

Che allontana con parole lapidarie anche la sfortunata trasferta di Dibba e Di Maio a casa di uno dei leader dei gilet, il fabbro golpista Chalencon: «Nessun dialogo con questo tipo di persone». La ferita però brucia. E c’è chi, all’indomani dei nuovi disordini a Parigi, non esita a condannare gli scontri, ma anche la gestione dell’intera vicenda culminata nella sfortunata trasferta francese del leadera Cinque Stelle.

Tanto che c’è chi oggi rinfaccia a Di Battista proprio quel tentativo di alleanza:

«Lo dissi  in tempi non sospetti che era una mossa sbagliata, stupida e azzardata. Ma si è deciso di farla comunque, e adesso bisognerà che chi l’ha concepita se ne assuma la responsabilità», sono le parole affilate della senatrice Elena Fattori. Parigi riattizza i malumori. Ma nel M5s, c’è anche chi è pronto a difendere  Luigi Di Maio.

«È stato trascinato in quella farsa da Di Battista, certe zingarate al governo non possiamo più permettercele ed è ora di dire basta all’improvvisazione», attacca un parlamentare stellato.

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