Tutte le condizioni di Di Battista per candidarsi col MoVimento 5 Stelle

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-07-25

L’ex deputato ha imposto dei diktat per aprire le sue porte a un ritorno all’interno del mondo pentastellato

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Torna o non torna? Sul pieno caos all’interno del MoVimento 5 Stelle, torna ad aleggiare l’ombra di Alessandro Di Battista. L’ex deputato sembra essere in procinto di fare il proprio rientro all’interno dell’universi pentastellato, dopo quasi cinque anni di pausa trascorsi attraversando il mondo in lungo e in largo (ora è in Russia per raccontare, sempre per Il Fatto Quotidiano, la visione dei cittadini russi sulla guerra in Ucraina) per realizzare reportage. Ma, ovviamente, ci sarà un lungo corteggiamento e i diktat da rispettare.

Di Battista, le condizioni per rientrare (e candidarsi) nel M5S

Come riporta il quotidiano La Stampa, in un articolo a firma Massimiliano Panarari, la candidatura di Alessandro Di Battista alle Politiche in programma il prossimo 25 settembre è vincolata ad alcune indicazioni che lo stesso ex deputato ha messo sul tavolo. Soprattutto dopo che le sue prime indicazioni (quelle che hanno preceduto la fine del governo) si sono avverate: prima, per l’appunto, la mancata fiducia a Draghi, poi la fine dell’alleanza con il PD.

Due premesse che si sono avverate, forse anche al di là delle stesse indicazioni dell’ex deputato. Perché la crisi di governo è stata innescata proprio dal MoVimento 5 Stelle (prima alla Camera, poi al Senato) e questo ha provocato la reazione del Partito Democratico, con Letta che ha annunciato la fine del campo largo. Questa, ancor di più della fine del governo Draghi, era una delle condizioni palesate nei mesi e mesi di proclami di Alessandro Di Battista. Da sempre, infatti, l’ex attivista aveva criticato quell’alleanza con quello che definì per mesi il “Partito di Bibbiano”. E ora che la crisi si è consumata e quel fronte sembra essere definitivamente chiuso, ecco che arrivano le altre richieste.

I suoi diktat per “sciogliere” la riserva – racchiusi nella dichiarazione «Io non sono disposto a tutto pur di tornare in Parlamento. Dipende da che spazio di autonomia c’è all’interno» – hanno tutta l’aria di un messaggio indirizzato a Giuseppe Conte per sondare la propria futura agibilità e gli spazi di manovra realmente disponibili.

Ampi spazi di autonomia. Insomma, Di Battista tornerebbe anche volentieri (e sicuramente otterrebbe uno scranno a Montecitorio) nel MoVimento, ma Conte dovrebbe lasciarlo a briglie sciolte. Un ritorno, dunque, al M5S di una volta. Quello che in piazza aizzava le folle contro la casta e dove l’ex deputato – prima di diventare un viaggiatore con la valigia sempre pronta – agiva e parlava da battitore libero.

Ma cosa c’è in ballo? Forse, almeno per il momento, non il ruolo da Presidente di Giuseppe Conte. Ma non si possono mettere limiti (o vincoli) alla provvidenza. Perché il nuovo caos interno (dopo quello che ha provocato la fine dell’esecutivo e quella anticipata della legislatura) sulla possibilità di deroghe al vincolo del secondo mandato potrebbe spaccare ancor di più quel che resta del fronte pentastellato. Con un futuro che potrebbe essere rappresentato dal target capitolino Di Battista-Raggi.

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