Fact checking
Tutti i problemi del decreto sui vaccini obbligatori
Giovanni Drogo 08/06/2017
Da oggi entra in vigore il DL Lorenzin sulle vaccinazioni obbligatorie. In attesa del necessario passaggio parlamentare per la conversione in legge ecco i punti dove il decreto del governo presenta maggiori criticità: cosa prevede, quali critiche si fanno e quale obbligo è veramente necessario
Ieri il Presidente della Repubblica ha firmato il DL sui vaccini obbligatori. Il Decreto Lorenzin, come è stato chiamato, è stato pubblicato sul sito del Ministero della Salute. Cosa prevede il decreto e quali sono le criticità che non vengono affrontante nel modo corretto? Il punto centrale della discussione è sul fatto che le misure di coercizione, come l’obbligo e le sanzioni, siano efficaci per innalzare il livello di copertura vaccinale.
Cosa prevede il decreto sui vaccini obbligatori
Il Decreto Legge 7 giugno 2017, n. 73 “ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di emanare disposizioni per garantire in maniera omogenea sul territorio nazionale le attività dirette alla prevenzione” stabilisce l’obbligatorietà per dodici vaccini. Quattro di questi (poliomielite, difterite, epatite B e tetano) sono già obbligatori. Altri otto vaccini diventano obbligatori e gratuiti nella fascia di età 0-16 anni. Sono i vaccini anti-pertosse, anti-Haemophilus Influenzae tipo b, anti-meningococcica B, anti-meningococcica C, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella. Le dodici vaccinazioni diventano un requisito indispensabile per l’ammissione all’asilo nido e alle scuole dell’infanzia (ovvero nella fascia d’età 0-6 anni). La violazione dell’obbligo vaccinale comporta l’applicazione di significative sanzioni pecuniarie
Quante punture serviranno? Alcuni genitori preoccupati hanno parlato di “bambini sforacchiati” dagli aghi. Non è così: perché oltre all’esavalente e alla tetravalente (contro morbillo-parotite-rosolia e varicella) devono essere somministrati singolarmente solo i vaccini anti-meningococco B e antimeningococco C. In totale quattro iniezioni (più i richiami). Le vaccinazioni dovranno essere effettuate in base al calendario vaccinale in vigore nell’anno di nascita.
Questo significa che solo per i nati dal 2017 saranno obbligatorie tutte le dodici vaccinazioni. I nati tra il 2012 e il 2016 dovranno essere vaccinati con l’anti-morbillo, l’anti-parotite, l’anti-rosolia, l’anti-pertosse, l’anti-Haemophilus influenzae tipo b e l’anti-meningococcica C (oltre alle quattro vaccinazioni già obbligatorie per legge). Per quelli nati tra il 2001 e il 2011 – che non devono presentare il certificato vaccinale per l’iscrizione – le vaccinazioni sono nove. Per l’anno scolastico 2017/2018 i genitori avranno tempo fino al al 10 marzo per mettersi in regola con le nuove disposizioni.
Le critiche al decreto sulle vaccinazioni obbligatorie
La ministra Beatrice Lorenzin ha ricordato che l’obiettivo del decreto è quello di “raggiungere il livello di immunizzazione raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità, pari al 95% della popolazione, in modo da mettere in sicurezza il Paese”. Attualmente secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute la copertura media nazionale delle vaccinazioni è al di sotto della soglia del 95% raccomandata dall’OMS. Le Camere ora hanno sessanta giorni di tempo per convertire in legge il Decreto. Durante il procedimento di conversione il Parlamento potrà introdurre delle modifiche sostanziali al DL sui vaccini obbligatori.
Uno degli aspetti maggiormente problematici riguarda il fatto che il DL pur reintroducendo l’obbligo per gli studenti non fa altrettanto nei confronti del personale sanitario e di quello scolastico. Anche se si suppone che medici e docenti siano in regola con le vaccinazioni (se non altro in virtù dell’età anagrafica) sarebbe stato opportuno ribadire il concetto che gli operatori sanitari non possono sottrarsi al vaccino e diventare veicolo di trasmissione dei virus.
#Morbillo, 2851 casi in Italia dall’inizio dell’anno, 224 tra operatori sanitari. Consulta il bollettino https://t.co/j4HvBiSfGe #vaccini pic.twitter.com/nl7C16vhCF
— Ministero Salute (@MinisteroSalute) June 6, 2017
Vale la pena ricordare che nella recente epidemia di morbillo (oltre 2.800 casi dall’inizio dell’anno) 200 casi di contagio sono stati riscontrati tra medici e infermieri.
Inoltre il decreto non obbliga i medici a fare corretta informazione sulle vaccinazioni. Si potrebbe obiettare che in linea teorica la pratica del consenso informato presuppone che il medico abbia già fornito le informazioni necessarie ai genitori. Nella pratica sappiamo che spesso non è così. Nel decreto è invece previsto l’avviamento di non meglio precisate (per ora) attività di formazione del personale docente ed educativo sui temi della prevenzione e delle vaccinazioni. Queste attività di informazione sui vaccini è previsto siano rivolte anche agli alunni e coinvolgano le associazioni dei genitori.
L’obbligo è davvero necessario?
La tesi del Ministero è che quando nel 1999 si è scelto di togliere l’obbligo è stato fatto perché la copertura vaccinale era ottimale. Da quell’anno in poi però – a causa dell’assenza di obbligatorietà – la percentuale di genitori che sceglievano di non vaccinare i figli è andata aumentando. Tornando al passato quindi il Ministero ritiene di poter sanare questo problema. C’è però chi sostiene – senza essere minimamente antivaccinista – che l’obbligatorietà non sia la strategia ottimale per invertire la tendenza. Meglio un approccio basato sulla volontarietà affiancato da decisi interventi in campo formativo e informativo. In altri paesi europei, è la tesi, la cosa funziona. Purtroppo sappiamo che l’Italia non brilla per quanto riguarda la capacità del singolo di farsi carico di responsabilità di tutela della collettività.
Anche lo scienziato Guido Silvestri – enunciando la strategia del M5S sui vaccini – propone di sperimentare la non obbligatorietà solo in alcune regioni pilota per vedere se effettivamente funziona anche da noi. Il testo del decreto è sicuramente migliorabile. Ma è impossibile non notare che se da una parte il Ministero individua la mancanza di informazione e la disinformazione come cause della riduzione della copertura vaccinale nel testo viene proposto di fare molto poco per aggredire le cause. Di per sé l’obbligo – che è una strategia che può essere valida oppure no – non può andare a sostituire da solo i percorsi formativi e informativi. Nel decreto manca questa complementarità, soprattutto al di fuori delle istituzioni scolastiche.
C’è infine una questione squisitamente pratica e riguarda la eliminazione degli ostacoli all’accesso ai servizi vaccinali. Nel testo del DL non se ne fa menzione, ma è di primaria importanza che – se le ASL verranno “prese d’assalto” – dai genitori che fanno vaccinare i figli le strutture sanitarie si facciano trovare preparate. Questi sono i punti fondamentali sui quali dovranno lavorare i parlamentari prima di convertire in legge il DL Lorenzin.