Nel decreto Genova mancano i soldi per il ponte

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-11-08

Ci sono due condoni e la norma sui fanghi, ma nella legge che dovrebbe permettere la ricostruzione del ponte Morandi mancano i soldi del Ponte Morandi

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Piccole dimenticanze che possono capitare, per carità: non è mai successo a voi di andare al supermercato per prendere il pane e scordarvi di prendere il pane? La stessa cosa è successa al MoVimento 5 Stelle e alla Lega: hanno infilato di tutto nel Decreto Genova, dal condono per Ischia a quello per il Centro Italia fino al perdono per i fanghi alla diossina, ma hanno dimenticato i soldi per la ricostruzione del Ponte Morandi.

Nel decreto Genova mancano i soldi per il ponte

A scoprirlo sono stati i tecnici del Servizio Bilancio del Senato: secondo quanto prevede l’articolo 1 del decreto, i fondi concessi al commissario dovrebbero essere a carico del concessionario, alias Autostrade. Ma se la società non pagasse, lo Stato anticiperà quei costi. Da qui il rilievo del Servizio bilancio: “Si evidenzia in generale che non risulta illustrato il metodo di quantificazione dell’importo anticipato dallo Stato – si legge nella relazione – e che non essendo stata ancora quantificata la spesa totale che il Commissario dovrà determinare, risulta difficile ogni stima sull’adeguatezza del contributo statale”. Un’osservazione, quindi, sui costi totali della ricostruzione, che è stata già fatta dal Servizio bilancio della Camera e sostenuta più volte dalle opposizioni.

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Le norme sul condono per il terremoto del Centro Italia nel Decreto Genova (Il Sole 24 Ore, 7 novembre 2018)

Inoltre, in riferimento all’articolo 1 che disciplina il ruolo e le funzioni del commissario, il Servizio bilancio di Palazzo Madama evidenzia ad esempio che non è stata associata un’adeguata copertura finanziaria per i dirigenti non generali (massimo 5) che potrebbero essere nominati in aggiunta a quello generale, in supporto all’attività del commissario. In particolare – si fa notare – non è stata rimodulata l’autorizzazione di spesa fino a 1.500.000 euro per ogni anno del triennio 2018-2020 prevista inizialmente. Altro punto debole, secondo la relazione, riguarda la possibilità per il commissario di ricorrere a soggetti esterni alle pubbliche amministrazioni: “Si prende atto che non è possibile stimare gli effetti finanziari ma che essi saranno contenuti rispetto al limite massimo delle risorse previsto.” Tuttavia, continua la relazione “sarebbe opportuna una quantificazione degli oneri per il trattamento economico accessorio del personale dirigenziale e non dirigenziale”.​

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