Dacia Maraini, le Sardine come Gesù e i grandi intellettuali italiani

di Elio Truzzolillo

Pubblicato il 2019-12-27

Ho sempre avuto una pessima considerazione d’insieme degli intellettuali italiani. D’altronde se il paese è quello che è, se la classe politica è quella che è, se la classe giornalistica è quella che è, risulta difficile pensare che a questi si contrapponga un’élite di intellettuali lucida, attenta e di grande qualità. La polemica sull’articolo di …

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Ho sempre avuto una pessima considerazione d’insieme degli intellettuali italiani. D’altronde se il paese è quello che è, se la classe politica è quella che è, se la classe giornalistica è quella che è, risulta difficile pensare che a questi si contrapponga un’élite di intellettuali lucida, attenta e di grande qualità. La polemica sull’articolo di Dacia Maraini me ne ha data la conferma.

dacia maraini sardine gesù 1

Andiamo con ordine. Il 23 dicembre il Corriere della Sera ospita il pensiero di Dacia Maraini sul movimento delle sardine. Nulla di male lo abbiano fatto tutti persino io. Come si fa un articolo del genere? Si ascolta qualche ora di interviste al loro leader? Si leggono quei pochi documenti che hanno prodotto? Si raccolgono opinioni o riflessioni altrui per contestarle o condividerle? No, per l’intellettuale medio italiano approfondire le cose nella loro specificità non serve. Lui ha studiato, ha il senso critico e una solida cultura umanistica che gli permette di pescare qua e là un’affermazione di Aristotele, un passaggio di Hegel o una frase di Pasolini su cui basare tutto il ragionamento (chi oserà darvi torto se citate Pasolini?). Perché approfondire le cose e tentare di individuarne le caratteristiche specifiche per poi dare un giudizio? Certo il giudizio rimarrebbe in ogni caso soggettivo, ma lo sforzo di raccogliere informazioni e di argomentare a partire dai fatti e non da categorie dello spirito sarebbe comunque apprezzabile. Dacia Maraini è un intellettuale italiano e quindi si comporta di conseguenza. Innanzitutto il titolo: “La nuova voglia di idealismo”. La nuova voglia di idealismo o, a volte, di spiritualità, è un tema che potete leggere ogni settimana in qualsiasi articolo di qualunque rotocalco di terza categoria. La società moderna è alienante, è materialista, è atomizzante (direbbe Diego Fusaro), è edonista, è cinica, è violenta, ha ritmi frenetici, ecc. ecc. Ecco che puntualmente l’intellettuale di turno vede ciclicamente segni di un risveglio, di una ribellione, di una rinascita presso il popolo dei buoni e giusti valori del tempo che fu e bla bla bla (c’è anche la variante in chiave anti capitalista che piace tanto a sinistra). D’altronde i bei tempi andati sono un richiamo irresistibile per l’intellettuale italiano, anche se c’era un centesimo dei diritti e delle libertà che abbiamo oggi, c’erano idealismo e spiritualità e questo a lui basta e avanza. Ma lasciamo da parte il titolo e passiamo all’articolo. Sotto quale chiave di lettura si potrebbe leggere il movimento delle sardine? Dunque… sono un intellettuale e devo puntare in alto, ma certo! Gesù Cristo. Chi non farebbe un bel paragone tra le sardine e Gesù Cristo? Poi parlare di Gesù sotto Natale fa anche pendant, si abbina bene. Ecco che:

“Oggi la novità del movimento delle Sardine ricorda alla lontana le parole di un pastore povero che a piedi nudi portava a pascolare le pecore”.

Assolutamente, è la prima cosa che verrebbe in mente a chiunque. Ma come giustificare questo paragone? Sarà sufficiente scrivere che così come Gesù ha riformato la dura religione dei padri le sardine stanno rivoluzionando la politica? No, ci vuole qualche serio argomento in più. Ecco che Dacia Maraini incurante di rendersi ridicola (tanto la Maraini si può contestare ma nessuno tranne una nullità come me avrebbe il coraggio di dire che si è resa ridicola) scrive:

“Inoltre possiamo dire che la sardina è ormai il solo pesce che non provenga da allevamenti intensivi, non si nutre di farine sintetiche, e non viene rimpinzata di antibiotici.”

Cosa cavolo ho letto? (“Cavolo” è un’auto censura). Quindi il giudizio sul movimento delle sardine dipende dal nome che si sono dati? Se si fossero chiamate branzini il giudizio sarebbe cambiato perché i branzini si allevano? Mi sfugge solo la metafora degli antibiotici. Alla metafora dell’allevamento ci arrivo: la società ci vuole tutti uguali e incasellati come animali di allevamento e bla bla bla. L’articolo termina con altri bla bla bla sull’importanza della fiducia nel futuro, dello spirito di solidarietà, della collaborazione e su come sia evidente la richiesta di nuove idealità. Analisi del fenomeno sardine con qualche elemento di concretezza non pervenuta, ma loro sono intellettuali mica devono abbassarsi ad argomentare eh. In compenso l’articolo potrà essere riciclato per qualsiasi movimento o avvenimento futuro tanto è generico e vuoto, bisognerà solo avere l’accortezza di tagliare la parte degli allevamenti intensivi e sostituirla con qualche altro bla bla bla a piacere.

Poteva finire qui la vicenda? Poteva finire con un articolo destinato a essere dimenticato per la sua inconsistenza? Certo che no. Ecco che la comunità ebraica e tutti gli intellettuali che possono vantare un bisnonno di origine ebraica nel loro albero genealogico sono scesi sul piede di guerra. Dacia Maraini non avrebbe scritto un brutto articolo ma avrebbe scritto un articolo antisemita. La contrapposizione tra Il Gesù-sardina buono e l’Antico Testamento-violento che Gesù avrebbe “riformato” sarebbe un chiaro attacco agli ebrei. Tanto c’è Salvini con i suoi accoliti e basta gridare al fascismo o all’antisemitismo e metà dell’opinione pubblica abboccherà come un pesce, anzi, come una sardina. Questo accade persino quando fascismo e antisemitismo non c’entrano nulla, ma sul punto specifico tocca dare ragione alla Maraini. Fa niente che gridare al lupo al lupo ogni santo giorno non indebolisca ma rafforzi la destra brutta e cattiva (che andrebbe criticata anche su altri temi di non minore importanza), l’intellettuale medio italiano scatta come un cane di Pavlov. Dacia Maraini è quindi costretta a scrivere un altro articolo dal titolo “Gesù, la Bibbia e il senso delle mie parole” per giustificarsi. Nell’articolo la Maraini si dice dispiaciuta per essere stata fraintesa e bla bla bla. Aggiunge però un altro tassello importante che ci fa capire come sia nato questo sagace paragone tra Gesù e le sardine:

“… vorrei ricordare che per molti secoli Cristo veniva raffigurato con un pesce. Come scrive il dizionario il pesce, essendo un animale che vive sott’acqua senza annegare, simboleggia il Cristo che può entrare nella morte pur restando vivo.”

Ecco che abbiamo la conferma che tutte le riflessioni di Dacia Maraini sul movimento delle sardine si basano non già su una riflessione su quanto abbiano detto o fatto, ma sul nome che hanno scelto. Insomma non è importante sforzarsi di analizzare e capire le cose per quelle sono e poi eventualmente usare come chiosa o celia la citazione, la metafora o il richiamo a nozioni pescate dalla nostra cultura. La sola cosa importante è aspettare un avvenimento che si presti a sciorinare le citazioni, le metafore e le nozioni antecedenti che già si possedevano. Ne deriva che poiché anticamente Gesù era raffigurato come un pesce, l’intellettuale può esimersi da considerazioni più pregnanti e specifiche e può fare un bel parallelismo tra Gesù e le sardine senza preoccuparsi di aggiungere molto altro: la metafora può da sola giustificare l’articolo.

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