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Tutto in 48 ore: dal Conte Ter alle elezioni, gli scenari dopo le dimissioni di Conte

neXtQuotidiano 26/01/2021

Giuseppe Conte oggi prima comunicherà le sue decisioni al Consiglio dei Ministri e poi salirà al Quirinale per dare le sue dimissioni al presidente Mattarella. Cosa succederà dopo? Il tempo stringe. Tutti gli scenari

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Prima comunicherà le sue decisioni al Consiglio dei Ministri e poi salirà al Quirinale per dare le sue dimissioni al presidente Mattarella. Giuseppe Conte ieri pomeriggio ha realizzato che i famosi Costruttori non c’erano, o se c’erano non si sarebbero mossi senza la prospettiva di entrare in un governo differente dal Conte Bis. Ecco perché, prima di sfracellarsi in aula con il voto su Bonafede Conte ha deciso di lasciare, anche perché spinto da una parte di PD e 5 Stelle. Che teoricamente si professano per un Conte Ter. Ma…

Tutto in 48 ore: dal Conte Ter alle elezioni, gli scenari dopo le dimissioni di Conte

Anche se Conte si dimetterà questa mattina le consultazioni del Capo dello Stato non potrebbero avvenire prima di mercoledì pomeriggio sia a causa del calendario di Mattarella, che domani deve presenziare alla cerimonia per il Giorno della Memoria, che per motivi puramente tecnici. Ovvero la sanificazione dei locali necessari. Cosa è successo ieri? Conte, vi spiegavamo ieri, non avrebbe voluto arrivare a questo punto. Perchè la crisi al buio non è un gioco che può controllare e rischia di non vederlo più protagonista. Infatti, racconta Ciriaco su Repubblica, fino a ieri pomeriggio il Presidente del Consiglio era convinto di aver coagulato attorno a sé il gruppo di Costruttori necessari per superare lo scoglio di Bonafede. Già. Tutto ruota attorno a lui. Perché in cambio dell’ammorbidimento delle posizioni del Guardasigilli, in primis la prescrizione, si sarebbe potuta ottenere l’astensione di un paio di “responsabili”. Poi però il Movimento ha detto no. E anche il presunto gruppo di Costruttori si è sciolto come neve al sole:

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Così come va a vuoto il tentativo del Pd di sminare il passaggio parlamentare su Alfonso Bonafede. Al premier, gli emissari del Nazareno chiedono di ottenere dal Guardasigilli una svolta politica della giustizia. Dovrebbe rinnegare alcune posizioni giustizialiste, a partire dal nodo della prescrizione. Ne otterrebbe in cambio l’astensione di alcuni responsabili, da Sandra Mastella a Pier Ferdinando Casini, passando per un gruppetto di senatori di FI e di Cambiamo. Luigi Di Maio e lo stato maggiore grillino, però, si oppongono. Una riunione improvvisata a metà pomeriggio sancisce la linea invalicabile dei 5S: nessun grillino, neanche il Guardasigilli – anzi, a maggior ragione il Guardasigilli che è pure capodelegazione – sarà lasciato indietro. Si spaccherebbe il principale partito della maggioranza

Cosa dirà Conte a Mattarella? Il Presidente della Repubblica per dare un nuovo incarico a Giuseppe Conte vorrà essere sicuro che l’eventuale Conte Ter si poggi su una maggioranza ampia e solida. Che, come spiega Ugo Magri su La Stampa, dovrà venire allo scoperto entro 48 ore:

Per riavere l’incarico alla fine delle consultazioni, Conte dovrà disporre di una potenziale maggioranza. Una volta date le dimissioni, che testimoniano l’impossibilità di andare avanti senza sbattere contro un muro, servirà per forza qualche fatto politicamente nuovo che giustifichi la decisione di ripartire da lui. Esempio: se ci sono degli altri «responsabili» disposti a sostenerlo, dovranno venire subito allo scoperto, entro le prossime 48 ore, perché probabilmente poi sarebbe troppo tardi. E comunque i transfughi andranno calcolati uno per uno; serviranno sostegni parlamentari visibili e non soltanto ipotetici, legati ai «forse», ai «si dice». In altre parole, Conte (come chiunque altro potenziale premier) otterrà la nomina, presterà giuramento e sceglierà i ministri del suo terzo governo soltanto se la somma dei gruppi disposti a sostenerlo sarà, sulla carta, tale da consentirgli ragionevolmente di ottenere la fiducia davanti alle Camere

Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle faranno il nome di Conte a Mattarella? Per ora sembra un “Tutti per Conte” ma piuttosto che arrivare alle urne non è detto che i partiti dell’attuale maggioranza non cambino idea in fretta. Ma partiamo dallo scenario in cui effettivamente nasca il Conte Ter. Chi sarà dentro e chi fuori? Trocino sul Corriere fa qualche nome del cosiddetto “governo di salvezza nazionale” che dovrebbe vedere l’appoggio del “figliol prodigo” Italia Viva e l’ingresso nella squadra dei ministri di un nome a sorpresa. Oltre al sì di alcuni esponenti
di Forza Italia, “Si parla di Sandro Biasotti, Maria Virginia Tiraboschi, Andrea Cangini (che smentisce), Luigi Vitali e Anna Carmela Minuto” – spiega Trocino – e al sostegno dei tre senatori di Cambiamo di Toti, Conte spera di contare sui voti dei due senatori dell’Udc  Paola Binetti e Antonio Saccone. E la contropartita potrebbe essere una poltrona in CdM:

La prospettiva di un governo «di salvezza nazionale» prevede una squadra nuova di zecca. C’è da accontentare il gruppo dei costruttori, che vogliono almeno tre ministri, e naturalmente Italia viva, che non rientra gratis. E c’è da cambiare molte pedine, considerate di scarso rendimento o sacrificate negli equilibri delle correnti. Il primo a saltare sarebbe il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, inviso a Iv, ma anche a diversi esponenti Pd e M5S, oltre che ai costruttori. Via anche Nunzia Catalfo e Riccardo Fraccaro. Il Pd potrebbe entrare con Andrea Orlando, Andrea Marcucci (al posto della Catalfo) e Graziano Delrio (al posto della De Micheli). In entrata Stefano Buffagni (al posto di Fraccaro) e Giancarlo Cancelleri. E poi, naturalmente i costruttori. Chissà se, in nome della salvezza nazionale, il Pd accetterebbe la Binetti alla Famiglia, come si vocifera

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C’è anche la prospettiva che il nuovo governo nasca ma non sia il Conte Ter. Sul nome di Conte si addensano comunque delle nuvole. Già ieri vi raccontavamo che da parte di una fetta di PD il rientro di Renzi non era poi una prospettiva così malvagia pur di non rompere tutto e arrivare a elezioni anticipate. “Non moriremo per Conte” potrebbe essere il refrain che porrà fine alle ambizioni del premier dimissionario se non sarà in grado di dimostrare di avere alle sue spalle un sostegno ampio e convincente per lasciare il posto a un altro in grado di aggregare una maggioranza sicura attorno a sé. E anche nel Movimento le fortune dell’Avvocato del Popolo potrebbero essere meno assolute, spiega Cuzzocrea su Repubblica:

C’è però tutto un altro pezzo di Movimento che non crede più nelle possibilità del Conte ter. E che lavorerà per un nuovo governo anche se il presidente del Consiglio dovesse perdere la sua golden share, rimettendola magari nelle mani di chi l’ha avuta per primo, come Luigi Di Maio

Intanto “Italia viva lascia intendere di essere pronta al Conte ter di «salvezza nazionale», quello che amplierebbe la maggioranza attuale e quindi, di fatto, restringerebbe gli spazi di manovra di Renzi, perché i suoi voti a quel punto non sarebbero più indispensabili. Sarebbe però anche un ridimensionamento di Conte, e questo era uno degli obiettivi di Renzi. L’altro non è ancora archiviato ma è più arduo da raggiungere: l’arrivo di un nuovo premier”, racconta la Meli sul Corriere. Infine c’è il terzo scenario. Quello delle elezioni. In  caso di impossibilità accertata di formare un nuovo esecutivo, Mattarella potrebbe decidere di sciogliere le Camere per andare alle urne. In quel caso il governo uscente rimarrebbe in carica per lo svolgimento degli affari corrente come l’eventuale emanazione di decreti legge in casi di necessità ed urgenza. Una prospettiva che in un periodo di emergenza economica e sanitaria nessuno vorrebbe che si concretizzi.

 

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