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Conte Ter: ci saranno davvero le dimissioni di Conte prima del voto su Bonafede?
neXtQuotidiano 25/01/2021
“Il voto su Bonafede è un voto sul governo” ha spiegato ieri Luigi Di Maio da Lucia Annunziata precisando che va trovata una “soluzione in 48 ore o si va verso il voto”. Conte potrebbe dimettersi volontariamente prima e ricevere un nuovo incarico per dar vita al Conte ter. Ma lui è d’accordo?
“Il voto su Bonafede è un voto sul governo” ha spiegato ieri Luigi Di Maio da Lucia Annunziata precisando che va trovata una “soluzione in 48 ore o si va verso il voto”. La soluzione per evitare di andare sotto nel voto sulla relazione dello stato della giustizia a palazzo Madama sarebbe quella della nascita di un governo Conte Ter, con il presidente del Consiglio che sale al Quirinale e dà le dimissioni prima dello scoglio di Bonafede. Ma lui è d’accordo?
Conte Ter: ci saranno davvero le dimissioni di Conte?
Lo spauracchio delle elezioni viene agitato così tanto che qualcuno vorrebbe che Italia Viva tornasse in gioco. Il ministro Boccia ieri ha dichiarato a SkyTg24 che se Renzi acesse un passo indietro “Siamo in Parlamento, che è una casa di vetro e dove si può sempre trovare una soluzione”. Ma ha anche aggiunto che di passi indietro non ne vede. Conte invece potrebbe, con le sue dimissioni, evitare di dover venire a patti con il secondo Matteo. La nascita del Conte Ter, come spiega anche Giovanna Vitale su Repubblica, potrebbe finalmente far venire fuori quei Costruttori che finora latitano soprattutto al Senato:
«I numeri non ci sono», è il messaggio che gli ambasciatori dem recapitano nel pomeriggio a palazzo Chigi. I Responsabili latitano e dai senatori di Italia viva arrivano segnali troppo timidi per poterci fare affidamento. Se dunque il premier intende andare alla conta in Parlamento su un tema divisivo come la giustizia — è il ragionamento — deve sapere che ha davanti due soli scenari: o scendere subito a patti con l’arcinemico Matteo Renzi, l’unico che può garantirgli la sopravvivenza in aula, oppure cadere, col rischio di trascinare l’Italia alle urne nel pieno di un’emergenza sanitaria in procinto di diventare anche sociale. A meno che non decida di imboccare l’unica strada che consentirebbe di scongiurare sia l’uno che l’altro: salire al Quirinale prima di mercoledì, dimettersi e ricevere un nuovo incarico per dar vita al Conte ter. Soltanto in questo caso i “costruttori” in sonno potrebbero risvegliarsi e offrire la loro disponibilità a sostenere il nuovo governo
I dubbi del premier però rimangono. Al momento non ha nessuna certezza del fatto che la sua salita al Quirinale si traduca con la sua riconferma alla guida di un nuovo governo. La situazione rimane quindi ancora molto fluida e l’ipotesi delle urne rimane concreta. Se il presidente del Consiglio si rendesse conto di trovarsi di fronte a una trappola potrebbe comunque decidere di non dare ascolto agli alleati di governo e andare alla conta in Aula. Perciò se dimissioni saranno, saranno all’ultimo minuto per tentare, come racconta Giacomo Salvini sul Fatto, di far venire fuori qualche responsabile terrorizzato dalle elezioni:
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – assediato da una parte del Pd e da Bruno Tabacci che spingono per un Conte ter – al momento non ci pensa proprio a salire al Quirinale e dimettersi volontariamente prima di mercoledì: teme la trappola, nel senso che aprire la crisi vorrebbe dire far iniziare tutta un’altra partita. E allora, mentre a Palazzo Chigi il suo capo di gabinetto Alessandro Goracci e il ministro Federico D’Incà provano a reclutare responsabili fino all’ultimo, l’ipotesi che prende sempre più piede è quella di andare alla conta in Parlamento .
Al momento per la maggioranza senza i voti di Liliana Segre, che questa volta non sarà presente in aula e di Sandra Lonardo, Riccardo Nencini e Pier Ferdinando Casini e con i voti contrari dei 18 senatori di Italia Viva finirebbe a 153 voti contro i 160 della maggioranza. Ma anche dalle parti di Italia Viva è tutto in movimento per mercanteggiare un altro nome al posto di Conte. Magari Di Maio, come proporrebbe, sempre secondo il Fatto, per rientrare in partita il capogruppo alla Camera Ettore Rosato ai grillini. E anche dalle parti del Partito Democratico qualche voce, come ad esempio quella di Marianna Madia, mette in discussione il nome del presidente del Consiglio.