Cosa vuole fare davvero il governo con gli 80 euro e la flat tax

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-05-22

Si tratterà al massimo di una redistribuzione del meccanismo. Ma Tria vuole usare quei soldi per fermare l’aumento dell’IVA

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La flat tax di Salvini con gli 80 euro di Renzi è un’ipotesi di lavoro per il governo Conte. Ma nei termini spiegati da Lorenzo Salvia sul Corriere della Sera, anche se oggi non sono chiari a tutti:

Se il governo dovesse reggere, ed è tutto da vedere, le ipotesi sul tavolo sono due.La prima è la flat tax al 15% per i redditi famigliari al di sotto dei 50 mila euro lordi annui. La seconda è la rimodulazione delle aliquote Irpef, in particolare il taglio di quella oggi al 23%, applicata fino alla soglia dei 15mila euro lordi l’anno, che scenderebbe al 20%.

In tutti e due i casi parte delle coperture verrebbero proprio dal bonus degli 80 euro, che costa 10 miliardi l’anno. Tecnicamente non si tratterebbe di un taglio perché i soldi verrebbero redistribuiti in gran parte alle stesse persone che oggi incassano gli 80 euro. E comunque ci sarebbe una clausola che consentirebbe di optare per il sistema più vantaggioso, evitando che qualcuno ci possa perdere. Sono solo ipotesi, però, perché prima ci sono gli aumenti Iva da fermare, trovando 23 miliardi di euro.

80 euro flat tax
Irpef: quanto pagano gli italiani (Il Messaggero, 22 maggio 2019)

Ma attenzione: fonti di governo spiegano ad Alessandro Barbera della Stampa che l’uscita di Tria è un messaggio molto preciso, dentro e fuori Palazzo Chigi: se la maggioranza reggerà le conseguenze del voto, e se sarà determinata ad evitare gli aumenti Iva, allora occorrerà sacrificare l’eredità più popolare del governo Pd.

I tecnici del governo hanno già iniziato a fare i conti: gli 80 euro di Renzi costano alle casse dello Stato la bellezza di dieci miliardi. A questi si potrebbero aggiungere i tre-quattro di risparmi che nel 2020 dovrebbero essere garantiti dal fondo per reddito di cittadinanza e «quota cento». Due le ragioni: perché si esauriranno le richieste di pensione dei sessantaduenni, e perché è previsto un calo fisiologico delle domande per il sussidio, soprattutto da parte di chi ha diritto ad assegni inferiori ai cento euro mensili.

Ipotizzando il solito aiuto della politica, tredici miliardi potrebbero essere sufficienti a evitare lo scontro in autunno con la nuova Commissione europea. «Da qualche parte i soldi dovremo farli uscire», ammette la fonte che chiede di restare anonima. Inutile dire che sia la Lega sia i Cinque Stelle negano che tutto questo accadrà.

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