La flat tax di Salvini con gli 80 euro di Renzi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-05-16

Mentre il Capitano annuncia in campagna elettorale che vuole sforare il tetto del 3% nel deficit/PIL, i suoi luogotenenti al governo lavorano su un’ipotesi “conservativa” per trovare le coperture per la flat tax

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La flat tax di Matteo Salvini potrebbe partire con gli 80 euro di Renzi. Questo perché mentre il Capitano annuncia in campagna elettorale che vuole sforare il tetto del 3% nel deficit/PIL, i suoi luogotenenti al governo lavorano su un’ipotesi “conservativa” per trovare le coperture per la flat tax. Ovvero quella di cancellare le tax expeditures, ovvero le detrazioni e le agevolazioni fiscali per i lavoratori dipendenti che allo Stato costano ben 48 miliardi l’anno.

La flat tax di Salvini con gli 80 euro di Renzi

L’approccio dimostra che le chiacchiere elettorali sono, appunto, chiacchiere. Ma il punto, racconta oggi il Messaggero, è che se anche il MoVimento 5 Stelle è disposto a rivedere gli sconti fiscali, l’obiettivo dei grillini è diverso da quello dei leghisti:

Di Maio intende utilizzare la riforma della tax expenditure per evitare del tutto l’aumento dell’Iva. E per realizzare una flat tax «a favore del ceto medio e non dei ricchi come vorrebbe la Lega». Salvini invece vuole investire i soldi ricavati dalla rivisitazione delle detrazioni e delle deduzioni fiscali per realizzare la «flat tax piena»: 15% per i redditi familiari fino a 50mila euro e 20% sopra questa soglia. In più, punta a cambiare i connotat ial bonus renziano degli 80 euro (costo 10 miliardi l’anno),«rendendolo una riduzione fiscale e non più una spesa per lo Stato», dice Garavaglia.

E spiega: «Non vogliamo penalizzare nessuno e nessuno pensa di togliere gli 80 euro, vogliamo però trasformarli in una minore tassazione valida anche ai fini pensionistici». Lo stesso vale per la riforma delle detrazioni e delle deduzioni: i mancati risparmi sarebbero compensati – secondo il piano allo studio del viceministro leghista – dal taglio fiscale ottenuto grazie alla flat tax.

La situazione è quindi piuttosto confusa e d’altro canto comincerà a chiarirsi solo dopo le elezioni europee, quando Lega e M5S sapranno se è conveniente o meno far cadere il governo Conte. Di certo c’è una cosa: se i leghisti hanno intenzione di togliere gli 80 euro per fare una flat tax con gli 80 euro l’effetto percepito sugli stipendi sarà zero.

L’aumento dell’IVA prossimo venturo

In questa ottica c’è da segnalare che nel DEF appena licenziato dal governo gialloverde non c’è nessuna ipotesi di superare i cosiddetti vincoli europei.

Così come le frasi di Conte sull’aumento dell’IVA sono state interpretate come la rassegnazione ad accettare almeno uno scatto selettivo su alcuni beni di consumo nel 2020. Mentre grillini e leghisti devono ancora trovare un accordo (come?) sulla TAV e sull’autonomia. L’ipotesi di evitare lo scatto delle clausole da 23 miliardi con una nuova spending review appare invece sempre più remota. A meno che non ci pensi Laura Castelli.

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