Il piano di Conte per riaprire il 18 maggio in alcune regioni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-29

Repubblica e Stampa illustrano un piano del governo Conte per accelerare le riaperture nelle aree meno colpite dall’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19, secondo quanto si auspicava nei giorni scorsi

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Oggi due retroscena su Repubblica e Stampa illustrano un piano del governo Conte per accelerare le riaperture nelle aree meno colpite dall’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19, secondo quanto si auspicava nei giorni scorsi. Scrive Annalisa Cuzzocrea:

Nel governo il Pd preme per riaprire già il 18 maggio nelle zone meno colpite i bar, i ristoranti, i parrucchieri e le altre attività la cut ripartenza è prevista il primo giugno. Giuseppe Conte non vuole sbilanciarsi, non ora che il suo ultimo Dpcm è nel mirino, ma più di un ministro giura che è pronto ad aprire all’ipotesi se i dati del contagio dopo le riaperture del 4 maggio saranno incoraggianti. Per ora la linea ufficiale è quella della prudenza.

C’è un grafico che illustra l’andamento dell’influenza spagnola del 1918, sulla scrivania di Palazzo Chigi. Un grafico che suggerisce: senza le adeguate misure di contenimento, la seconda ondata del Covid-19 potrebbe essere — come fu quella dell’influenza spagnola — molto peggiore della prima. Conte si è convinto di aver fatto il massimo possibile con il dpcm che dal 4 maggio rimette in moto il 90% dei lavoratori italiani (la stima è dell’ex ministro e presidente Istat Enrico Giovannini, uno dei membri della task force guidata da Vittorio Colao). Di più, il premier teme che le riaperture del 4 maggio siano già una prova ardua per il Paese, con 3 milioni di persone in più che tornano al lavoro. I bar e i ristoranti che possono fare servizio d’asporto (Conte pensava non fosse il caso prima del 18), i parchi aperti, la possibilità di andare a trovare chi si ama.

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La stessa cosa scrive, più o meno ma in modo più dettagliato, Ilario Lombardo sulla Stampa, che spiega anche come a opporsi questo piano potrebbero essere le regioni del Nord:

L’occhio sarà puntato sull’indice di contagio RO, e se le condizioni resteranno ottimali alla fine della seconda settimana qualcosa cambierà. «Dopo il 18 maggio conteranno le differenze territoriali» conferma il ministro agli Affari Regionali Francesco Boccia. Che vuol dire introdurre una maggiore flessibilità, simile alla «riapertura asimmetrica», a zone e a fasi, annunciata ieri per la Spagna da Pedro Sanchez. E visto che dal Sud continuano le proteste dei governatori, spaventati di ritrovarsi di nuovo a dover affrontare l’esodo dei fuorisede, tutto lascia pensare che il governo italiano si stia preparando a tinturare le aree dove il contagio è più preoccupante. Lombardia e, aggiungono dal governo, Piemonte. Li chiamano «lockdown selettivi», qualcosa di non molto diverso dalle zone rosse «mirate» di cui ha parlato Conte per tutto il giorno, durante la visita a tappe nelle città a Nord più coinvolte dal virus. Come spiega una fonte nel governo, sono i presidenti delle Regioni meridionali a chiedere che venga approntata una soluzione del genere, in modo anche da liberare aree dove la curva è più bassa.

Oggi il siciliano Nello Musumeci, membro della cabina di regia, tenterà, in videoconferenza con i colleghi del centrodestra, di trovare una sintesi che resta complicata. Anche con il lombardo Attilio Fontana, favorevole a una regia nazionale. Si perché uno dei grandi non-detti che si agita dietro le scelte e le attese di Conte è proprio la particolare condizione della Lombardia, grande malata e assieme motore industriale del Paese. Secondo Musumeci, specialmente in Sicilia «non ci sono grandi fabbriche ma una diffusa presenza di piccole e medie imprese nel commercio nel turismo, nell’artigianato e nei servizi» che potrebbero tornare in attività. L’idea delpremierèdi lasciare che siano proprio i governatori del Mezzogiorno a spingere per condizionare le riaperture della Lombardia e, se sarà necessario, del Piemonte. Più in concreto, il ragionamento porta a due possibili strade. La prima, blindare di nuovo le regioni più colpite per evitare spostamenti in massa. La seconda, che chiede il Pd, allentare le misure dove i contagi sono minimi. Per Conte comunque se ne discuterà dopo le due settimane di prova: «Per adesso è prematuro parlare di rimodulare le riaperture».

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