Fact checking
Cosa riapre il 18 maggio nelle Regioni
Alessandro D'Amato 12/05/2020
Tra giovedì e venerdì arriveranno linee guida e regole generali uguali per tutti e differenziazioni territoriali a seconda dell’andamento della curva del contagio: in caso di risalita, il governo potrà intervenire per disporre nuove chiusure. A rischio Piemonte, Lombardia e Veneto
Da lunedì 18 maggio le Regioni potranno riaprire negozi, bar e ristoranti anche se con una serie di restrizioni. La riapertura differenziata auspicata da più parti per le diverse situazioni dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 sul territorio italiano diventa realtà nella Fase 2. I presidenti di Regione potranno decidere su situazioni particolari ma se il contagio sul loro territorio riparte saranno costretti a una nuova serrata.
Cosa riapre il 18 maggio nelle Regioni
Il Messaggero spiega oggi che tra giovedì e venerdì arriveranno linee guida e regole generali uguali per tutti e differenziazioni territoriali a seconda dell’andamento della curva del contagio: in caso di risalita, il governo potrà intervenire per disporre nuove chiusure.
L’accordo arriva al termine della videoconferenza tra i governatori e l’esecutivo, con al tavolo anche il premier Giuseppe Conte il quale promette di «valutare» la richiesta di elezioni a luglio che torna sul tavolo. Tra sette giorni, dunque, sarà possibile tornare al bar per prendere un caffè, tagliarsi i capelli, andare a cena fuori. Ma con regole ben definite. Il Comitato tecnico scientifico sta infatti chiudendo in queste ore le linee guida che varranno per la ristorazione, per i servizi alle persone e anche per la balneazione, vale a dire le regole generali per poter aprire in sicurezza le spiagge in concessione e quelle libere.
Il Fatto spiega che durante la videoconferenza coni presidenti di regione, ieri sera, Conte ha infatti chiarito che lascerà sì “la possibilità di integrare la nostra proposta con ulteriori riaperture”( palestre , spiagge, etc) ma anche che interverrà con “chiusure territoriali circoscritte”se i parametri anti-focolaio dovessero venire superati. Un doppio binario,quindi, che risponde al pressing del territorio e al profluvio di ordinanze emanate in contrasto con il Dpcm tuttora in vigore, ma che ovviamente tiene conto delle indicazioni del Comitato tecnico scientifico.
PER QUESTO molto dipenderà dal rispetto delle linee guida che l’Inail ha scritto in queste ore, ovvero i protocolli per la sicurezza delle attività che devono riaprire. Centri estetici e barbieri, ma soprattutto i luoghi della socialità per antonomasia, quelli in cui si va a prendere una birra o a mangiare una pizza in compagnia. Ecco, su questo l’allarme è già alle stelle. Perché secondo la Federazione dei pubblici esercizi, garantire – come dicono le indiscrezioni – 4 metri quadri per ogni tavolo significa ridurre del 60 per cento la capacità di ospitare clienti di bar e ristoranti.
A meno che non siano persone già conviventi: secondo quanto anticipato ieri dal Corriere sarà previsto un apposito modulo del Viminale con cui le famiglie potranno autocertificare di potersi sedere a distanza ravvicinata, esonerando così il ristoratore daogni responsabilità. Nessun riferimento, per ora, ai celeberrimi congiunti che abbiamo scoperto nella fase 2.
Le riaperture del 18 maggio: Lombardia, Piemonte e Liguria a rischio stop
In questa ottica si scopre che dai dati che circolano riservatamente e che tengono conto non solo dei contagi, ma anche degli altri parametri di quello che è ormai chiamato “Algoritmo Speranza”, emerge che sono tre le Regioni che rischiano di restare indietro. E sono tutte del Nord: Lombardia, Piemonte, Liguria. Nessun problema, al momento, invece per Lazio, Umbria, Abruzzo, Marche e per l’intero Sud.
I governatori dovranno infatti fare i conti con parametri oggettivi. In tutto ventuno. Riguardo al monitoraggio dell’epidemia, per le riaperture sarà tenuto conto del numero dei casi sintomatici, dei ricoverati in terapia intensiva, domiciliari etc. Per la «capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti», ogni Regione dovrà poi fare i conti con la percentuale di tamponi positivi, dovrà fornire il «numero e tipologia di figure professionali dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracing», al prelievo dei campioni e il numero dei «casi confermati di infezione nella Regione».
Tra gli indicatori «relativi alla stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari», per ottenere il “patentino sanitario”,ogni Regione dovrà inoltre fornire il «numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni, il numero di casi per data di diagnosi e per data inizio dei sintomi riportati alla sorveglianza integrata Covid-19 ogni giorno, il numero di nuovi focolai di trasmissione». Avranno un peso decisivo infine il «tasso di occupazione dei posti letto di terapia intensiva per pazienti Covid-19».
Repubblica spiega infine che se da lunedì prossimo — così come annunciato dal premier — i governatori vorranno far ripartire le attività economiche rimaste congelate fino a oggi, dovranno fare i conti non solo con i dati relativi all’andamento del contagio nei singoli territori, ma pure con un’emergenza mai cessata dacché il virus ha cominciato a circolare in Italia: la cronica mancanza di dispositivi di protezione.
Obbligatori per personale e clienti qualunque servizio o esercizio pubblico si frequenti. Un dettaglio non da poco. E però non sufficiente per consigliare prudenza. Dinnanzi al rischio che ogni regione faccia per sé, emanando ordinanze alla rinfusa, il governo ha infatti deciso di allentare la stretta per evitare il caos. Offrendo regole uguali per tutti, ma con la possibilità di differenziarle per aree in base alle rispettive curve epidemiologiche. Così di fatto cedendo ai governatori, in testa quelli di centrodestra ma non solo, che da giorni spingevano per alzare — dal 18 maggio — ogni saracinesca.
E così a breve tornerà attiva la disfida delle mascherine. In ogni caso da lunedì, i vari Zaia e Fontana, De Luca ed Emiliano potranno far ripartire in autonomia ciò che desiderano, sempre che l’indice di contagio sia sotto controllo e soprattutto ci resti. Nel caso in cui dovesse schizzare verso l’alto il governo si riserva infatti la facoltà di intervenire per disporre nuove chiusure. Quanto basta per far esultare i governatori. «Si riparte», gongola l’emiliano Bonaccini: «Dal 18 maggio anche le attività finora sospese potranno riprendere il loro corso sulla base di una puntuale programmazione regionale, sia pure in condizioni di sicurezza e nel rispetto dei protocolli a tutela dei lavoratori e degli utenti che arriveranno nelle prossime ore».