Cosa è la Russia oggi?

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2018-12-03

Pensare di aver capito l’immensa Russia dopo una permanenza di poco più di una settimana è una pia illusione, ma ci provo. La prima cosa che uno nota è l’amore dei Russi per Putin. Lo amano perché ha ridato dignità e prestigio a una nazione sconfitta. Considerano inoltre (a mio parere giustamente) le sanzioni economiche una …

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Pensare di aver capito l’immensa Russia dopo una permanenza di poco più di una settimana è una pia illusione, ma ci provo. La prima cosa che uno nota è l’amore dei Russi per Putin. Lo amano perché ha ridato dignità e prestigio a una nazione sconfitta. Considerano inoltre (a mio parere giustamente) le sanzioni economiche una vessazione imposta dai circoli imperialisti che ancora imperversano a Washington. Secondo loro gli USA hanno perso l’occasione storica di avere la Russia come un fedele alleato. Clinton, quando era Presidente, si circondò di consiglieri come Zbigniew Brzezinski ancorati a una visione avulsa dalla mutata realtà. Non colsero l’occasione di cambiare strategia e continuarono a considerare la Russia il Nemico. Approfittarono del dissolvimento dell’impero sovietico per piazzare migliaia di missili con testate nucleari ai confini della Russia. Se Kennedy considerò un atto ostile il dispiegamento dei missili sovietici a Cuba (talmente ostile da minacciare l’olocausto atomico) perché i Russi non avrebbero dovuto, e non dovrebbero essere allarmati, dalle numerose basi missilistiche piazzate ai loro confini in paesi che, una volta, facevano parte del Patto di Varsavia?

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Le sanzioni economiche, in ogni caso, hanno creato due effetti. Il primo è che il rublo è debole. Uno può comprare un appartamento a Mosca, in pieno centro per 70-80 mila euro. Il secondo è l’afflato patriottico dei Russi. Un mio amico moscovita mi ha regalato un vino della Crimea, fatto nella cantine del Principe Potiemkin (proprio quello della Corazzata reso famoso dal film e da Fantozzi), ribadendo che la Crimea è, e sarà sempre, terra russa. In questi giorni, inoltre, i miei amici russi mi hanno parlato più volte della Guerra Patriottica (così chiamano la II Guerra Mondiale). Mi hanno raccontato di come sia stato l’esercito Russo a fermare Hitler (il 90% delle perdite della Wermacht sono avvenute sul fronte orientale) e mi hanno raccontato, con malcelato orgoglio, di come il Generale Zukhov abbia stretto il Feld MarescialloVon Paulus nella trappola di Stalingrado. La seconda cosa che caratterizza la Russia sono le condizioni inclementi del tempo. In inverno fa veramente freddo. Quando sono stato a Mosca si era abbattuta una ondata di freddo in Siberia. Da quello che ho capito, i telegiornali sfottevano le autorità locali che dichiaravano che la situazione era sotto controllo e che la circolazione era regolare mostrando immagini di strade ostruite da strati di ghiaccio di almeno mezzo metro. Premesso che è un buon segno quando si possono criticare le autorità, quelle immagini di gelo e ghiaccio dimostrano quanto la popolazione russa sia temprata dalle intemperie e quanto la vodka (con il suo effetto di riscaldare il sangue) sia necessaria alla sopravvivenza. La vodka fa parte della Russia. Non si può pensare a una Russia senza vodka… Mendeleev, il grande chimico autore della classificazione degli elementi chimici, è ritenuto essere l’autore nel 1894 delle norme tecniche per la produzione della vodka, ancora oggi valide per Polonia, Russia e repubbliche ex-sovietiche, fissandone la gradazione a 40°.

Non si sa quanto ciò corrisponda a verità ma sicuramente fa capire come i Russi prendano sul serio la vodka. Come noi prendiamo un caffè per socializzare, come un anglosassone prende una birra, così il russo beve con un amico un bicchierino di vodka, come suggello di un accordo, di un patto o di un’amicizia. La cultura della vodka è gioviale come è gioviale la tavolata di amici che hanno alzato un po’ il gomito. Se uno rinuncia a bere, viene visto con sospetto, come un estraneo. Altro aspetto da considerare della Nuova Russia è l’attaccamento della popolazione verso la Chiesa Ortodossa. La chiesa ortodossa fu perseguitata all’inizio del regime comunista, specialmente sotto Lenin. I pope furono spediti tutti in Siberia. Stalin, nonostante il suo passato da chierichetto, non cambiò all’inizio questa politica. La modificò solo durante la Seconda Guerra Mondiale. La leggenda narra che un veggente libanese gli comunicò che la Russia sarebbe stata conquistata da Hitler se non avesse smesso di perseguitare la Chiesa e che Stalin non abbia voluto a priori rinunciare a questa chance soprannaturale di vincere la guerra. In realtà credo che Stalin abbia capito che i soldati mandati al fronte avessero bisogno di conforto religioso. Per cui recuperò i pope mandati in Siberia e li spedì in prima linea a dare conforto ai soldati mandati a morire per la Patria. Da allora Chiesa Ortodossa e Governo ritornarono ad essere un tutt’uno com’era all’epoca del Regime Zarista. In poche parole, quello che fece Mussolini con i Patti Lateranensi nel 1929 fu fatto, un po’ più in sordina, da Stalin nel 1941. E da allora questo connubio potere politico-potere religioso funziona e regge benissimo. Infine una sola cosa non mi piace della Russia. I Russi non usano quasi mai la parola nazisti. Indicano il Nazismo con la parola fascista. Per quanto sia vero che il Fascismo instaurò un brutale regime totalitario tuttavia, come dimostrò De Felice, fra Fascismo e Nazismo c’era un abisso.

foto di copertina via instagram

Leggi sull’argomento: L’importanza di una politica d’accoglienza intelligente

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