L’importanza di una politica d’accoglienza intelligente

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2018-12-02

Sono a Mosca per la partecipazione a un convegno che si tiene presso l’Università dell’Amicizia dei Popoli. Questa Università è stata fondata nel 1960 e ha come obiettivo primario di fornire istruzione superiore e formazione professionale ai giovani provenienti dalle nazioni dell’ex Terzo Mondo. È dedicata a Patrice Lumumba, presidente del Congo, barbaramente ucciso da …

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Sono a Mosca per la partecipazione a un convegno che si tiene presso l’Università dell’Amicizia dei Popoli. Questa Università è stata fondata nel 1960 e ha come obiettivo primario di fornire istruzione superiore e formazione professionale ai giovani provenienti dalle nazioni dell’ex Terzo Mondo. È dedicata a Patrice Lumumba, presidente del Congo, barbaramente ucciso da mercenari colonialisti. L’ambiente, come naturale conseguenza, è multiculturale e vivacissimo. L’Università è ben costruita e prevede spazi appositamente dedicati agli studenti. Che, del resto, quando l’occasione si presenta, non esitano a occupare tutti gli spazi possibili: ho scoperto che la sala delle conferenze si trasforma la sera in una sala per balli scatenati. D’altra parte tutti questi giovani, provenienti da tutte le parti del mondo, in un palazzo bellissimo con fuori una temperatura da lupi (oggi ha fatto -16) …che altro dovrebbero fare se non godere la propria gioventù? L’atmosfera variegata ed internazionale si respira ovunque: l’altro giorno ho assistito a danze organizzate da studenti yemeniti. Durante i coffe break mi godo un buon caffè turco in un bar chiamato Bar Kabul. Ovviamente viene da riflettere. Di sicuro l’impostazione “terzomondista” di questa Università rivela una strategia che noi Italiani dovremmo imitare sia al fine di promuovere il paese all’estero e sia per garantirci manodopera qualificata e ad alto valore aggiunto. Infatti, per prima cosa, i Russi con un piccolo e contenuto investimento iniziale (la borsa di studio per mantenere gli studenti stranieri agli studi, soldi comunque che saranno spesi in Russia), formano professionisti altamente qualificati. Se rimangono in Russia, la arricchiscono con la loro professionalità. Se invece rientrano nel loro Paese d’origine, saranno un importante punto di contatto per importare la cultura e la tecnologia russa nel loro Paese. Purtroppo questa strategia, pur essendo una win win strategy non è mai stata implementata in Italia. L’Italia ha, fino a pochi mesi fa, destinato cifre stratosfericamente più grandi per sostenere quasi esclusivamente una immigrazione imponente e senza controlli che non solo ha contribuito molto poco alla crescita già scarsa del Paese ma ha creato tensioni sociali, ha provocato la nascita di movimenti razzisti xenofobi e ha determinato un enorme spreco delle risorse pubbliche. Certamente si possono avanzare critiche alla politica russa verso l’immigrazione. Mi hanno raccontato che la Russia ha le frontiere molto abbottonate (un po’ troppo) verso personale poco qualificato. Perfino gli Ucraini del DonBass, pur essendo russofoni, non hanno possibilità di entrare n Russia a meno che non siano sufficientemente qualificati. Questa è certamente un esagerazione, ma sicuramente noi abbiamo esagerato nell’altro senso.

rudn accoglienza studenti stranieri

L’altro aspetto positivo è che gli studenti russi di questa Università sono positivamente stimolati dalla presenza degli stranieri. Più volte, mentre parlavamo italiano, siamo stati interrotti da studenti curiosi della nostra lingua (non gli capita spesso di imbattersi in italiani). Chiacchierando ho apprezzato molto la cultura degli studenti. Rispetto a 25 anni fa (a cui risale l’ultimo mio viaggio in Russia) non hanno più vuoti di memoria relativi alla Russia zarista anche se pezzi del loro passato sono ancora taboo. Ad esempio, a tutti gli studenti a cui ho chiesto, era ignota l‘incredibile storia del Barone von Ungern-Sternberg, il famoso barone pazzo che si costruì un impero durante gli scontri fra Armata Rossa e Armate Bianche e che si faceva venerare come un Dio dalle popolazioni mongole. In compenso sapevano tutto del nostro Paese. Non solo sapevano il nome del nostro premier ma anche conoscevano cose che ignoravo anche se avrei dovuto saperle. Ad esempio che Andersen ha scritto un fiaba “il Porcellino di Bronzo” proprio ambientata a Firenze. Non c’è che dire: la vecchia buona scuola russa è rimasta quella di una volta ossia seria e formativa. Infine lasciatemi elogiare l’aspetto “internazionalista” che è uno dei pochi aspetti sopravvissuto alla caduta del Regime Comunista. In effetti, a pelle, l’attuale Governo russo lo definirei di gran lunga molto più conservatore che progressista. E per un “nostalgico” del ’68 come me, vedere qualche aspetto sopravvissuto della Rivoluzione Comunista fa solo piacere. D’altra parte, ho riflettuto che la naturale predisposizione all’internazionalismo è stata molto utile alla Russia. Infatti la Russia è stato l’unico paese che capace di conservare le colonie conquistate nel 1700-1800 rendendole parte integrante del paese. Certo la Siberia era contigua al Paese e scarsamente abitata, ma tutti gli altri Paesi coloniali sono stati capaci di conservare solo briciole dei loro immensi imperi. Credo che ciò sia essenzialmente dovuto al fatto che l’ideologia internazionalista e comunista abbia fatto da freno a politiche di rapina tipiche di tutte le altre nazioni colonialiste. Però, a dire il vero la Russia, fin dall’epoca zarista, era assolutamente aperta all’esterno. Il più grande matematico che abbia operato in Russia, Eulero, era di nascita svizzero. Anche il grande poeta Pushkin, il padre della letteratura russa, era pronipote di un negro, Abram Petrovič Gannibal che sotto lo Zar Pietro il Grande raggiunse le massime cariche militari.

Foto da Instagram

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